La città
Il declino e le prospettive della città marinara
Riflessioni del dott. Nicola Palmitessa circa il futuro delle nostre coste
Barletta - venerdì 21 luglio 2017
Comunicato Stampa
È proprio vero che "Questa Amministrazione di centrosinistra - parafrasando Giovanni Ceto (Gazzetta del 17 luglio) - sembra quasi essere essa stessa l'ostacolo allo sviluppo delle attività e di come manchi, in questa Amministrazione, la necessaria cultura imprenditoriale"? Di quale cultura imprenditoriale necessiterebbe la città? È presto detto. Quantomeno quella "per far crescere le attività esistenti, ma, diremmo, che manchi nella stessa, persino la volontà e la capacità di immaginare semplicemente uno sviluppo economico delle città". Inoltre "Pensare che questa Amministrazione possa creare le dovute precondizioni di un progetto di sviluppo turistico di Barletta, appare, allo stato, pura fantasy".
Cosa in realtà si celerebbe dietro questi severe critiche da giudizio quasi inappellabile? Se l'attacco non fosse di natura politica e diretto in senso unico alla solita Amministrazione di turno, forse meriterebbe un onorevole dibattito. Magari mettendo insieme sindacati, Confindustria e Associazioni datoriali e culturali. Tuttavia il problema della crescita o della decrescita dello sviluppo, anzi il dramma, esiste ed è condiviso da tutti. Mietendo non solo la continua moria di piccole aziende ed esercenti, ma anche un l'esodo di medie e grandi imprese con migliaia di giovani fuori e dall'Italia e ancor più dalle nostre città del sud. Tra nuovi poveri e masse di genti insieme a piccoli e grandi imprenditori e migliaia di famiglie impoverite, il problema vero da tutto è questo: chiunque vada a fare il sindaco, il declino della città sarebbe inarrestabile.
Ma quale sarebbe il vero specifico problema di Barletta? Cosa avrebbe generato l'inarrestabile e ormai storico declino di una tra le più belle e importanti e laboriose città imprenditoriali del Sud e dell'intero Paese? Quali sono i nuovi ostacoli alla libertà della cultura e dello spirito imprenditoriale e del lavoro autonomo? Lo strano paradosso storico non è tanto il partito-nazionale che attanaglia la Nazione, quanto invece lo stesso Paese attenderebbe risposte inevase da città e società locali come Barletta - fucina di idee e laboriosi talenti capaci di inventarsi e attivare un nuovo senso del mercato. Qui pare che la classe dirigente dia responsabilità politica degli Amministratori. E questi a quella imprenditoriale. Insomma, mentre a Roma i litigiosi discutono, Sagunto declina e muore. Intanto andrebbe scoperta l'altra faccia del Sud. Un Sud frammentato nelle istituzioni, nelle sue diverse stato-regioni. Quella della interminabile, per così dire, guerra tra le città forti contro quelle deboli più piccole, quella tra le regioni e le mortificate Provincie. Mentre troneggia ora Il culto statalista degli Amministratori forse poco colti e scarsamente istruiti, che drenano le vere risorse del territorio o al massimo le ignorano, ecco l'interrogativo di sempre: perché le storiche imprese leaders del nostro territorio non si sono preoccupate della loro funzione sociale e culturale di promozione allo sviluppo dello stesso territorio? Che differenza passerebbe tra un politico ed un imprenditore o manager di grido? Quasi nulla.
Caro dott. Giovanni Ceto se lei, a ragione, si lagna per l'inosservanza di tavoli non concessi ad una onorevole gelateria, cosa dovrebbe dire il sottoscritto delle non omertose-risposte a numerosi progetti di sviluppo del precedente sindaco ed a questo Cascella il quale delega ad un Assessore al ramo ulteriori tali progettazioni di sviluppo, ma le ignora da circa due anni? E che dire dei nostri eroici consiglieri regionali che gareggiano con quelli comunali nel costruire una città di virtuali ed inutili protocolli? Che dire di fatiche e lavori da lungo tempo di carattere storico-scientifici nel ricostruire una identità marinara della città, mentre il Ministero Mibact riconosce una decina di città-borghi marinari pugliesi, ma di Barletta non ha alcuna traccia identificativa? Se nel 2015 con notevole successo, ho indetto a imprenditori, personalità culturali, dello sport ed istituzionali, il Premio Barletta Città Marinara, a chi premiare oggi? Al Ministro della Cultura o qualche imprenditore cinese illuminato? È vero. Siamo giunti al limite del ridicolo e del grottesco.
