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Il deserto nelle cattedrali

Anche gli edifici di culto out of business?. Intervento di Michele Grimaldi

«Una delle cose che più mi hanno sorpreso ed irritato della Barletta di oggi e del suo essere turista-repellente, sono state le "chiese chiuse" – interviene Michele Grimaldi, funzionario dell'Archivio di Stato-sezione di Barletta - come a dire "il signor Gesù Cristo è fuori ufficio».

«Chi scrive è un amante della storia sociale, religiosa e artistica della propria terra, e si trova sempre più spesso di fronte a quello che ritiene essere un problema gravissimo! Stiamo parlando delle più frequenti Chiese inibite al culto vuoi in maniera momentanea, vuoi in quanto sconsacrate o spogliate di ogni arredo sacro (leggi Chiesa di S. Michele Arcangelo di via Cialdini ed ultimamente la Cappella S. Massimiliano Kolbe di via Vitrani, ex Villaggio del Fanciullo). Il problema assume importanza se si fa proprio quanto scritto dallo storico Renato Russo che nel suo primo libro de "Le cento chiese di Barletta" affermava che "Abbiamo cercato di ricostruire le vicende di ogni singola chiesa, non solo come storia di un edificio di culto mirato alla diffusione del messaggio cristiano, ma anche come l'insieme dei fatti che l'hanno prodotta, in uno scambievole rapporto con il vissuto quotidiano, attraverso il ricorso a fonti e documenti disseminati per il lungo plurisecolare tragitto"».

«Quello di cui stiamo parlando, naturalmente, non è riferito esclusivamente a piccole chiese di periferia delle quali in pochi si ricordano o visitano, ma poniamo la nostra attenzione anche su una chiesa che non è proprio l'ultima a Barletta e cioè S. Maria Maggiore che, se capiti nel momento sbagliato (come la famigliola giapponese che, in stentato inglese, ci ha chiesto informazioni in piazza Duomo) devi accontentarti di vederla dal di fuori e ciao. Un insulto (oltretutto) al tradizionalmente operoso cattolicesimo barlettano! E qualcuno in questa occasione ha commentato dicendo che troppo spesso le Chiavi di San Pietro sono sostituite dai chiavistelli delle nostre chiese, che diventano a tutti gli effetti Chiese Chiuse. L'interlocutore, a quel punto, ha fatto una battuta: "a quanto pare, qui voi in chiesa proprio non ci volete entrare! ". Ho sorriso e amaramente cercato di giustificare la situazione dicendo che "non hanno tempo, di domenica ormai sono aperti ovunque i negozi e chiuse le chiese…"; ma dietro la risposta c'era un grande senso di imbarazzo se non di vergogna. Potevo ed avrei dovuto, ribattere che Barletta era nota per le sue "100 Chiese" e le sue indubbie radici cristiane per non parlare del titolo di "Civitas Mariae", purtroppo però, in quella occasione, non avrei potuto supplire alla schiacciante evidenza dei fatti».

«I tantissimi Pastori – prosegue Grimaldi - e soprattutto Sacerdoti della Santa Romana Chiesa non devono aver preso coscienza (o non è convenuto loro?) delle parole del Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna il quale in una sua meditazione ha affermato che " … è una grave ferita nel Corpo di Cristo che le chiese abbiano le porte chiuse. Il combattimento per eccellenza è quello della preghiera, ma il combattimento della preghiera è anche la questione del luogo di preghiera. Il Curato d'Ars, San Giovanni Maria Vianney, istruendo i suoi parrocchiani esclamava guardando il tabernacolo: "Egli è lì, è lì". Questo è un invito costante ad approfittarne. I Vescovi ed i Ministri dovrebbero portare avanti una lotta costante per tenere aperte le nostre chiese, accessibili ai fedeli e agli altri, perché è una grave ferita nel Corpo di Cristo che le chiese abbiano le porte chiuse, non lo comprendo, non è sopportabile!". È indubbio e lo confermano i dati della C.E.I., che molte sono le persone che non vanno più a Messa, è troppo complicato per loro, ma si constata una cosa: se la chiesa è aperta, anche e soprattutto alle prime ore della mattina prima di recarsi al lavoro, entrano per recitare una preghiera e "raccontare" i propri travagli o la nonnina ci va con i nipoti per insegnare loro come si fa il segno della croce o recitare il Padre nostro. Non vanno a Messa ma, affacciarsi per accendere una candela alla Madonna che li accoglierà da Madre Celeste, lo hanno fatto e lo faranno sempre sino a quando verrà loro permesso. Naturalmente le eccezioni ci sono e vanno citate come la Chiesa del Purgatorio in corso Garibaldi che ogni giorno, all'ora dell'Angelus (mezzogiorno per i non praticanti) è regolarmente aperta al culto o l'antica chiesetta di San Cataldo in piazza Marina la quale, dopo un eccellente restauro, è stata restituita, ai fedeli e non, che hanno il desiderio di recitare una preghiera o visitare l'architettura dell'edificio di culto. Tra i miei ricordi di bambino che frequentava il catechismo, due mi sono rimasti impressi. Il primo la definizione di "chiesa" spiegatami da un vecchio sacerdote, Don Orazio Stella, il quale diceva che è sì l'edificio dove si svolgono le funzioni ma, non sarebbe nient'altro se non un palazzo come tanti, se non fosse integrato dalla presenza indispensabile dei fedeli, l'ekklesia. Il secondo flash mnemonico è riferito ad una sera verso il tardi, quando ritornando a casa davanti alla Cattedrale di S. Maria Maggiore notai che c'era luce in Chiesa. Entrato vidi una figura inginocchiata agli ultimi banchi: era il parroco che pregava».

«Permettetemi -termina Grimaldi- di mutuare la conclusione dell'Arcivescovo di Vienna riferito alle porte sbarrate: «Non lo comprendo, non è sopportabile!».
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