La città
L'economia è in ginocchio, lavoratori in piazza a Barletta: «Chiediamo aiuto»
«Rischiamo di non portare il pane a casa. Pagare l'affitto, le bollette e mangiare è difficile»
Barletta - venerdì 30 ottobre 2020
10.59
Si sono attenuti ai protocolli sanitari anti-Covid, ma oggi sono costretti a chiudere. Sono scesi in piazza ieri gli operatori economici della città di Barletta per una manifestazione pacifica, ai piedi della Prefettura della provincia di Barletta-Andria-Trani, in dissenso alle misure imposte dal nuovo Dpcm in vigore fino al prossimo 24 novembre.
«Siamo qui per chiedere di vivere, per portare il pane a casa – dicono i ristoratori – Prima delle 18 chi viene a consumare da noi? Chiudere alle 18 significa ammazzare la città».
«Questo secondo mini lockdown sta distruggendo il settore – dichiara il presidente di Confcommercio Barletta, Francesco Divenuto – Mi auguro che il Governo faccia interventi forti per dare la possibilità alle aziende di sopravvivere, diversamente ci sarà una perdita di posti di lavoro superiore al 50%».
Oggetto di denuncia le incongruenze delle nuove misure: «Il virus nei bar e nelle palestre ammazza la gente, ma nei centri commerciali è come se niente fosse», il grido di chi per ragioni di sicurezza non ha potuto accedere alla piazza. «Chiediamo di lavorare – proseguono – Dopo che ci siamo attenuti ai protocolli e abbiamo speso soldi ci hanno tolto il diritto al lavoro».
Perché chiudere se si rispettano le regole? È la domanda che serpeggia tra i lavoratori. «In questi sei mesi nessuno dei miei dipendenti si è ammalato – riferisce Francesco Petruzzelli da Confesercenti Bat – Ciò significa che se si adottano tutte le misure imposte vuol dire che funzionano, quindi non senso chiudere le attività che hanno rispettato le regole».
Ad ascoltare i settori colpiti, anche il sindaco di Barletta Cosimo Cannito: «Abbiamo avuto una quintuplicazione dei casi. Ad aprile Barletta aveva 25 casi, oggi sono 175. Temo che la situazione peggiorerà nei prossimi giorni e che tutto l'indotto che sta intorno al Natale purtroppo sarà perduto». Ma c'è chi contesta il modo in cui è affrontata l'estate: «Il problema è che non ci sono stati i controlli anche a Barletta».
Non solo bar e ristoranti: «Anche i B&B subiscono le conseguenze di tutto questo. A partire da ottobre c'è stato un calo drastico con almeno perdite del 90%» avanzano dal settore.
E poi palestre, scuole di danza e lavoratori dello spettacolo: «Le regole le abbiamo rispettate. Molte palestre hanno fatto debiti per pagare gli affitti. Chiediamo dignità del nostro lavoro che non si debba pensare che ci siano lavori indispensabili perché il lavoro è per tutti indispensabile. Per noi è un altro lockdown e da domani dovremo spiegare ai nostri figli come faremo a mangiare».
«Ci impegneremo perché il ristoro promesso venga consegnato nel più breve tempo possibile anche se ci rendiamo conto che comunque non è questo che risolverà il problema» dice il sindaco Cannito, impotente come tutti gli amministratori locali dinanzi alla crisi dilagante.
«Abbiamo già fatto molto durante il lockdown – aggiunge il primo cittadino – Il Comune ha fatto tantissimo per andare incontro a tutte le categorie. Abbiamo non visto dove dovevamo vedere per continuare a far vivere l'economia cittadina. Quest'estate ci siamo permessi il lusso di fare tutto quello che volevamo e queste sono le conseguenze».
Una delegazione dei rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti e A.P.E. è stata ricevuta dal Prefetto Maurizio Valiante per sottoporre istanze e richieste dei lavoratori che sono allo stremo: «Rischiamo di non portare il pane a casa perché i soldi della cassa integrazione non arrivano. Pagare il fitto di case, le bollette e mangiare è difficile».
