Religioni
La Sapienza di Dio illumina le scelte della vita
Le parole di Gesù e il vero senso del discepolato cristiano
Barletta - domenica 4 settembre 2016
Dal vangelo secondo Luca: "In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
«Dopo la sosta nella casa di quel capo dei farisei, Gesù riprende il cammino verso Gerusalemme. Le sue parole, i suoi miracoli, i suoi atteggiamenti avevano attratto tante persone; ma "stare con lui" non vuol dire esser divenuti suoi discepoli. Per questo motivo Gesù nel brano evangelico odierno è risoluto nell'indicare tre criteri fondamentali per la sequela e il discepolato cristiano, domande che si concludono proprio con l'espressione "non può essere mio discepolo". Chi? Vediamolo insieme!
Anzitutto: chi non mi ama più del padre, della madre, della moglie, dei figli, dei fratelli e sorelle e perfino della propria vita. Ma come? Il quarto comandamento non recita: onora il padre e la madre? Il matrimonio non è segno e strumento dell'amore di Dio? I figli non sono sua benedizione? Gesù, cosa ci vuoi dire? Il primato dell'amore che Gesù richiede non è indice di un amore esclusivo. Anzi, è esattamente il contrario! Se riuscirò a metterlo al primo posto, lui potrà rendere libero il mio cuore che diventerà, così, capace di amare come il suo cuore, con il suo cuore, padre, madre... Seconda condizione: sollevare la croce. Era, questo, il momento in cui il condannato a questa morte infame subiva gli oltraggi da parte di tutti, parenti inclusi. Prendere la croce non è amare la sofferenza, ma vivere secondo la logica dell'amore che si fa dono pronto a dare tutto di se. Per far questo non basta la buona volontà. Occorre anche avere a disposizione i mezzi per portare a termine qualunque impresa o scelta. Non occorre solo coraggio ma ci vuole una sana dose di reale capacità di vedere e valutare i mezzi per perseguire uno scopo.
Terza condizione: solo chi è libero da ogni attaccamento ha il cuore disponibile completamente per il Signore perché "là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore". La pace vera sarà con me se il mio tesoro è il Signore. Buona domenica».
don Vito
«Dopo la sosta nella casa di quel capo dei farisei, Gesù riprende il cammino verso Gerusalemme. Le sue parole, i suoi miracoli, i suoi atteggiamenti avevano attratto tante persone; ma "stare con lui" non vuol dire esser divenuti suoi discepoli. Per questo motivo Gesù nel brano evangelico odierno è risoluto nell'indicare tre criteri fondamentali per la sequela e il discepolato cristiano, domande che si concludono proprio con l'espressione "non può essere mio discepolo". Chi? Vediamolo insieme!
Anzitutto: chi non mi ama più del padre, della madre, della moglie, dei figli, dei fratelli e sorelle e perfino della propria vita. Ma come? Il quarto comandamento non recita: onora il padre e la madre? Il matrimonio non è segno e strumento dell'amore di Dio? I figli non sono sua benedizione? Gesù, cosa ci vuoi dire? Il primato dell'amore che Gesù richiede non è indice di un amore esclusivo. Anzi, è esattamente il contrario! Se riuscirò a metterlo al primo posto, lui potrà rendere libero il mio cuore che diventerà, così, capace di amare come il suo cuore, con il suo cuore, padre, madre... Seconda condizione: sollevare la croce. Era, questo, il momento in cui il condannato a questa morte infame subiva gli oltraggi da parte di tutti, parenti inclusi. Prendere la croce non è amare la sofferenza, ma vivere secondo la logica dell'amore che si fa dono pronto a dare tutto di se. Per far questo non basta la buona volontà. Occorre anche avere a disposizione i mezzi per portare a termine qualunque impresa o scelta. Non occorre solo coraggio ma ci vuole una sana dose di reale capacità di vedere e valutare i mezzi per perseguire uno scopo.
Terza condizione: solo chi è libero da ogni attaccamento ha il cuore disponibile completamente per il Signore perché "là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore". La pace vera sarà con me se il mio tesoro è il Signore. Buona domenica».
don Vito