Cosimo Cilli
Cosimo Cilli
Servizi sociali

«La Casa-Famiglia è la realizzazione di un sogno»

Intervista a Cosimo Cilli, direttore della struttura sita in via Regina Margherita. Voce a chi ha dato tanto per il sociale a Barletta

Un esempio di abnegazione e amore gratuito verso gli altri. E' quanto si prova confrontandosi con Cosimo Cilli, direttore e "mente creatrice" della Casa-Famiglia dell'Unitalsi, sita in via Regina Margherita adiacente alla Chiesa di San Benedetto. Ai nostri microfoni Cosimo si è aperto, svelando le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua soddisfazione per quanto realizzato e quanto si realizzerà nel futuro per un mondo spesso dimenticato, quello dei disabili, che a Barletta ha trovato un esempio brillante di realizzazione nella Casa-Famiglia, che noi di Barlettalife abbiamo immortalato negli scatti nel box photogallery. Ecco l'emozionante colloquio con Cosimo Cilli:


1)Cosimo Cilli, si aspettava di riuscire a realizzare tutto ciò appena 10 anni fa?

«Questa è la realizzazione di un sogno, che con la nostra caparbietà è diventata realtà. Era forte la voglia di vivere con persone che hanno suscitato emozioni importanti nella nostra vita, e accompagnati dalla fede in Gesù Cristo, ci siamo messi al servizio di queste persone».

2)Il 12 maggio avete ottenuto l'attesa Convenzione con l'ASL. Quanta soddisfazione c'è in voi per il traguardo ottenuto e quanto rammarico per la lunghissima attesa?
«E' stato sofferto, molto, Anche le istituzioni hanno avuto difficoltà nel riconoscere l'amore che si trasforma in professionalità. La nostra casa, oltre ad avere tutti i requisiti della legge ha un ingrediente in più come l'amore. Tutto è partito nella gratuità, ora con la Convenzione siamo più tranquilli. Siamo stati sempre più attenti alle persone. La sinergia ora è tra cuore e professionalità e anche le istituzioni stanno facendo la loro parte».

3)In totale sincerità, ritiene che il clima pre-elettorale abbia in qualche modo "velocizzato" la pratica?

«E' una domanda difficile, Sicuramente la novità di questa struttura ha trovato anche le istituzioni ad affrontare una problematica sociale nuova, una comunità socio-riabilitativa per anni ignorata come struttura . Ora abbiamo una identità e questo con noi è diventato una soluzione ai nostri amici in difficoltà e alle loro famiglie».

4)Il Comune di Barletta è comunque molto attento alle dinamiche del mondo dei diversamente abili. Quanto vi hanno aiutato le altre istituzioni nel vostro percorso?

«Il partner di questa realtà è sostanzialmente la ASL. Il Comune partecipa integrando la quota dell'utente ; la ASL mette il 70% della quota, e solo laddove l'utente non arriva con il suo contributo arriva l'intervento del Comune. Un'altra battaglia da combattere è quella della retta stabilita dalla Regione, che è scesa da 120 a 64,38 euro giornalieri, all'interno del piano di rientro ospedaliero. Le rette sono notevolmente al di sotto di quelle previste. E' una cifra estremamente inadeguata. La regione ci chiede tanto e ci dà poco: ci impone figure professionali adeguate, contratti a regime per ottenere la Convenzione».

5)Vuole usare questo canale per dare qualche "suggerimento" al sindaco Maffei?

«Il Sindaco Maffei è stato molto attento e presente con lo staff dei Servizi Sociali durante tutto l'iter. Hanno riconosciuto in quest'opera un bisogno del territorio. Ciò sostiene l'attenzione agli ultimi, che nasce dall'ascolto e dal condividere le problematiche dei nostri amici. La ASL dopo circa un anno ha sottoscritto la Convenzione».

6)Quanti ostacoli si trovano nel substrato culturale della città di Barletta sulla questione-disabili? Trovate più sensibilità o indifferenza nella quotidianità?

