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Inquinamento ambientale? «Il marchio di fabbrica della città di Barletta»

«Scempio del territorio» secondo il Collettivo Exit

«Possiamo ormai affermare senza alcuna possibilità di smentita che la "monnezza" è il marchio di fabbrica che ben rappresenta la città di Barletta e che proprio sullo smaltimento dei rifiuti si aprono inchieste della magistratura con ipotesi di reato che prospettano scenari inquietanti dal punto di vista ambientale» scrivono i referenti del Collettivo Exit. «Ultima inchiesta in ordine di tempo riguarda lo smaltimento e l'occultamento nel sottosuolo di rifiuti pericolosi avvenuto durante i lavori per la realizzazione dell'Orto Botanico; inchiesta che vede indagati tre dipendenti comunali oltre al titolare della ditta che si occupava dei lavori, con ipotesi di reato che vanno dalla truffa aggravata, all'abuso d'ufficio, ai più preoccupanti per la collettività reati d' inquinamento ambientale e omessa bonifica.

Quello che farà o non farà la magistratura ci riguarda fino ad un certo punto, quello che invece ci preme sottolineare è il quadro generale che dopo tanti anni sta emergendo e che descrivono di una situazione esplosiva dal punto di vista ambientale e sanitario; ormai non ci sono più scuse che tengano, noi tutti viviamo su un disastro ambientale conclamato con cui dovremo fare i conti per i prossimi decenni. Un disastro ambientale che vede proprio nello smaltimento e trattamento dei rifiuti la sua causa principale, nonostante, e qui arriviamo al paradosso, l'amministrazione Cascella vanti nei quasi tre anni di consigliatura come unico fiore all'occhiello del suo operato, l'aver introdotto il sistema di raccolta dei rifiuti porta a porta.

Da tempo ormai andavamo affermando che la città di Barletta si stava pian piano trasformando in un hub per lo smaltimento dei rifiuti sia attraverso procedure più o meno lecite come avviene con l'incenerimento o il conferimento in discarica e sia in modo illecito come avvenuto con la vicenda dell'orto botanico. Non ci sorprenderebbe se nei prossimi mesi venissero alla luce casi simili a quello dell'orto botanico nella realizzazione di lavori pubblici. Questo scempio del territorio avviene perché è il mondo del business e delle imprese che detta l'agenda delle priorità ad una classe politica che ormai ha cancellato dal proprio orizzonte l'interesse per la collettività e il bene comune. Questo schema così ben collaudato nella città di Barletta si riverbera anche sulla macchina amministrativa creando un cortocircuito impossibile da riformare. Molti avranno dimenticato proprio sulla questione dei rifiuti la vicenda emblematica , accaduta l'anno scorso, del rinnovo dell'autorizzazione della discarica di rifiuti speciali in località San Procopio, con il dirigente di allora il Dott. Di Bari pronto a rilasciare parere favorevole, nonostante quella discarica non dovesse mai sorgere, durante la conferenza di servizi in Provincia.

La classe politica in questa città fa di tutto non solo per accontentare i desideri di chi trae profitto da questo tipo di business, ma si permette anche il lusso di nominare in giunta un assessore ai Lavori Pubblici strettamente legata ad una azienda implicata in una inchiesta per disastro ambientale, oppure arriva a negare la stessa esistenza di un'emergenza ambientale a Barletta, come fatto pochi giorni fa dall'assessore all'Ambiente Divincenzo. Senza dimenticare il continuo balbettio di un Sindaco che davanti alle numerose inchieste non riesce ad avere una posizione chiara e decisa. L'emergenza ormai è il nostro vissuto quotidiano, lo sanno benissimo i detentori del potere politico ed economico nella città di Barletta, nonostante cerchino in tutti i modi di minimizzare la portata di questo scempio, e sanno anche che questa emergenza è "cosa loro", saranno loro a gestirla domani magari con un fiume di soldi pubblici, senza mettere in discussione un modello produttivo ormai fallito, ma costruendo un operazione di facciata che non risolverà nulla».
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