Politica
Il Partito Socialista mette a nudo la crisi del centrosinistra di Maffei
Tattica o politica?. Riusciranno i Partiti a riappropriarsi del proprio ruolo?
Barletta - giovedì 2 febbraio 2012
Nella sfibrante e noiosa palude della politica barlettana finalmente un moto liberatorio, come si dice in questi casi: un atto politico. Dopo lunghi ed estenuanti mesi di tentennamenti e di interminabili "trattative" con di tavoli politici tra le Segreterie dei Partiti ed il Sindaco, e altre trattative tra il Sindaco ed i singoli Consiglieri Comunali, arriva una reazione che ha quantomeno un sapore politico, quella del Partito Socialista. Forse non è un caso. Che piaccia o no, tra le variegate "costellazioni politiche" di Partiti che hanno accompagnato la prima e la seconda esperienza Maffei, il Partito Socialista rimane un punto fermo. Forse una delle poche espressioni politico-culturali capace di rappresentarsi come Partito. Come tale si è sempre atteggiato (è bene ricordarlo) anche quando ha rivendicato un proprio candidato Sindaco svolgendo lealmente fino in fondo una specifica funzione politica, rendendo più ricco ed interessante il percorso delle Primarie di febbraio 2011 vinte da Maffei. Va anche detto che si tratta di un Partito altrettanto abile nel mettere a frutto la propria coesione politica forte anche delle debolezze altrui: una coalizione "cangiante" e molto conflittuale, una leadership spesso incerta ed un Partito Democratico reso debole dalle interminabili dispute interne. Ma ogni fenomeno politico, come tutte le vicende umane, ha una sua storia, fatta di scelte ed inevitabili conseguenze. Va detto, in verità, che la cronica "crisi di rappresentanza politica dei Partiti" di cui spesso si parla, ha subito a Barletta il suo colpo di grazia anche a causa di precisi orientamenti politici e metodologici assunti dallo stesso Sindaco Maffei, forse "mal consigliato".
A maggior ragione per ciò che sta accadendo in questi giorni vi è motivo di ritenere quanto fosse dannosa la pretesa del Sindaco quando, sin dal primi incontri politici della scorsa estate, nell'intento di rafforzare l'intesa politica per la nuova Giunta, dichiarò che l'accordo politico doveva essere sottoscritto dai Segretari dei Partiti e da tutti i Consiglieri di maggioranza. Un indirizzo "suicida" che di fatto decretava formalmente la subordinazione dei Partiti rispetto agli Eletti. Un orientamento che trovava peraltro il nefasto assenso di diversi rappresentanti politici (di sinistra e non), compreso lo stesso Partito Socialista, oggi fortemente critico. Da quel preciso momento è iniziata la "mattanza politica" di quel che rimaneva dei Partiti.
Sarà forse questa una delle ragioni che ha alimentato l'insopportabile conflittualità interna ai Partiti con pesanti scontri personali che avviliscono le Istituzioni, facendo crescere il già pesante discredito della gente comune verso i Partiti e la Politica in generale? Una scelta che ha stravolto la naturale gerarchia della Politica ponendo di fatto i Partiti, in teoria rappresentativi del "tutto" (eletti, iscritti e simpatizzanti), in secondo piano rispetto ad una parte di essi (gli Eletti) di fatto assoluti "padroni" delle decisioni. Di fatto "partiti nei partiti" con forti capacità di interdizione, legittimati dallo stesso Sindaco quali riferimenti politici essenziali se non esclusivi.
Non è certo un caso se all'indomani delle elezioni è iniziata la "vocazione autonomista" di diversi Consiglieri Comunali con conseguente svuotamento dei Partiti di origine. Una mobilità consumata in certi casi con prevedibili cambi di casacca o creando nuovi Partiti, in altri ancora con opportunistici ritorni nella "grande mela" del Partito Democratico. Una "tragedia" che ha risparmiato pochissime forze politiche. Una sindrome dovuta soprattutto alla smodata logica del consenso, come fatto fine a se stesso, che annienta l'adesione a principi, idee e programmi, e premia solo la capacità di "produrre numeri" con ogni mezzo.
