Religioni
La Fede operosa che dona la salvezza
Il commento al vangelo di don Vito Carpentiere
Barletta - domenica 21 agosto 2016
07.00
Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: "Signore, aprici!". Ma egli vi risponderà: "Non so di dove siete". Allora comincerete a dire: "Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze". a egli vi dichiarerà: "Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!". Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Nella storia della salvezza Dio ha operato prodigi per il popolo di Israele perché fosse un segno per tutti gli altri popoli pagani. Tra gli eventi sono di somma importanza l'esodo e il ritorno dall'esilio. Ma il favore di Dio per il popolo eletto aveva creato una mentalità quasi elitaria che faceva ormai presumere la salvezza come un dato acquisito e qualcosa di dovuto. Non solo! Nello stesso popolo di Israele i gruppi religiosi e le classi sacerdotali, che erano diventati come una casta, escludevano a priori la gente semplice, figurarsi i popoli pagani. Ma il disegno della salvezza incarnato da Gesù era di tutt'altro avviso. Gesù è venuto per radunare tutti i popoli nell'unica Chiesa di Dio. E in una mentalità che poneva al centro l'io si era portati spesso a considerare salvi se stessi, incuranti delle sorti degli altri. Perciò la domanda posta all'inizio del Vangelo odierno la possiamo considerare alquanto tendenziosa, volendo quel tale significare: siamo in pochi a salvarci? Gesù non risponde direttamente a questa domanda ma rivolta la questione invitando tutti ad affrettarsi ad entrare per la porta stretta, ovvero sottolineando una certa urgenza a convertirsi perché "il Signore passa". E invita a non dare nulla per scontato, dicendo che anche chi ha avuto frequentazione con lui non deve abbassare il livello di guardia. È una chiaro riferimento alla Parola e all'Eucarestia. Queste, importantissime, fondamentali, da sole non salvano! Perché? Alla fine lui non ci chiederà come abbiamo creduto ma se abbiamo amato come lui. La Parola deve sempre farsi carne, come anche l'Eucarestia deve sempre prolungarsi nella vita quotidiana, altrimenti la nostra è semplice religione e non fede! I criteri del Signore non rispecchiano i nostri, meno male! Chi dice di credere è chiamato ad essere coerente col credo che professa. E nessuno che si sente fuori può sentirsi escluso dall'amore di Dio che supera ogni limite e barriera umana. Dio ci sorprende sempre col suo amore che travalica ogni confine e gioisce nel vedere riuniti nel suo nome tutti i popoli della terra. Quanto è importante questa Parola per il momento storico che stiamo vivendo. Buona domenica.
Nella storia della salvezza Dio ha operato prodigi per il popolo di Israele perché fosse un segno per tutti gli altri popoli pagani. Tra gli eventi sono di somma importanza l'esodo e il ritorno dall'esilio. Ma il favore di Dio per il popolo eletto aveva creato una mentalità quasi elitaria che faceva ormai presumere la salvezza come un dato acquisito e qualcosa di dovuto. Non solo! Nello stesso popolo di Israele i gruppi religiosi e le classi sacerdotali, che erano diventati come una casta, escludevano a priori la gente semplice, figurarsi i popoli pagani. Ma il disegno della salvezza incarnato da Gesù era di tutt'altro avviso. Gesù è venuto per radunare tutti i popoli nell'unica Chiesa di Dio. E in una mentalità che poneva al centro l'io si era portati spesso a considerare salvi se stessi, incuranti delle sorti degli altri. Perciò la domanda posta all'inizio del Vangelo odierno la possiamo considerare alquanto tendenziosa, volendo quel tale significare: siamo in pochi a salvarci? Gesù non risponde direttamente a questa domanda ma rivolta la questione invitando tutti ad affrettarsi ad entrare per la porta stretta, ovvero sottolineando una certa urgenza a convertirsi perché "il Signore passa". E invita a non dare nulla per scontato, dicendo che anche chi ha avuto frequentazione con lui non deve abbassare il livello di guardia. È una chiaro riferimento alla Parola e all'Eucarestia. Queste, importantissime, fondamentali, da sole non salvano! Perché? Alla fine lui non ci chiederà come abbiamo creduto ma se abbiamo amato come lui. La Parola deve sempre farsi carne, come anche l'Eucarestia deve sempre prolungarsi nella vita quotidiana, altrimenti la nostra è semplice religione e non fede! I criteri del Signore non rispecchiano i nostri, meno male! Chi dice di credere è chiamato ad essere coerente col credo che professa. E nessuno che si sente fuori può sentirsi escluso dall'amore di Dio che supera ogni limite e barriera umana. Dio ci sorprende sempre col suo amore che travalica ogni confine e gioisce nel vedere riuniti nel suo nome tutti i popoli della terra. Quanto è importante questa Parola per il momento storico che stiamo vivendo. Buona domenica.