Cronaca
Il vescovo Pichierri indagato per usura
Accusato per l'acquisto sottocosto di un palazzo nobiliare. Coinvolti anche il vicario generale e l'economo della Curia
BAT - venerdì 29 luglio 2011
20.55
Usura reale. E' l'accusa contestata dalla procura di Trani al vescovo della città, Giovan Battista Pichierri, al suo vicario generale, Savino Giannotti, e all'economo della Curia, Angelo Di Pasquale, al termine di una lunga inchiesta scaturita dalla cessione di un antico palazzo privato alla stessa Diocesi.
Palazzo Broquier, noto per essere stato sede dell'omonimo ristorante, sarebbe stato ceduto dai proprietari alla Curia a meno della metà del suo valore: poco più di 3 milioni di euro, contro 6,4 stimati. Lo ha stabilito una perizia della procura di Trani, intorno alla quale ruota l'ipotesi accusatoria del pm Antonio Savasta: il vescovo e i suoi collaboratori si sarebbero approfittati dello stato di necessità dei proprietari, i Cirillo Farrusi, assillati dai debiti, per acquistare il prestigioso immobile a un prezzo stracciato.
La vendita venne formalizzata nell'ottobre 2006. Parallelamente all'inchiesta penale, pende anche un giudizio in sede civile da parte dei Cirillo Farrusi nei confronti della Curia per la restituzione del bene. Da parte sua il vescovo, attraverso il direttore dell'ufficio stampa Riccardo Losappio, fa sapere che «gli atti relativi alla vendita sono stati svolti in maniera trasparente e in piena libertà da parte degli eredi del palazzo. A prendere l'iniziativa della vendita, peraltro, non è stata la diocesi ma gli eredi stessi». Inoltre, una stima fatta dalla Curia parla di un valore ben diverso dell'immobile rispetto a quello rilevato sia dalla procura che dal tribunale civile. Per questo, il legale ha chiesto dal gip del tribunale una perizia nella forma dell'incidente probatorio.
Palazzo Broquier, noto per essere stato sede dell'omonimo ristorante, sarebbe stato ceduto dai proprietari alla Curia a meno della metà del suo valore: poco più di 3 milioni di euro, contro 6,4 stimati. Lo ha stabilito una perizia della procura di Trani, intorno alla quale ruota l'ipotesi accusatoria del pm Antonio Savasta: il vescovo e i suoi collaboratori si sarebbero approfittati dello stato di necessità dei proprietari, i Cirillo Farrusi, assillati dai debiti, per acquistare il prestigioso immobile a un prezzo stracciato.
La vendita venne formalizzata nell'ottobre 2006. Parallelamente all'inchiesta penale, pende anche un giudizio in sede civile da parte dei Cirillo Farrusi nei confronti della Curia per la restituzione del bene. Da parte sua il vescovo, attraverso il direttore dell'ufficio stampa Riccardo Losappio, fa sapere che «gli atti relativi alla vendita sono stati svolti in maniera trasparente e in piena libertà da parte degli eredi del palazzo. A prendere l'iniziativa della vendita, peraltro, non è stata la diocesi ma gli eredi stessi». Inoltre, una stima fatta dalla Curia parla di un valore ben diverso dell'immobile rispetto a quello rilevato sia dalla procura che dal tribunale civile. Per questo, il legale ha chiesto dal gip del tribunale una perizia nella forma dell'incidente probatorio.