A questo punto è inevitabile chiedersi: avendo di fatto determinato sul nascere un evidente "corto circuito" nei processi elementari della Politica, è pensabile che gli stessi soggetti che lo hanno generato possano riuscire a ripristinare un ordine che dia ragione di una Politica plurale capace di attenuare il debordante peso degli Eletti? Intanto il tempo scorre inesorabilmente, l'Amministrazione arranca e gli scenari sistematicamente offerti dalla maggioranza in Consiglio Comunale non lasciano ben sperare. La lettura del documento politico del Partito Socialista, che denuncia chiaramente le debolezze del centrosinistra, sembra lasciare pochissimi margini. Evidentemente avendo abbandonato ogni speranza riposta vanamente nel "leader naturale" della coalizione, i Socialisti si dichiarano disponibili ad un rientro nella maggioranza solo se la nuova dirigenza del PD sarà in grado di creare le "condizioni di possibili alleanze future". Tutto sta a capire cosa si deve intendere per "condizioni". E tuttavia, si è davvero convinti che la soluzione di tutti i problemi sia nel PD, il PD è "tutto"? Si è certi che il rispettabile e "partecipatissimo" Congresso del PD possa restituire forza e credibilità a questa Politica così pericolosamente compromessa?
A maggior ragione per ciò che sta accadendo in questi giorni vi è motivo di ritenere quanto fosse dannosa la pretesa del Sindaco quando, sin dal primi incontri politici della scorsa estate, nell'intento di rafforzare l'intesa politica per la nuova Giunta, dichiarò che l'accordo politico doveva essere sottoscritto dai Segretari dei Partiti e da tutti i Consiglieri di maggioranza. Un indirizzo "suicida" che di fatto decretava formalmente la subordinazione dei Partiti rispetto agli Eletti. Un orientamento che trovava peraltro il nefasto assenso di diversi rappresentanti politici (di sinistra e non), compreso lo stesso Partito Socialista, oggi fortemente critico. Da quel preciso momento è iniziata la "mattanza politica" di quel che rimaneva dei Partiti.
Sarà forse questa una delle ragioni che ha alimentato l'insopportabile conflittualità interna ai Partiti con pesanti scontri personali che avviliscono le Istituzioni, facendo crescere il già pesante discredito della gente comune verso i Partiti e la Politica in generale? Una scelta che ha stravolto la naturale gerarchia della Politica ponendo di fatto i Partiti, in teoria rappresentativi del "tutto" (eletti, iscritti e simpatizzanti), in secondo piano rispetto ad una parte di essi (gli Eletti) di fatto assoluti "padroni" delle decisioni. Di fatto "partiti nei partiti" con forti capacità di interdizione, legittimati dallo stesso Sindaco quali riferimenti politici essenziali se non esclusivi.
Non è certo un caso se all'indomani delle elezioni è iniziata la "vocazione autonomista" di diversi Consiglieri Comunali con conseguente svuotamento dei Partiti di origine. Una mobilità consumata in certi casi con prevedibili cambi di casacca o creando nuovi Partiti, in altri ancora con opportunistici ritorni nella "grande mela" del Partito Democratico. Una "tragedia" che ha risparmiato pochissime forze politiche. Una sindrome dovuta soprattutto alla smodata logica del consenso, come fatto fine a se stesso, che annienta l'adesione a principi, idee e programmi, e premia solo la capacità di "produrre numeri" con ogni mezzo.
A questo punto è inevitabile chiedersi: avendo di fatto determinato sul nascere un evidente "corto circuito" nei processi elementari della Politica, è pensabile che gli stessi soggetti che lo hanno generato possano riuscire a ripristinare un ordine che dia ragione di una Politica plurale capace di attenuare il debordante peso degli Eletti? Intanto il tempo scorre inesorabilmente, l'Amministrazione arranca e gli scenari sistematicamente offerti dalla maggioranza in Consiglio Comunale non lasciano ben sperare. La lettura del documento politico del Partito Socialista, che denuncia chiaramente le debolezze del centrosinistra, sembra lasciare pochissimi margini. Evidentemente avendo abbandonato ogni speranza riposta vanamente nel "leader naturale" della coalizione, i Socialisti si dichiarano disponibili ad un rientro nella maggioranza solo se la nuova dirigenza del PD sarà in grado di creare le "condizioni di possibili alleanze future". Tutto sta a capire cosa si deve intendere per "condizioni". E tuttavia, si è davvero convinti che la soluzione di tutti i problemi sia nel PD, il PD è "tutto"? Si è certi che il rispettabile e "partecipatissimo" Congresso del PD possa restituire forza e credibilità a questa Politica così pericolosamente compromessa?