«Devo dire che la nostra realtà nasce proprio dall'esperienza dell'Unitalsi, madre di queste opere. A Barletta e a livello nazionale e internazionale l'Unitalsi è apprezzata per l'attenzione con i disabili, non per i disabili. E' entrata nel quotidiano e quindi la gente che ci vede ci stima e ci sostiene. Quest'opera non ha avuto contributi pubblici, è stata costruita grazie al volontariato dei sostenitori. Va un grazie enorme alla Chiesa locale, che grazie all'8 per mille ha permesso la costruzione, grazie alla Fondazione Lamacchia, a don Vincenzo Frezza e tanti altri. Anche i comuni cittadini hanno donato l'intero arredo. E' a loro che va il grande Grazie. Non dobbiamo dire grazie a nessun politico!».

7)Cosa prova guardando le mura, le stanze, i "traguardi" presenti in questa Casa-Famiglia?
«Non nascondo che questa mattina ho pianto guardando una nuova ospite che abbiamo accolto nella Casa della Speranza, dove accogliamo mamme e bambini in difficoltà. Quando sono andato via ho visto i nostri sacrifici e le nostre preoccupazioni premiati e avere un corpo e un'anima. Così gli insegnamenti di Gesù Cristo cominciano a vedersi. Questa è la Chiesa operativa di cui abbiamo tanto bisogno».

8)Quali attività svolgete all'interno della Casa-Famiglia?
«Ci tengo a sottolineare che io personalmente lavoro come restauratore di opere d'arte; nessuno lavora in questa Casa-Famiglia con retribuzione, agiamo in base a criteri di gratuità. Abbiamo un'equipe di 11 persone, composta da assistenti sociali, educatori, una psicologa, operatori socio-sanitari, ausiliari e tecnici della riabilitazione, che lavora sulla riabilitazione educativa dei nostri ragazzi: noi cerchiamo di tirare fuori l'autonomia dei nostri amici, tiriamo fuori le loro passioni e le loro qualità. Forniamo uno stimolo alle loro capacità residue per abituarli all'autonomia».

9)Lunedì 27 partirete per un appuntamento oramai consueto, il Pellegrinaggio per Lourdes. Quanto tempo serve per preparare questa "spedizione"?

«Serve un anno di tempo. Questo appuntamento per noi è il punto di arrivo e di partenza della nostra esperienza: tutta la nostra vocazione nasce a Lourdes. Noi partiremo perché la nostra Vergine ci invita ad andare avanti ed è il nostro punto di riferimento. Porteremo a Lourdes circa 100 malati che provengono anche da Bari, Bitonto e San Giovanni Rotondo. Quest'anno sarà un appuntamento speciale,porteremo a Lourdes 4 bambini malati di SMA . Sono purtroppo attaccati al respiratore e comunicano solo con gli occhi, attraverso i quali ci comunicano tutta la nostra attenzione. Anche la loro partecipazione sarà un nostro traguardo: attraverso la nostra caparbietà è stato possibile trovare il treno per trasportarli con tanto di equipe medica e infermieristica. Ci saranno con noi anche bambini ricoverati nel reparto di Oncologia pediatrica e tante altre persone alla ricerca di speranza: noi a Lourdes non cerchiamo la guarigione del corpo, ma la consolazione del cuore e dello spirito. Torniamo sempre con la consapevolezza di non essere soli: siamo emozionati come figli che da un anno non vedono la propria mamma, nel caso la Madre Celeste».

10)Chiudiamo con un bilancio. Danno di più i malati a voi o voi ai malati?
«A questo posso rispondere personalmente, e credo a nome di tutti i volontari. Loro sono la mia vita. Loro mi fanno stare bene, danno un senso alla mia esistenza: credo sia compito di ogni cristiano aver ricevuto gratuitamente e donarsi gratuitamente. Il Signore ci ha dato i talenti per donarli agli altri, non per tenerli per noi. Quindi è inestimabile ciò che i nostri amici ci regalano».

11)Vuole salutare la redazione di Barlettalife e la cittadinanza barlettana?
«Senza che tu mi facessi questa domanda, io già prima dell'intervista ho fatto i miei complimenti a tutta la vostra redazione. Mi congratulo per la vostra attenzione non solo alla cronaca, ma soprattutto verso il mondo degli "ultimi", al sociale, a tutte le belle manifestazioni che si fanno in città. Alla nostra comunità di concittadini dico sempre di continuare a sostenerci: non solo economicamente, ma anche moralmente. Fare volontariato è anche una buona parola, un incoraggiamento, una preghiera. E questo incoraggiamento sta arrivando a noi anche da voi di Barlettalife».

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