La città
Leonardo Coen parla di Barletta e della provincia
Provincie sprecone ed allegre
Barletta - lunedì 12 aprile 2010
Nel 1861 le province italiane erano 59, oggi sono quasi il doppio, ben 110 (8 solo in Sardegna!). Il che significa migliaia e migliaia di consiglieri provinciali, di auto blu, portaborse, prebende: l'anticamera della Casta, o meglio, il regno federale e localissimo della Castina, un baluardo inespugnabile di privilegi e guarentigie lontano dai riflettori. Li si allenano i boiardini dello Stato, lì si esercita lo spreco e si moltiplicano le pratiche del sottogoverno. Venti anni fa, patrocinata un po' da tutti e pigliando spunto dalle positive esperienze francesi, inglesi, americane e tedesche, era stata partorita la virtuosa legge istitutiva delle Aree Metropolitane, approvata a grande maggioranza, il cui intento avrebbe dovuto essere quello di modernizzare l'apparato amministrativo italiano e ridurne i costi pubblici: uno dei primi effetti, allora strombazzato ai quattro venti per dimostrare la buona volontà dei nostri politici, avrebbe dovuto essere la riduzione del numero – considerato allora eccessivo – delle province, con le necessarie abolizioni e i più logici accorpamenti. Macché. E' avvenuto esattamente il contrario: negli ultimi quindici anni, sotto la spinta delle lobbies locali e dei capataz di partito sono nate 15 nuove province. Ai miei tempi, quando a scuola bisognava ripetere a memoria i loro nomi, erano 92…
Tradotto in soldoni, significa aver moltiplicato il numero di sedi, poltrone, apparati amministrativi, etc: complessivamente al contribuente italiano tutto ciò costa 16,5 miliardi di euro l'anno, 32mila miliardi delle vecchie lire. Costi che aumentano sempre, al contrario del reddito pro capite che invece diminuisce. E' di queste ore, infatti, il dato diffuso dall'Istat in cui si precisa che il calo del reddito delle famiglie è crollato del 2,9 per cento nel 2009, lo sprofondo maggiore dagli anni Novanta. Mentre le nostre tasche si svuotano, mentre i nostri imprenditori delocalizzano, mandano a spasso i loro dipendenti o si appigliano alla cassa integrazione, i partiti mantengono lautamente i loro apparati garantendo stipendi che la maggior parte degli italiani si sognerebbe. Non a caso il recente decreto milleproroghe consente il mantenimento delle risorse per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato a favore delle nuove province di Monza e Brianza, Fermo, Barletta-Andria-Trani. Poi ci si sorprende se c'è disaffezione dell'elettorato e se Beppe Grillo incassa 400mila voti.
Tradotto in soldoni, significa aver moltiplicato il numero di sedi, poltrone, apparati amministrativi, etc: complessivamente al contribuente italiano tutto ciò costa 16,5 miliardi di euro l'anno, 32mila miliardi delle vecchie lire. Costi che aumentano sempre, al contrario del reddito pro capite che invece diminuisce. E' di queste ore, infatti, il dato diffuso dall'Istat in cui si precisa che il calo del reddito delle famiglie è crollato del 2,9 per cento nel 2009, lo sprofondo maggiore dagli anni Novanta. Mentre le nostre tasche si svuotano, mentre i nostri imprenditori delocalizzano, mandano a spasso i loro dipendenti o si appigliano alla cassa integrazione, i partiti mantengono lautamente i loro apparati garantendo stipendi che la maggior parte degli italiani si sognerebbe. Non a caso il recente decreto milleproroghe consente il mantenimento delle risorse per l'istituzione degli uffici periferici dello Stato a favore delle nuove province di Monza e Brianza, Fermo, Barletta-Andria-Trani. Poi ci si sorprende se c'è disaffezione dell'elettorato e se Beppe Grillo incassa 400mila voti.