Politica
Intervista al sindaco Nicola Maffei
Il primo cittadino risponde a Barlettalife. Colloquio col direttore Sarcinelli in vista dell'appuntamento elettorale
Barletta - venerdì 8 aprile 2011
18.22
Ancor prima di intervistarLa Le chiedo come sta. Sarò più esplicito: alcuni candidati sindaci o candidati consiglieri iniziano in queste ore la loro campagna elettorale. Lei ha affrontato invece logoranti chiarimenti strutturali all'interno del centrosinistra . Davvero Le chiedo, quale è il Suo stato psicofisico dovendo affrontare ora la più reale competizione elettorale?
Non è diverso dal solito. Sono in una condizione di salute ottimale e di grande serenità psicologica. Continuo a fare per il 90% il sindaco e per il 10% il candidato sindaco. E so che i barlettani, questo, lo apprezzano. Avverto quel senso di responsabilità che sebbene sia sollecitato a svolgere attività più di contatto, mi permette di dedicare il tempo a problemi più urgenti, come il mio mandato prevede. Sono il sindaco di tutta la città, anche di chi non è appassionato alla politica o di chi non vota.
Ci teneva davvero alla Sua lista di riferimento? Dove si collocheranno ora le personalità che volentieri avevano aderito al Suo invito e quindi ad iscriversi alla lista Maffei?
La lista di riferimento avrebbe dovuto rappresentare un valore aggiunto che avrebbe accostato alla politica quella parte di società civile che ha manifestato di esistere e di voler partecipare votando in numero straordinario il 20 febbraio alle Primarie. Questi avrebbero dovuto rinnovare, ricambiare, quasi rappresentare nuovo nell'area amministrativa e avrebbero dovuto attrarre chi vede con favore la mia candidatura e non ha però lo stesso tipo di sentimento favorevole verso i partiti: mi riferisco in particolare a parti di elettorato di centrodestra. Nell'interesse comune ho ritenuto di fare un passo indietro a beneficio di tutto il centro sinistra, in modo responsabile e senza ripensamenti. Chi, come me, ha sempre fatto politica nel rispetto dei partiti non poteva fare altro che invogliare questi disponibili verso un potenziamento del PD o altre liste. Alcuni hanno ritenuto di non vivere questa esperienza partitica, pur mantenendo un sostegno forte alla mia persona: saranno i protagonisti dell'esperienza del comitato elettorale e mi aiuteranno in questi giorni di costruzione del programma e dopo, perché sia portato a termine in tutti i suoi punti.
Rimane una qualsivoglia residua remora con i suoi compagni di viaggio che ora dovranno impegnarsi per il Suo successo?
Ha usato un'espressione che mi convince pienamente: compagni di viaggio. A loro ho dato tutto: ho accettato la messa in discussione della mia candidatura, sia nel PD che nella coalizione. Ho accettato il confronto delle Primarie pur essendo sindaco uscente e le ho vinte doppiando il mio primo avversario per numero di voti. Non ho nessuna remora, sono miei amici. Ma proprio per questo ho grandi aspettative nei loro confronti: ho un buon auspicio che le liste siano qualificate, che apportino presenze giovanili soprattutto femminili, che ci sia un buon rinnovamento. Tutto ciò per condividere una nuova idea di città, in modo che tutti siano protesi verso l'obiettivo comune: non l'orticello del vicino ma il grande giardino che questa città diventerà a breve.
Bene, questo è il recente passato. Le chiedo Ing. Maffei, la campagna elettorale di queste amministrative l'affronta con minor grinta del 2006, potendo dimostrare una sintesi di attività sindacale acquisita, oppure inizia un'altra storia amministrativa?
Ogni campagna elettorale ha la sua storia. La nuova si affronta con una grinta differente, non con assuefazione, come sindaco uscente. Anzi, se è possibile la vivo con maggiore smania, perché ho iniziato un lavoro che, come spesso accade per i progetti complessi, vedrà la fioritura proprio nei prossimi anni e non ho dunque alcuna intenzione di perdere un solo giorno di lavoro per la città. Le vittorie si conquistano sul campo e non a tavolino; l'esperienza vissuta arricchisce per tanti motivi, e dà una carica maggiore come maggiore è il convincimento che quello che si andrà a mettere in campo è qualificante e appagante per la città e il cittadino, nonché per chi le promuove. Devo meritarmi la fiducia di chi mi ha eletto al primo turno attraverso una verifica di ciò che abbiamo fatto e il confronto sulle nuove proposte strategiche e programmatiche.
