Eventi
Il bordo vertiginoso delle cose e la forza paralizzante della scrittura
Il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio presentato nella terra natale
Barletta - mercoledì 2 aprile 2014
00.45
Paura di guardare le cose da troppo lontano, dal sommo punto del precipizio, dal bassofondo del timore. E' questo quello che colpisce Enrico Vallesi, scrittore di successo, prigioniero della sua gloria. A spiegarlo meglio è l'autore stesso, Gianrico Carofiglio, ospite della sesta provincia della sua Puglia, in particolare a Barletta e ad Andria. Un uomo senza toga da magistrato, senza cravatta da politica, ma presentatosi con il nudo abito dello scrittore che si da al lettore. A farci entrare nel vivo del romanzo, in una libreria andriese, è stato il giornalista Luca Guerra, la cui prelazione si è rivolta al libro e non a chi lo presenta.
Bari, la scrittura, la tentazione di mollare, l'incubo di cadere sono tutte componenti che, per quanto autobiografiche, circondano ogni buon creativo che non trascura se stesso. Enrico Vallesi, infatti, è uno scrittore ancora tecnicamente degno di questo nome, ma psicologicamente inetto a proseguire la sua attitudine. Il turning point ha lo stesso setting di Mattia Pascal: un giornale, un treno e tutto si fa più nitido. Si parte per Bari, si va verso il passato. Ed ecco superato il bordo. La mente torna al successo del libro scritto a vent'anni, al meltingpot barese e all'amore per la professoressa di filosofia del liceo, prestigioso espediente letterario che fa del libro un'opera di formazione.
Unità di misura del romanzo è l'aspettativa. Gli inglesi hanno due termini differenti per indicare l'attesa cronologica (wait) e quella semantica (expect). Noi italiani usiamo il riflessivo ed è proprio qui che scatta la vertigine di Enrico Vallesi. Quel "tu" letterario di un uomo che si specchia e non si piace, di uno che si cerca ma non trova niente, mentre la sensazione del crollo lo assale. La doppia contingenza teorizzata da Luhmann, l'onere del poeta vate del maledetto Rimbaud e il Piccolo Principe che gode dell'attesa sono reperti ritrovati durante la lettura del libro. La voglia di volare si trasforma in paura di cadere ma è quando si decide di allentare il passo nel vuoto che comincia la misera gita nel fitto bosco chiamato "Sestesso".
Bari, la scrittura, la tentazione di mollare, l'incubo di cadere sono tutte componenti che, per quanto autobiografiche, circondano ogni buon creativo che non trascura se stesso. Enrico Vallesi, infatti, è uno scrittore ancora tecnicamente degno di questo nome, ma psicologicamente inetto a proseguire la sua attitudine. Il turning point ha lo stesso setting di Mattia Pascal: un giornale, un treno e tutto si fa più nitido. Si parte per Bari, si va verso il passato. Ed ecco superato il bordo. La mente torna al successo del libro scritto a vent'anni, al meltingpot barese e all'amore per la professoressa di filosofia del liceo, prestigioso espediente letterario che fa del libro un'opera di formazione.
Unità di misura del romanzo è l'aspettativa. Gli inglesi hanno due termini differenti per indicare l'attesa cronologica (wait) e quella semantica (expect). Noi italiani usiamo il riflessivo ed è proprio qui che scatta la vertigine di Enrico Vallesi. Quel "tu" letterario di un uomo che si specchia e non si piace, di uno che si cerca ma non trova niente, mentre la sensazione del crollo lo assale. La doppia contingenza teorizzata da Luhmann, l'onere del poeta vate del maledetto Rimbaud e il Piccolo Principe che gode dell'attesa sono reperti ritrovati durante la lettura del libro. La voglia di volare si trasforma in paura di cadere ma è quando si decide di allentare il passo nel vuoto che comincia la misera gita nel fitto bosco chiamato "Sestesso".