«Chiediamo un anno bianco – ha detto Francesco Commercio – perché non possono farci chiudere ora fino a novembre e poi pretendere che a fine anno si paghino le tasse».
«C'è grande partecipazione – osserva Antonio Quarto di A.P.E. (Associazione Pubblici Esercenti) Barletta – I settori colpiti da questo Dpcm sono tanti, sono tutti settori adesso in ginocchio e siamo qui per chiedere a gran voce aiuto».«Siamo qui per chiedere di vivere, per portare il pane a casa – dicono i ristoratori – Prima delle 18 chi viene a consumare da noi? Chiudere alle 18 significa ammazzare la città».
«Questo secondo mini lockdown sta distruggendo il settore – dichiara il presidente di Confcommercio Barletta, Francesco Divenuto – Mi auguro che il Governo faccia interventi forti per dare la possibilità alle aziende di sopravvivere, diversamente ci sarà una perdita di posti di lavoro superiore al 50%».
Oggetto di denuncia le incongruenze delle nuove misure: «Il virus nei bar e nelle palestre ammazza la gente, ma nei centri commerciali è come se niente fosse», il grido di chi per ragioni di sicurezza non ha potuto accedere alla piazza. «Chiediamo di lavorare – proseguono – Dopo che ci siamo attenuti ai protocolli e abbiamo speso soldi ci hanno tolto il diritto al lavoro».
Perché chiudere se si rispettano le regole? È la domanda che serpeggia tra i lavoratori. «In questi sei mesi nessuno dei miei dipendenti si è ammalato – riferisce Francesco Petruzzelli da Confesercenti Bat – Ciò significa che se si adottano tutte le misure imposte vuol dire che funzionano, quindi non senso chiudere le attività che hanno rispettato le regole».
Ad ascoltare i settori colpiti, anche il sindaco di Barletta Cosimo Cannito: «Abbiamo avuto una quintuplicazione dei casi. Ad aprile Barletta aveva 25 casi, oggi sono 175. Temo che la situazione peggiorerà nei prossimi giorni e che tutto l'indotto che sta intorno al Natale purtroppo sarà perduto». Ma c'è chi contesta il modo in cui è affrontata l'estate: «Il problema è che non ci sono stati i controlli anche a Barletta».
Non solo bar e ristoranti: «Anche i B&B subiscono le conseguenze di tutto questo. A partire da ottobre c'è stato un calo drastico con almeno perdite del 90%» avanzano dal settore.
E poi palestre, scuole di danza e lavoratori dello spettacolo: «Le regole le abbiamo rispettate. Molte palestre hanno fatto debiti per pagare gli affitti. Chiediamo dignità del nostro lavoro che non si debba pensare che ci siano lavori indispensabili perché il lavoro è per tutti indispensabile. Per noi è un altro lockdown e da domani dovremo spiegare ai nostri figli come faremo a mangiare».
«Ci impegneremo perché il ristoro promesso venga consegnato nel più breve tempo possibile anche se ci rendiamo conto che comunque non è questo che risolverà il problema» dice il sindaco Cannito, impotente come tutti gli amministratori locali dinanzi alla crisi dilagante.
«Abbiamo già fatto molto durante il lockdown – aggiunge il primo cittadino – Il Comune ha fatto tantissimo per andare incontro a tutte le categorie. Abbiamo non visto dove dovevamo vedere per continuare a far vivere l'economia cittadina. Quest'estate ci siamo permessi il lusso di fare tutto quello che volevamo e queste sono le conseguenze».
Una delegazione dei rappresentanti di Confcommercio, Confesercenti e A.P.E. è stata ricevuta dal Prefetto Maurizio Valiante per sottoporre istanze e richieste dei lavoratori che sono allo stremo: «Rischiamo di non portare il pane a casa perché i soldi della cassa integrazione non arrivano. Pagare il fitto di case, le bollette e mangiare è difficile».
«Chiediamo un anno bianco – ha detto Francesco Commercio – perché non possono farci chiudere ora fino a novembre e poi pretendere che a fine anno si paghino le tasse».