Tuttavia, il Sindaco Cascella nel mese di febbraio ha finalmente riconosciuto l'identità storico-marinara della gloriosa città di Barletta e si attiva nel sollecitare il dragaggio dei fondali del porto. Ma, ripeto, quando e come implementare dopo mille promesse tale progettualità? E cosa hanno fatto i nostri gloriosi e infaticabili eroi dell'imprenditoria barlettana e consiglieri comunali, provinciali e regionali: sia sui progetti per la riqualificazione delle coste e della blue economy e quindi del turismo di alta quota, sia sui progetti a identità culturale e imprenditoriale su Barletta città marinara?
Cosa in realtà si celerebbe dietro questi severe critiche da giudizio quasi inappellabile? Se l'attacco non fosse di natura politica e diretto in senso unico alla solita Amministrazione di turno, forse meriterebbe un onorevole dibattito. Magari mettendo insieme sindacati, Confindustria e Associazioni datoriali e culturali. Tuttavia il problema della crescita o della decrescita dello sviluppo, anzi il dramma, esiste ed è condiviso da tutti. Mietendo non solo la continua moria di piccole aziende ed esercenti, ma anche un l'esodo di medie e grandi imprese con migliaia di giovani fuori e dall'Italia e ancor più dalle nostre città del sud. Tra nuovi poveri e masse di genti insieme a piccoli e grandi imprenditori e migliaia di famiglie impoverite, il problema vero da tutto è questo: chiunque vada a fare il sindaco, il declino della città sarebbe inarrestabile.
Ma quale sarebbe il vero specifico problema di Barletta? Cosa avrebbe generato l'inarrestabile e ormai storico declino di una tra le più belle e importanti e laboriose città imprenditoriali del Sud e dell'intero Paese? Quali sono i nuovi ostacoli alla libertà della cultura e dello spirito imprenditoriale e del lavoro autonomo? Lo strano paradosso storico non è tanto il partito-nazionale che attanaglia la Nazione, quanto invece lo stesso Paese attenderebbe risposte inevase da città e società locali come Barletta - fucina di idee e laboriosi talenti capaci di inventarsi e attivare un nuovo senso del mercato. Qui pare che la classe dirigente dia responsabilità politica degli Amministratori. E questi a quella imprenditoriale. Insomma, mentre a Roma i litigiosi discutono, Sagunto declina e muore. Intanto andrebbe scoperta l'altra faccia del Sud. Un Sud frammentato nelle istituzioni, nelle sue diverse stato-regioni. Quella della interminabile, per così dire, guerra tra le città forti contro quelle deboli più piccole, quella tra le regioni e le mortificate Provincie. Mentre troneggia ora Il culto statalista degli Amministratori forse poco colti e scarsamente istruiti, che drenano le vere risorse del territorio o al massimo le ignorano, ecco l'interrogativo di sempre: perché le storiche imprese leaders del nostro territorio non si sono preoccupate della loro funzione sociale e culturale di promozione allo sviluppo dello stesso territorio? Che differenza passerebbe tra un politico ed un imprenditore o manager di grido? Quasi nulla.
Caro dott. Giovanni Ceto se lei, a ragione, si lagna per l'inosservanza di tavoli non concessi ad una onorevole gelateria, cosa dovrebbe dire il sottoscritto delle non omertose-risposte a numerosi progetti di sviluppo del precedente sindaco ed a questo Cascella il quale delega ad un Assessore al ramo ulteriori tali progettazioni di sviluppo, ma le ignora da circa due anni? E che dire dei nostri eroici consiglieri regionali che gareggiano con quelli comunali nel costruire una città di virtuali ed inutili protocolli? Che dire di fatiche e lavori da lungo tempo di carattere storico-scientifici nel ricostruire una identità marinara della città, mentre il Ministero Mibact riconosce una decina di città-borghi marinari pugliesi, ma di Barletta non ha alcuna traccia identificativa? Se nel 2015 con notevole successo, ho indetto a imprenditori, personalità culturali, dello sport ed istituzionali, il Premio Barletta Città Marinara, a chi premiare oggi? Al Ministro della Cultura o qualche imprenditore cinese illuminato? È vero. Siamo giunti al limite del ridicolo e del grottesco.
Tuttavia, il Sindaco Cascella nel mese di febbraio ha finalmente riconosciuto l'identità storico-marinara della gloriosa città di Barletta e si attiva nel sollecitare il dragaggio dei fondali del porto. Ma, ripeto, quando e come implementare dopo mille promesse tale progettualità? E cosa hanno fatto i nostri gloriosi e infaticabili eroi dell'imprenditoria barlettana e consiglieri comunali, provinciali e regionali: sia sui progetti per la riqualificazione delle coste e della blue economy e quindi del turismo di alta quota, sia sui progetti a identità culturale e imprenditoriale su Barletta città marinara?