Cronaca
Il ministro Balduzzi: un impiegato potrebbe aver scambiato il sorbitolo con il nitrito di sodio
In un’intervista al quotidiano “La Repubblica”, il ministro della salute parla della rete di vendita. L’ipotesi probabile: uno scambio in Irlanda delle confezioni delle due sostanze, tra loro molto simili
Barletta - martedì 27 marzo 2012
16.43
Il ministro della salute Renato Balduzzi, in un'intervista di oggi, rilasciata al quotidiano "La Repubblica", ha cercato di ricostruire le intricate ramificazioni della rete di vendita del sorbitolo, rivelatosi poi in realtà, e con effetti mortali, nitrito di sodio, che ha causato la morte a Barletta di una giovane donna di 28 anni e ne ha messo a rischio la vita di altre due.
La catena di produzione è partita dalla Cargill Italia, azienda fornitrice di prodotti e servizi alimentari, agricoli e di gestione del rischio, con sede a Castelmassa (provincia di Rovigo). L'azienda, a sua tutela, ha tenuto a precisare la sua posizione sul tragico accaduto: «Questo è un tragico episodio ed è nostra volontà rassicurare circa l'impegno e la serietà di Cargill in merito alla sicurezza dei suoi prodotti. Stiamo lavorando con le Autorità che stanno ricostruendo l'esatto percorso e l'utilizzo del prodotto; infatti, a partire dal febbraio 2010, il lotto, dopo essere stato venduto e spedito da Cargill, è stato commercializzato e riconfezionato da una serie di altre aziende fuori dall'Italia. Sulla base delle nostre indagini interne il lotto in questione, al momento della spedizione, risultava conforme ai nostri rigorosi standard di qualità e di sicurezza prodotto».
Il ministro Balduzzi, nell'intervista citata, rivela che ad aver acquistato il sorbitolo dalla Cargill, per una quantità di 12 tonnellate, sarebbe stata una società inglese del settore alimentare, addetta alla trasformazione del sorbitolo per uso industriale in sorbitolo per uso alimentare. Questa società avrebbe poi rivenduto il prodotto così lavorato alla Mistral, una società irlandese, che ha rivenduto online il sorbitolo.
Il centro di gastroenterologia del dott. Spinazzola, secondo il ministro, nel mese di Settembre scorso, avrebbe ordinato 5 chili da questa azienda, compiendo, già a partire da quel momento, un reato. Balduzzi sottolinea infatti che la legge italiana vieta la compravendita online di prodotti per uso medico, e invece il centro ha utilizzato il sorbitolo proprio con questa finalità. Al contrario, l'avvocato Domenico Di Terlizzi, legale del dott. Spinazzola, sta basando la sua linea difensiva sul fatto che il suo cliente abbia invece acquistato in maniera lecita il sorbitolo, come tipologia di zucchero, e non come medicinale, e che inoltre non era immaginabile la possibilità che il contenuto poteva essere costituito da una sostanza diversa.
Ma la grave ipotesi che il ministro Balduzzi sostiene, è la possibilità che un dipendente della società irlandese Mistral possa avere confuso tra loro confezioni di sorbitolo e nitrito di sodio (sostanze dall'aspetto molto simile tra loro). Questo può aver causato, alla fine di questa complessa catena di vendita, l'arrivo a Barletta di 5 chili di nitrito di sodio, e non di 5 chili di sorbitolo. Infatti il sorbitolo era presente in azienda in confezioni da 10 e 25 chili, ed era perciò necessario travasarlo per poterlo commercializzare. Il sospetto dunque è che nel travaso sia potuto avvenire il fatale scambio di sostanze. Un errore che se tale, sarebbe imperdonabile, e sul quale la magistratura dovrà fare chiarezza.
La catena di produzione è partita dalla Cargill Italia, azienda fornitrice di prodotti e servizi alimentari, agricoli e di gestione del rischio, con sede a Castelmassa (provincia di Rovigo). L'azienda, a sua tutela, ha tenuto a precisare la sua posizione sul tragico accaduto: «Questo è un tragico episodio ed è nostra volontà rassicurare circa l'impegno e la serietà di Cargill in merito alla sicurezza dei suoi prodotti. Stiamo lavorando con le Autorità che stanno ricostruendo l'esatto percorso e l'utilizzo del prodotto; infatti, a partire dal febbraio 2010, il lotto, dopo essere stato venduto e spedito da Cargill, è stato commercializzato e riconfezionato da una serie di altre aziende fuori dall'Italia. Sulla base delle nostre indagini interne il lotto in questione, al momento della spedizione, risultava conforme ai nostri rigorosi standard di qualità e di sicurezza prodotto».
Il ministro Balduzzi, nell'intervista citata, rivela che ad aver acquistato il sorbitolo dalla Cargill, per una quantità di 12 tonnellate, sarebbe stata una società inglese del settore alimentare, addetta alla trasformazione del sorbitolo per uso industriale in sorbitolo per uso alimentare. Questa società avrebbe poi rivenduto il prodotto così lavorato alla Mistral, una società irlandese, che ha rivenduto online il sorbitolo.
Il centro di gastroenterologia del dott. Spinazzola, secondo il ministro, nel mese di Settembre scorso, avrebbe ordinato 5 chili da questa azienda, compiendo, già a partire da quel momento, un reato. Balduzzi sottolinea infatti che la legge italiana vieta la compravendita online di prodotti per uso medico, e invece il centro ha utilizzato il sorbitolo proprio con questa finalità. Al contrario, l'avvocato Domenico Di Terlizzi, legale del dott. Spinazzola, sta basando la sua linea difensiva sul fatto che il suo cliente abbia invece acquistato in maniera lecita il sorbitolo, come tipologia di zucchero, e non come medicinale, e che inoltre non era immaginabile la possibilità che il contenuto poteva essere costituito da una sostanza diversa.
Ma la grave ipotesi che il ministro Balduzzi sostiene, è la possibilità che un dipendente della società irlandese Mistral possa avere confuso tra loro confezioni di sorbitolo e nitrito di sodio (sostanze dall'aspetto molto simile tra loro). Questo può aver causato, alla fine di questa complessa catena di vendita, l'arrivo a Barletta di 5 chili di nitrito di sodio, e non di 5 chili di sorbitolo. Infatti il sorbitolo era presente in azienda in confezioni da 10 e 25 chili, ed era perciò necessario travasarlo per poterlo commercializzare. Il sospetto dunque è che nel travaso sia potuto avvenire il fatale scambio di sostanze. Un errore che se tale, sarebbe imperdonabile, e sul quale la magistratura dovrà fare chiarezza.