Quale il progetto incompiuto del suo quinquennio? Inizierà da quello qualora riscuotesse consensi nuovamente positivi?
Uno dei miei obiettivi rilevanti era quello di creare attorno a Barletta con iniziative culturali, strutturali, una produttività che permettesse di lanciare nuove attività, accogliere nuove aziende, creare una città pulsante sul piano del lavoro: è un rammarico non legato solo a colpe mie, ma ritrovabile in scenari internazionali. La crisi ha toccato tutti e in Italia il Governo ha deciso di scaricare i problemi economici sugli enti locali, in particolare Regioni e Comuni, con tagli ai servizi essenziali e fondi che noi abbiamo in cassa ma che sono bloccati dal Patto di Stabilità. Vorrei poter dare quella serenità sociale a tante famiglie che scontano penalità assurde, dovute al posto di lavoro. Questo uno dei miei primari crucci e mi impegno a fare in modo di poter, nel prossimo mandato, fare in modo che la rotta possa essere invertita, per attenuare il disagio sociale.
Nel suo contestuale progetto divulgativo sicuramente ha attivato una operazione comunicativa più efficace con i cittadini per il lavoro svolto in corso Vittorio Emanuele. Crede che i suoi aspetti , ci si augura, più sensibili ed emotivi, forse nascosti dalla sua barba, traspaiono nel corso dei suoi incontri? Questi ingredienti li trasmetterà in questa intervista? Insomma nel trascorso quinquennio ha intessuto un buon rapporto sentimentale con la città o deve recuperarlo?
Ci sono due maniere di affrontare i problemi: raccontare tutti i giorni quello che si fa (al di là del buon fine) o di lavorare per far andare l'operazione a buon fine. Entrambe giuste, ma sbagliate le impostazioni asettiche dei due modi di procedere. Io ho vissuto una sola impostazione: chi si rimbocca la maniche e lavora, per portare il risultato a casa. Nell'accezione comune del ruolo di sindaco, il cittadino non vive con plauso questa maniera di vivere la politica bensì preferisce altro, attendendo magari la parte più comunicativa dell'essere sindaco. Ho infatti nell'ultimo anno potenziato questa forma, aprendomi ai media più innovativi. Ciò è stato letto in maniera differente: l'opposizione l'ha vista come campagna elettorale, da una certa maggioranza come un "mettere le mani avanti" per la candidatura. Ma i più hanno inteso la verità di fondo ovvero coniugare sia l'attività lavorativa vera e propria che quella di comunicazione.
Non la impegnerò con domande retoriche sulle linee programmatiche del prossimo quinquennio che sono comuni a molti candidati sindaci. Ma Le chiedo come si difenderà dai plagi o dalle insolenze che oramai sempre più veloci la inseguono in decine di contrapposti comizi.
Delle linea guida o fondamenti sul prossimo programma, ne ho messo nero su bianco già dalle primarie (unico tra i candidati). Molti o tanti hanno mutuato questa impostazione per la loro campagna elettorale, ne ho piacere e mi fa capire che siano buone idee, mi fa altresì capire che molti sono sulle mie posizioni o linee di mandato. Altri sono stati miei compagni di viaggio in Comune sino a pochi mesi fa, poi sono stati folgorati sulla via di Damasco e pensano di potermi criticare senza apparire ridicoli agli occhi dell'opinione pubblica che ha memoria e soprattutto ama il rispetto e la fiducia tra le persone che hanno lavorato insieme e che se si sono volute bene. A chi si oppone politicamente ma non sui contenuti chiedo: perché vi candidate? E soprattutto, dov'è l'alternativa e la discontinuità di cui parlate? Di certo non nella vostra storia personale.
Chiariamo che io che La intervisto, nel tempo, non sono stato tenero con la Sua operatività amministrativa talvolta lenta e accentratrice. Ma dichiarazioni plurime, insistenti e verbalizzate a Barlettalife anche da suoi avversari politici, Le assegnano facilmente la palma di amministratore corretto, pulito insomma onesto. Questo solo ingrediente morale non è sufficiente da solo a riaffermarLa sindaco? Quali sono le altre pretese degli elettori?
