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«La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo»

Cinque grandi discorsi, la parola di Gesù e la nota di don Vito Carpentiere

Dal Vangelo secondo Matteo


In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

"La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi"?

Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Il vangelo di Matteo, del quale molto probabilmente esisteva una primitiva redazione aramaica, si articola attorno a cinque grandi discorsi, dal momento che i destinatari del racconto sono, prevalentemente, cristiani provenienti dall'ebraismo, agli orecchi dei quali doveva risultare la novità portata da Gesù, presentato dall'evangelista come il nuovo Mosè, che sul Monte proclama la nuova Legge, le Beatitudini. Secondo la tradizione rabbinica Mosè avrebbe scritto il Pentateuco, ossia i primi cinque libri dell'Antico Testamento. Così, similmente, Gesù proclama in questo racconto cinque grandi discorsi, tra cui quello in parabole che stiamo ascoltando da alcune domeniche. E le parabole raccontano il Regno che Gesù è venuto ad annunciare. La realtà del Regno supera i confini spazio-temporali della Chiesa, la quale è anch'essa al servizio del Regno. E la parabola odierna ci ricolloca in questo orizzonte in cui il rischio e la tentazione sono quelle di voler porre limiti e condizioni di accesso a ciò che ci è affidato, ma non è nostro, ciò che siamo chiamati a custodire, non ad abusarne! La vigna è la sua, a noi è affidata perché la coltiviamo e la facciamo fruttificare per goderne i frutti con altri fratelli e sorelle. I primi servi venuti a nome del padrone sono i profeti, i quali non sono stati benevolmente accolti, e spesso hanno fatto una brutta fine. Di qui la decisione di mandare il Figlio, l'unico, il quale, anch'egli frainteso, è stato ucciso! Ma il padrone della vigna non si arrende ed affida ad altri vignaioli! È la possibilità sempre nuova che è data a chi si pone in fiduciosa attesa ritenendo motivo di gioia la possibilità offertagli. Semplicemente siamo chiamati oggi, col profeta Isaia, a cantare il nostro canto d'amore per la sua vigna. La vigna è sua, ma il canto è nostro, il canto d'amore è mio! È il Signore lo attende e lo ascolta! Buona domenica a tutti!

[don Vito]
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