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Governo, duplicata la durata dei permessi di soggiorno

A breve l'arrivo decreto ora ufficializzato, si attende più informatizzazione. Insomma tasse per tutti, ma non per gli immigrati

Un sogno che si credeva avverato quello di dire addio alle via crucis tra gli uffici pubblici per l'ottenimento del permesso di soggiorno con l'entrata in vigore le nuove norme sulla documentazione amministrativa lo scorso primo gennaio. Le nuove norme prevedono, tra le altre cose, che gli uffici pubblici non rilascino più certificati da utilizzare in altri uffici pubblici, perché le informazioni che contengono sono già note alla Pubblica Amministrazione. Deduttivamente si da più spazio all'autocertificazione.

Peccato che ai sognatori siano state presto tarpate le ali da una circolare del ministero dell'Interno risalente a qualche settimana fa nella quale si specifica la modifica solo di alcuni passaggi del Testo Unico sulla documentazione amministrativa, lasciando invariato l'articolo 3 che prevede che "i cittadini di stati non appartenenti all'Unione regolarmente soggiornanti in Italia, possono utilizzare le dichiarazioni sostitutive […]fatte salve le speciali disposizioni contenute nelle leggi e nei regolamenti concernenti la disciplina dell'immigrazione e la condizione dello straniero". Essenzialmente, criteri di autocertificazione validi per tutti eccetto che per gli stranieri che dovranno continuare la dolente via crucis agli sportelli immigrati rallegrata da ritardi inspiegabili e lentezze burocratiche che rendono umiliante per gli stranieri la richiesta di certificati, permessi, documenti.

In compenso, sarà quasi un piacere farle dato che si sarà regolari per una doppia durata, come riferito dall'esecutivo del Governo. Il provvedimento vociferato dai più da alcune settimane, è stato ufficializzato negli ultimi giorni e permetterà di dilatare la presenza in Italia dell'immigrato, raddoppio del permesso si tradurrà in un risparmio di contributo di ottanta euro pagato una volta in meno: il documento avrà una validità fino a due anni. Una "soluzione equilibrata".

Il governo ha valutato anche l'ipotesi di tagliare altri costi del documento, quali i 30 euro dovuti per il servizio di Poste Italiane, ma la cosa non è stata ritenuta fattibile. Tuttavia, prossimamente in arrivo i risultati delle richieste avanzate in un unanime coro allo scorso 'MutandaDay', messo in atto per cancellare una tassa razzista quale a tassa di soggiorno, ossia il contributo - da 80 a 200 euro - dovuto per il rilascio del documento dopo l'entrata in vigore del decreto Maroni-Tremonti dello scorso 30 gennaio. «Siamo disposti a cedere anche queste, tutto quello che ci è rimasto pur di salvare la nave Italia sulla quale ci siamo anche noi emigranti ma alla tassa sul permesso di soggiorno diciamo no.» Così parlavano agitando le mutande portate per l'occasione, ora soddisfatti per un bilancio così positivo. Tasse dilaganti per tutti, insomma, ma non per gli immigrati.
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