Ringrazio per queste caratteristiche entro cui mi riconosco nell'integrità e nell'onestà comportamentale. In questi tempi bui per la democrazia italiana sono caratteristiche che, sono certo, i cittadini notano maggiormente. Ho sempre detto che un sindaco non fa da solo opere e non dà da solo risposte. Queste sono date da una squadra, un collettivo, che quando si integra appieno sull'idea e sul progetto spiega le sue forze in maniera significativa. Chiedo al nuovo consiglio e alla nuova giunta, che si andrà a concretizzare nell'auspicio di un successo, che possa registrare piena sintonia e piena sinergia nella condivisione di un'idea e nell'attuazione o concretizzazione della stessa. Quando faccio riferimento ad una sfida tra consiglieri pronti a rimboccarsi le maniche e spendersi nell'interesse comune, lo faccio anche nella visione di una giunta che possa essere rappresentata da giovani e giovani donne e che potrà e dovrà fare la differenza su quello che caratterizzerà il prossimo quinquennio.
Il consenso femminile se lo aspetta? Non Le sembra di aver trascurato questo amabilissimo segmento di popolazione barlettana?
Nella maniera più assoluta. Mi aspetto un consenso femminile alto; questo non si conquista con la demagogia ma con il lavoro quotidiano. La presenza della donna sia sinonimo non solo di rispetto ma soprattutto di capacità di operare al servizio della collettività. Questa infatti pretende la parità di diritti. La donna ha delle capacità altissime e una grande dignità. Questa è la donna, non un oggetto o un "elemento da mettere in lista", solo così può raggiungere posizioni che le spettano.
Rispetto a cinque anni fa, il suo stato patrimoniale si è arricchito?
No. Ho rinunciato all'attività professionale e le connesse opportunità economiche. Ho lasciato la scuola in aspettativa lasciando il mio posto ad un altro. Unico mio corrispettivo è quello del sindaco, ruolo che svolgo a tempo pieno non dedicandomi ad altro. La mia onestà è infine riconosciuta a più livelli. Anche in questo caso, con una punta d'orgoglio, tendo a voler marcare la distanza morale da chi ci governa a livello nazionale e oggi parla a Barletta di cambiamento pensando che i cittadini siano impreparati.
Ha messaggi da dare a candidati sindaci, trasformisti, che l'hanno di recente affiancata?
Non credo di fare il professore o poter dar consigli ad altri. Fare politica è una cosa seria, e nella politica la caratteristica dominante è la coerenza. Non cambio partito per farmi candidare o perché ho un antagonista interno forte. Io rimango fedele alla mia appartenenza come ho dimostrato in tanti anni di attività. Ognuno tuttavia è libero di fare le scelte che crede, ma che dovrebbe anche difendere. Il trasformismo è diventato una moda e sono certo che il cittadino coglierà il fondamentale concetto.
Infine si raffiguri con tre aggettivi, secchi, inequivocabili.
Sicuro, onesto, determinato.
Non è diverso dal solito. Sono in una condizione di salute ottimale e di grande serenità psicologica. Continuo a fare per il 90% il sindaco e per il 10% il candidato sindaco. E so che i barlettani, questo, lo apprezzano. Avverto quel senso di responsabilità che sebbene sia sollecitato a svolgere attività più di contatto, mi permette di dedicare il tempo a problemi più urgenti, come il mio mandato prevede. Sono il sindaco di tutta la città, anche di chi non è appassionato alla politica o di chi non vota.
Ci teneva davvero alla Sua lista di riferimento? Dove si collocheranno ora le personalità che volentieri avevano aderito al Suo invito e quindi ad iscriversi alla lista Maffei?
La lista di riferimento avrebbe dovuto rappresentare un valore aggiunto che avrebbe accostato alla politica quella parte di società civile che ha manifestato di esistere e di voler partecipare votando in numero straordinario il 20 febbraio alle Primarie. Questi avrebbero dovuto rinnovare, ricambiare, quasi rappresentare nuovo nell'area amministrativa e avrebbero dovuto attrarre chi vede con favore la mia candidatura e non ha però lo stesso tipo di sentimento favorevole verso i partiti: mi riferisco in particolare a parti di elettorato di centrodestra. Nell'interesse comune ho ritenuto di fare un passo indietro a beneficio di tutto il centro sinistra, in modo responsabile e senza ripensamenti. Chi, come me, ha sempre fatto politica nel rispetto dei partiti non poteva fare altro che invogliare questi disponibili verso un potenziamento del PD o altre liste. Alcuni hanno ritenuto di non vivere questa esperienza partitica, pur mantenendo un sostegno forte alla mia persona: saranno i protagonisti dell'esperienza del comitato elettorale e mi aiuteranno in questi giorni di costruzione del programma e dopo, perché sia portato a termine in tutti i suoi punti.
Rimane una qualsivoglia residua remora con i suoi compagni di viaggio che ora dovranno impegnarsi per il Suo successo?
