Lech Walesa, “Premio città di sfide” a un Nobel

"Ragazzo dell'Europa" canta Gianna Nannini. E' questa la sensazione che si nutre ascoltando le parole appassionate di Lech Walesa. Ragazzo di quasi settant'anni che riesce a trasmettere una piacevolezza e carica in chi lo ascolta.
Nell'ambito delle cerimonie per il 510° anniversario della Disfida del 2013, venerdì Barletta è diventata grande: una città d'Europa. Ha conferito, primo di una serie, il "Premio città di sfide" a Lech Walesa, Premio Nobel per la pace nel 1983, fondatore del sindacato Solidarnosc, anticomunista e democratico sincero, Presidente della Repubblica polacca dal 1990 al '95. E' stata brillante l'intuizione del Sindaco Nicola Maffei e del direttore artistico del teatro "G. Curci", Sergio Maifredi, che, come più volte sottolineato da Maffei, ha sfruttato legami affettivi e professionali con la Polonia, per onorare Barletta della presenza di un padre dell'Europa libera e unita.

Nella mattinata si è svolta una conferenza stampa, presso il Brigantino 2, cui hanno preso parte il Presidente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, Francesco Ventola, che con il Sindaco di Barletta, hanno espresso orgoglio, emozione e ringraziamenti all'ex Presidente polacco per aver impreziosito la città con la sua presenza.

Walesa ha discusso temi importanti di politica, storia, economia e sviluppo, esortando domande e riflessioni da parte di molti, soprattutto studenti di scuole medie superiori e inferiori, che hanno preso parte alla premiazione serale. Non a caso, perché le esortazioni accorate del Nobel erano in primis rivolte ai giovani, che devono sfruttare al meglio le occasioni di una vita, assai meno difficile di quella dei suoi tempi. "Per anni siamo stati solo una decina – ha raccontato – in un'organizzazione allora clandestina e illegale": l'exploit, che poi ha dato forza alla rivoluzione, si è avuto grazie ad una figura che Walesa ha ricordato con grande commozione e nostalgia, un altro polacco, Papa Giovanni Paolo II. "Egli – ha proseguito – a pochi mesi dalla sua elezione al Soglio Pontificio, venendo in Polonia, allora paese controllato dall'Unione Sovietica, ha unito nella preghiera, e non solo, milioni di polacchi", così si è svegliato il senso della libertà, dell'indipendenza. Anche se questo è costato a Walesa anni di reclusione, resta importante il messaggio: un invito a non scoraggiarsi mai anche se all'inizio si è in pochi, esortando alla partecipazione, a seguire la politica per saper eleggere i giusti candidati. "L'URSS era una macchina ormai fuori controllo. I polacchi, da me guidati, hanno saputo togliere il motore evitando di esserne travolti". La chiara analisi di un elettricista, ora leader, che ha saputo dire no, divenendo un eroe per il suo Paese, e un simbolo per il mondo intero. Il suo augurio per il futuro è di restare "l'ultimo dei rivoluzionari", ma perché ciò accada, si deve cambiare. Il mercato libero non è in discussione, ma questo capitalismo non funziona. L'Europa deve essere più "efficace ed efficiente" unificandosi nel welfare, nella giustizia, abbandonando i particolarismi e mettendo in comune le risorse.

Il presidente-elettricista, scherzando sulle tante lauree ad honorem ricevute, premi internazionali, onorificenze, ha sottolineto l'importanza di mettere i valori al centro di tutte le agende politiche, contro l'interesse singolo, innalzando il valore della SOLIDARIETA' per creare una nuova coscienza europea, a cui, secondo la ricetta Walesa, non si arriverà prima di qualche decennio.

Il prossimo Premio sarà conferito a Pietro Mennea a Novembre, ancora per sottolineare la comunanza delle sfide di questi grandi uomini, in campi diversi, con una figura cara alla popolazione di Barletta, quella di Ettore Fieramosca.