Festival dell'Innovazione 2015. <span>Foto Tommaso Francavilla</span>
Festival dell'Innovazione 2015. Foto Tommaso Francavilla
Eventi

Intubando ScartOffie: idee che preservano l’ambiente

Presentato a Barletta il Festival dell’Innovazione

Siamo davvero pronti a rispondere alle chiamate d'emergenza dell'ecosistema, della cultura e della tecnologia? Alla loro deriva e alle loro risorse? Al centralino di questa collaborazione uomo-storia-natura si candidano giovani ricercatori e startupper pugliesi, le cui idee e intuizioni si prestano al "salvataggio verde". Abbiamo incontrato questi pensatori del post-moderno- vincitori di bandi regionali- al Festival dell'Innovazione, che ieri ha fatto tappa a Barletta.

Ed è proprio nella loro città che i tre ragazzi di ScartOff ci raccontano l'attività da bottegai che svolgono da quasi due anni: «Per noi è essenziale coniugare artigianato e ambiente. Infatti, abbiamo tre formazioni diverse: una laurea in ingegneria ambientale, una in comunicazione e una in scenografia ed eco-design. Nella nostra bottega nel semi-centro di Barletta, recuperiamo ogni tipo di scarto e lo ripensiamo adibendolo ad altro. Una minigonna di jeans diventa una borsa; una padella e un rullante diventano base e corpo di una lampada; una camera d'aria si trasforma in orecchini; una zip in un bracciale; i vinili diventano quadri; campionari di tappezzeria o nastri di videocassette lavorati a uncinetto rimodellati in pochettes da donna; il rubinetto un applique da muro». A questi prodotti finiti, si aggiunge l'organizzazione di laboratori illustrativi nelle scuole di ogni grado, in particolare con l'indirizzo moda dell'IPSIA di Barletta. E' infatti indiscusso il valore pedagogico di un'attività simile, che educa al recupero e al riutilizzo, evitando l'incenerimento di rifiuti e l'ingrossamento delle discariche. Al centro dell'attività di ScartOff, c'è anche la creazione di abiti a partire da carta da parete, nastri di videocassette e tessuti scartati, tutti materiali non convenzionali, ma di grande tendenza. «Sono molte le persone che si rivolgono a noi per ridare forma e funzione a qualcosa di vecchio, di cui non vogliono disfarsi per una questione affettiva. Realizziamo bomboniere per cerimonie e spettacoli per bambini, sia in piazza sia nelle scuole. L'ultimo è stato un teatrino, fatto con uno degli ultimi cassonetti rimossi: ogni burattino rappresentava una frazione della raccolta differenziata (carta, plastica, vetro, secco, organico) e spiegava ai piccoli come fare la raccolta porta a porta».

E dagli "svuota-cantine", creatori di pezzi unici, passiamo agli architetti di Intubando (nel cui organico ci sono anche ingegneri chimici e meccanici), che promuovono la sostenibilità del costruito, in termini di struttura e di materiali. Questi ultimi, in particolare, derivano dalla natura stessa, in modo che l'impiego dei mezzi non impatta sull'ecosistema. «Il nostro progetto-ci spiega uno dei giovani ricercatori- prevede la progettazione di una piccola area di ristoro, realizzata con materiali di scarto, quali pallets e cassette di plastica. Obiettivo di questa costruzione è un'area di ricezione nell'Agro di Ruvo, Parco Nazionale della Murgia, che sarà attrezzata con la stufa pirolitica. Questa, nel dettaglio, è una stufa che funziona con pirolisi-un processo affine alla combustione, che avviene però in assenza quasi totale di ossigeno. Combustibile di questo processo è la materia organica secca, che diventa carbone di altissima qualità, privo di cenere e pronto da riutilizzare. Una volta innescata la combustione e raggiunta la temperatura di oltre 200°C, comincia la carbonizzazione e si inizia a sviluppare il syngas (parte metano e parte biodiesel). L'andamento di questo gas, che si mescola all'aria nella camera d'aria, stoppa la combustione ed è il gas stesso a bruciare, non più la materia. Ed ecco la fiamma blu, quella del fornello di casa». Oltretutto, il syngas viene recuperato e distillato per separare il metano dal biodiesel; non ci sono sostanze di scarto. Biocarbone, metano e biodiesel vengono recuperati e riutilizzati. Questa stufa non è brevettata, proprio perché già utilizzata nel Dopoguerra per produrre carbone e poi rimpiazzata da mezzi più industrializzati. «Tuttavia, questo modello di stufa pirolitica, essendo aperto, sfugge alla regolamentazione italiana, che si occupa solo dei sistemi chiusi-continua l'architetto. Paradossalmente, pur essendo più sicura del fungo a gas e del fuoco aperto (che sottrae ossigeno all'ambiente sesterno)-perchè se si dovesse rovesciare, il processo si interromperebbe-non è commercializzabile. Stiamo cercando, però, di creare dei modelli da esportare in Africa, perché nei paesi in via di sviluppo, la pirolisi di questo tipo è molto diffusa; così come stamattina abbiamo divulgato la ricerca a un istituto tecnico di Barletta, che si è dimostrato molto preparato e interessato».

Brindisi, Foggia e Lecce le prossime soste del road-show sostenuto dalla Regione Puglia, in programma dal 21 al 23 maggio a Bari. Un tour che porta in giro diverse realtà costruite e costruttive, pensate dalle menti del e per il territorio (oggetti di altre Start up sono: web research, siti archeologici, sport, intrattenimento ecc...). Idee che girano e fanno girare l'idea che rimane sempre qualcosa di buono da fare.
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