Ha usato un'espressione che mi convince pienamente: compagni di viaggio. A loro ho dato tutto: ho accettato la messa in discussione della mia candidatura, sia nel PD che nella coalizione. Ho accettato il confronto delle Primarie pur essendo sindaco uscente e le ho vinte doppiando il mio primo avversario per numero di voti. Non ho nessuna remora, sono miei amici. Ma proprio per questo ho grandi aspettative nei loro confronti: ho un buon auspicio che le liste siano qualificate, che apportino presenze giovanili soprattutto femminili, che ci sia un buon rinnovamento. Tutto ciò per condividere una nuova idea di città, in modo che tutti siano protesi verso l'obiettivo comune: non l'orticello del vicino ma il grande giardino che questa città diventerà a breve.
Bene, questo è il recente passato. Le chiedo Ing. Maffei, la campagna elettorale di queste amministrative l'affronta con minor grinta del 2006, potendo dimostrare una sintesi di attività sindacale acquisita, oppure inizia un'altra storia amministrativa?
Ogni campagna elettorale ha la sua storia. La nuova si affronta con una grinta differente, non con assuefazione, come sindaco uscente. Anzi, se è possibile la vivo con maggiore smania, perché ho iniziato un lavoro che, come spesso accade per i progetti complessi, vedrà la fioritura proprio nei prossimi anni e non ho dunque alcuna intenzione di perdere un solo giorno di lavoro per la città. Le vittorie si conquistano sul campo e non a tavolino; l'esperienza vissuta arricchisce per tanti motivi, e dà una carica maggiore come maggiore è il convincimento che quello che si andrà a mettere in campo è qualificante e appagante per la città e il cittadino, nonché per chi le promuove. Devo meritarmi la fiducia di chi mi ha eletto al primo turno attraverso una verifica di ciò che abbiamo fatto e il confronto sulle nuove proposte strategiche e programmatiche.
Quale il progetto incompiuto del suo quinquennio? Inizierà da quello qualora riscuotesse consensi nuovamente positivi?
Uno dei miei obiettivi rilevanti era quello di creare attorno a Barletta con iniziative culturali, strutturali, una produttività che permettesse di lanciare nuove attività, accogliere nuove aziende, creare una città pulsante sul piano del lavoro: è un rammarico non legato solo a colpe mie, ma ritrovabile in scenari internazionali. La crisi ha toccato tutti e in Italia il Governo ha deciso di scaricare i problemi economici sugli enti locali, in particolare Regioni e Comuni, con tagli ai servizi essenziali e fondi che noi abbiamo in cassa ma che sono bloccati dal Patto di Stabilità. Vorrei poter dare quella serenità sociale a tante famiglie che scontano penalità assurde, dovute al posto di lavoro. Questo uno dei miei primari crucci e mi impegno a fare in modo di poter, nel prossimo mandato, fare in modo che la rotta possa essere invertita, per attenuare il disagio sociale.
Nel suo contestuale progetto divulgativo sicuramente ha attivato una operazione comunicativa più efficace con i cittadini per il lavoro svolto in corso Vittorio Emanuele. Crede che i suoi aspetti , ci si augura, più sensibili ed emotivi, forse nascosti dalla sua barba, traspaiono nel corso dei suoi incontri? Questi ingredienti li trasmetterà in questa intervista? Insomma nel trascorso quinquennio ha intessuto un buon rapporto sentimentale con la città o deve recuperarlo?
Ci sono due maniere di affrontare i problemi: raccontare tutti i giorni quello che si fa (al di là del buon fine) o di lavorare per far andare l'operazione a buon fine. Entrambe giuste, ma sbagliate le impostazioni asettiche dei due modi di procedere. Io ho vissuto una sola impostazione: chi si rimbocca la maniche e lavora, per portare il risultato a casa. Nell'accezione comune del ruolo di sindaco, il cittadino non vive con plauso questa maniera di vivere la politica bensì preferisce altro, attendendo magari la parte più comunicativa dell'essere sindaco. Ho infatti nell'ultimo anno potenziato questa forma, aprendomi ai media più innovativi. Ciò è stato letto in maniera differente: l'opposizione l'ha vista come campagna elettorale, da una certa maggioranza come un "mettere le mani avanti" per la candidatura. Ma i più hanno inteso la verità di fondo ovvero coniugare sia l'attività lavorativa vera e propria che quella di comunicazione.
