«La città tutta stia al fianco degli studenti»
Si scuote l'opinione pubblica sulle mobilitazioni degli studenti barlettani. Una lettera aperta di Carmine Doronzo e Giuseppe Defazio
In questi giorni una buona parte di città si è svegliata sapendo che i propri figli non erano al caldo del proprio letto di casa, ma a trascorrere notti al freddo delle loro scuole per lanciare un grido forte, disperato a chi ci governa: "non giocate con il nostro futuro!". Questa inedita ondata di occupazioni ed autogestioni delle scuole barlettane si unisce a quella di altre centinaia di scuole in tutta Italia che protestano contro i tagli al sistema pubblico di istruzione, e contro il metodo scellerato di "contenimento" del debito pubblico accettato e imposto dal governo Monti attraverso il Fiscal Compact e il pareggio di bilancio in Costituzione. La mannaia dei tecnici, che poi tanto tecnici non sono quando c'è da finanziare le scuole private, si può sconfiggere solo con dei grandi momenti di mobilitazione: servono dei segnali forti, come quelli che hanno costretto il senato a fermare il contestatissimo Ddl Aprea.
Anche a Barletta, il prematuro avvento di un commissario prefettizio, provocato dall'irresponsabilità di una politica locale inqualificabile, sta causando tagli preoccupanti all'istruzione e ai servizi sociali; basti pensare all'azzeramento dei fondi per il "reddito di formazione" rivolto a decine di studenti bisognosi, misura innovativa per cui ci siamo battuti sia con mobilitazioni studentesche diurne e notturne, sia con battaglie in consiglio comunale. I problemi delle scuole barlettane sono enormi e per lo più di carattere strutturale con aule, palestre, auditorium, laboratori inagibili. Anche qui le responsabilità ricadono su chi opera delle scelte di carattere politico. Perché la provincia BAT non ha investito in reddito di formazione, diritto allo studio, nè in edilizia scolastica quei fondi con cui ha finanziato un'università privata come la LUM? Eppure ci sono scuole che cadono a pezzi, senza parlare di migliaia di studenti che devono subire la crisi sulla propria pelle quando acquistano dei libri di testo, o un abbonamento del treno o dell'autobus.
La generazione che in questi mesi sta rinunciando ad ore di studio fondamentali per protestare contro chi gli sta scippando il futuro, non ne può più di promesse non mantenute, è stanca di frequentare stage che non hanno nulla di professionalizzante, si ribella a quella retorica stucchevole che la relega al rango di "choosy" o "fannulloni".
Gli studenti barlettani stanno lanciando dei segnali chiari, precisi, inequivocabili, stanno dicendo alla politica che "non c'è futuro senza formazione". Non c'è dignità, né lavoro, senza degli investimenti significativi nei luoghi della formazione e sull'innovazione dei programmi scolastici. Chiunque faccia orecchie da mercante dovrà scontrarsi duramente con la disperazione di un'intera generazione. A nulla serve dibattere sull'opportunità o meno di questo o quel metodo di protesta, se condividere o condannare un'autogestione o un'occupazione. Questi discorsi appartengono al passato e a quegli stolti che guardano il dito mentre il saggio gli indica la luna.
Barletta ha bisogno della sua parte migliore, dei suoi studenti, e deve dargli voce in tutti i modi possibili per prevenire oggi dispersione e abbandono scolastico, domani precarietà e disoccupazione. Anche per questo per il 14 dicembre abbiamo lanciato un'assemblea pubblica rivolta a quei giovani che non si arrendono ad un orizzonte di precarietà e non accettano come unica possibilità quella di lasciare la propria terra in cerca di migliore fortuna, in quella sede ci confronteremo con tutti coloro che vorranno veramente spendersi per la città futura. La sfida è lanciata, e siamo certi che non vedrà sconfitti tra chi, ormai, non ha più nulla da perdere.
Carmine Doronzo
studente di scienze politiche, già Consigliere Comunale
Giuseppe Defazio
studente di biotecnologie, Sinistra per Barletta