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Il bello e le “bestie” del centro storico di Barletta

Il breve passo tra la narrazione delle bellezze della città e il suo volto peggiore

Passeggiando per il centro storico di Barletta in una assolata mattina di agosto, per una volta liberi da impegni lavorativi, capita di soffermarci dinanzi alle bellezze del borgo marinaro.

Percorrendo quella che anticamente era detta "Strada delle Carrozze" (Via Cialdini), la storia della nostra città si palesa ai nostri occhi in tutto il suo fascino quando il nostro sguardo si ferma presso le chiese di San Ruggiero, Santa Maria della Vittoria e Palazzo Della Marra. Luoghi che, nonostante ci fossero arcinoti, non ci stanchiamo mai di ammirare. Imbocchiamo Via Duomo e poi, attraverso il dedalo di vicoli caratteristici del nostro centro storico, giungiamo dinanzi alla Chiesa di Sant'Andrea sulle cui pareti esterne il "maestro Borgiac" ha lasciato il segno con due delle sue splendide e, a nostro parere, ancora non sufficientemente valorizzate opere.

Purtroppo però, dopo aver narrato di cotanta bellezza, il tempo di imbatterci nella scalinata del cosiddetto "bastione" che il nostro racconto in stile "albertoangiolesco" della nostra città viene bruscamente interrotto dal solito e desolante spettacolo di bottiglie, bicchieri e cannucce sparpagliati ovunque, aiuole comprese, dai soliti ruminanti della Barletta by night.

Mai come in questa tormentata estate 2020 i giovani e la movida sono stati così al centro dell'attenzione. Peccato però che lo sono stati più che altro a causa della questione assembramenti e mascherine, in un dibattito stucchevole che se da un lato vede il classico menefreghismo e allergia alle regole, dall'altro vede veri e propri ultras del virus spesso sapientemente aizzati dai cosiddetti grandi media nell'ambito del solito Guelfi versus Ghibellini della politica italiana.

Naturalmente non una parola invece sul solito tappeto di bicchieri di plastica, di bottiglie di vetro, di chiazze d'urina e di vomito che ogni santo giorno si presenta dinanzi agli operatori Bar.S.A., lungo quello che dovrebbe essere il salotto buono della nostra città. Un malcostume che ci siamo persino stancati di documentare ogni anno, ogni estate, ogni notte, ogni giorno.

E questo, come non ci stancheremo mai di ripetere, non è altro che il risultato di anni ed anni in cui si è confuso il fenomeno della sbornia a chilometro zero con il cosiddetto sviluppo turistico di Barletta.

Davvero un peccato per una città potenzialmente stupenda come Barletta, ma che a causa di anni di "vivere alla giornata" di molta della sua classe dirigente e, spiace dirlo, di una atavica inciviltà di una minoranza non irrilevante di cittadini, rischia di restare un'eterna incompiuta.
10 fotoIl bello e le “bestie” del centro storico barlettano
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