Non la impegnerò con domande retoriche sulle linee programmatiche del prossimo quinquennio che sono comuni a molti candidati sindaci. Ma Le chiedo come si difenderà dai plagi o dalle insolenze che oramai sempre più veloci la inseguono in decine di contrapposti comizi.
Delle linea guida o fondamenti sul prossimo programma, ne ho messo nero su bianco già dalle primarie (unico tra i candidati). Molti o tanti hanno mutuato questa impostazione per la loro campagna elettorale, ne ho piacere e mi fa capire che siano buone idee, mi fa altresì capire che molti sono sulle mie posizioni o linee di mandato. Altri sono stati miei compagni di viaggio in Comune sino a pochi mesi fa, poi sono stati folgorati sulla via di Damasco e pensano di potermi criticare senza apparire ridicoli agli occhi dell'opinione pubblica che ha memoria e soprattutto ama il rispetto e la fiducia tra le persone che hanno lavorato insieme e che se si sono volute bene. A chi si oppone politicamente ma non sui contenuti chiedo: perché vi candidate? E soprattutto, dov'è l'alternativa e la discontinuità di cui parlate? Di certo non nella vostra storia personale.
Chiariamo che io che La intervisto, nel tempo, non sono stato tenero con la Sua operatività amministrativa talvolta lenta e accentratrice. Ma dichiarazioni plurime, insistenti e verbalizzate a Barlettalife anche da suoi avversari politici, Le assegnano facilmente la palma di amministratore corretto, pulito insomma onesto. Questo solo ingrediente morale non è sufficiente da solo a riaffermarLa sindaco? Quali sono le altre pretese degli elettori?
Ringrazio per queste caratteristiche entro cui mi riconosco nell'integrità e nell'onestà comportamentale. In questi tempi bui per la democrazia italiana sono caratteristiche che, sono certo, i cittadini notano maggiormente. Ho sempre detto che un sindaco non fa da solo opere e non dà da solo risposte. Queste sono date da una squadra, un collettivo, che quando si integra appieno sull'idea e sul progetto spiega le sue forze in maniera significativa. Chiedo al nuovo consiglio e alla nuova giunta, che si andrà a concretizzare nell'auspicio di un successo, che possa registrare piena sintonia e piena sinergia nella condivisione di un'idea e nell'attuazione o concretizzazione della stessa. Quando faccio riferimento ad una sfida tra consiglieri pronti a rimboccarsi le maniche e spendersi nell'interesse comune, lo faccio anche nella visione di una giunta che possa essere rappresentata da giovani e giovani donne e che potrà e dovrà fare la differenza su quello che caratterizzerà il prossimo quinquennio.
Il consenso femminile se lo aspetta? Non Le sembra di aver trascurato questo amabilissimo segmento di popolazione barlettana?
Nella maniera più assoluta. Mi aspetto un consenso femminile alto; questo non si conquista con la demagogia ma con il lavoro quotidiano. La presenza della donna sia sinonimo non solo di rispetto ma soprattutto di capacità di operare al servizio della collettività. Questa infatti pretende la parità di diritti. La donna ha delle capacità altissime e una grande dignità. Questa è la donna, non un oggetto o un "elemento da mettere in lista", solo così può raggiungere posizioni che le spettano.
Rispetto a cinque anni fa, il suo stato patrimoniale si è arricchito?
No. Ho rinunciato all'attività professionale e le connesse opportunità economiche. Ho lasciato la scuola in aspettativa lasciando il mio posto ad un altro. Unico mio corrispettivo è quello del sindaco, ruolo che svolgo a tempo pieno non dedicandomi ad altro. La mia onestà è infine riconosciuta a più livelli. Anche in questo caso, con una punta d'orgoglio, tendo a voler marcare la distanza morale da chi ci governa a livello nazionale e oggi parla a Barletta di cambiamento pensando che i cittadini siano impreparati.
Ha messaggi da dare a candidati sindaci, trasformisti, che l'hanno di recente affiancata?
Non credo di fare il professore o poter dar consigli ad altri. Fare politica è una cosa seria, e nella politica la caratteristica dominante è la coerenza. Non cambio partito per farmi candidare o perché ho un antagonista interno forte. Io rimango fedele alla mia appartenenza come ho dimostrato in tanti anni di attività. Ognuno tuttavia è libero di fare le scelte che crede, ma che dovrebbe anche difendere. Il trasformismo è diventato una moda e sono certo che il cittadino coglierà il fondamentale concetto.
Infine si raffiguri con tre aggettivi, secchi, inequivocabili.
Sicuro, onesto, determinato.