
Attualità
Giuseppe De Nittis, l'Ofanto e l'infinito azzurro
La riflessione del professor Giuseppe Lagrasta in occasione delle Giornata Mondiale della Natura
Barletta - lunedì 3 marzo 2025
19.58 Comunicato Stampa
Il 3 marzo 2025, ricorre la Giornata Mondiale della Natura, e nell'occasione, il Prof. Giuseppe Lagrasta, Presidente del Comitato della Società Italiana Dante Alighieri di Barletta, ricorda in una nota critica l'opera L'Ofantino (1866).
L'ecologia figurativa, nasce dall'incontro tra letteratura, pittura, natura, paesaggio e studio delle relazioni umane. Attraverso le narrazioni umane e naturali, ma anche antropologiche e storico – culturali, che scaturiscono dalla lettura ricavata dell'intreccio di emozioni, passioni, e riflessioni rivisitate alla luce delle immagini pittoriche e della parola-metafora. Le figure che abitano l'opera "LOfantino" di Giuseppe De Nittis, raccontano dell'ambiente naturale, del contesto storico, sociale e relazionale, attraverso la cifra simbolica dell'ecologia figurativa, che l'artista descrive con la sua palette colorata e immaginifica.
L'opera "L'Ofantino" (1866, fonte: Parco Naturale Regionale Fiume Ofanto), racconta un orizzonte vasto, un universo che si specchia nel gioco quotidiano degli eventi; un movimento naturale, tra persone, accadimenti, e le donne che lavorano, al centro della riflessione denittisiana, al lavatoio, mentre un uomo scruta gli orizzonti. E qual'e il sentire? Osservare, poggiato a un muro a secco, per leggere l'alfabeto del cielo o il passaggio degli uccelli, oppure, in una terra di gravi siccità è in attesa della pioggia, la pioggia salvifica, che nutre la terra è dona raccolti? E la donna, che con intensità profonda, osserva il cielo, quali pensieri, quali immagini la coinvolgono così pensosa? È un momento di muto dialogo e, Giuseppe De Nittis, in quest'opera, marca la metafora dell'attesa mentre la natura si anima vive anima e protegge la vita umana.
L'uomo e la donna, osservano gli orizzonti, in attesa di un evento, di un movimento, dell'arrivo di qualcuno, di qualcosa. E in questa tela, Giuseppe de Nittis comunica il senso ultimo di un Alfabeto etico dell'operosità e dell'impegno e dell'azione umana, sempre, in relazione al lavoro, ma con l'ansia di un movimento, di un desiderio, che, d'improvviso, accada qualcosa. Un'opera sull'etica del lavoro, di donne e uomini impegnati in un'unica direzione.
Ascoltare la natura, leggere la natura, collaborare mentre a due passi, l'Ofanto scorre, lieve lieve e isogni, i sogni umani? Sono ombre di desideri, inappagati, sono tracce di una volizione fragile e dispendiosa, sono i colori dell'anima, sempre pronta a perdonare. L'attesa, l'immobilità tra lo stare fermi e il muoversi o l'andare, rappresentano il movimento interiore delle donne e degli uomini che abitano l'opera "L'Ofantino". Tali emozionisono il lievito che nutre i personaggi di questo lavoro denittisiano, e consentono di sottolineare, come i temi marcati dal pittore barlettano, rinnovino motivi di riflessione di cogente attualità. Così, l'ecologia figurativa, incontra il pensiero narrativo, che tra loro intrecciati, descrivono la natura e l'umanità che vi abita, con le emozioni che esprimono, in sé e per sé, un mondo interiore di Giuseppe De Nittis, da esplorare e da raccontare.
La luce che l'opera "L' Ofantino" emana, è luce di mistero, che rappresenta un velo, quasi a protezione di un evento, che possa accadere da un momento all'altro e che rischia, in un attimo, di svanire nella caducità del tempo. Invece, un velo magico e invisibile, proteggi gli amori e i colori, di un mattino vissuto sulle rive dell'Ofanto. E così siamo avvolti dell'infinito azzurro del cielo, quel cielo azzurro infinito che soltanto De Nittisesprime, con una valenza poetica indicibile, comunica che non bastano le parole ma serve il cuore, per sentire l'eternità che il colore azzurro, promana. E nel silenzio dell'attesa, l'operositàdella natura, che vive e vince, sull'umana immobilità.
L'opera, "L'Ofantino" rappresenta una " tela della memoria" denittisiana, che si riflette nello specchio del tempo naturale e del tempo sociale, offrendo luce al racconto visivo, in cui la parola incontra la vita dell'immagine pittorica e l'immagine pittorica s'intreccia al midollo di leone di cui si nutre la parola visiva.Midollo dei colori e midollo delle immagini, cifre simboliche che rappresentano la tela della memoria giovanile di DeNittis, memoria intensiva, vitale, riflessiva, memoria visiva che incontra la natura per andare oltre, immaginando e desiderando che oltre la città adolescente, visibile e invisibile, ci sono altre città come Napoli, Firenze, Parigi, Londra e l'infinito azzurro della vita.
L'ecologia figurativa, nasce dall'incontro tra letteratura, pittura, natura, paesaggio e studio delle relazioni umane. Attraverso le narrazioni umane e naturali, ma anche antropologiche e storico – culturali, che scaturiscono dalla lettura ricavata dell'intreccio di emozioni, passioni, e riflessioni rivisitate alla luce delle immagini pittoriche e della parola-metafora. Le figure che abitano l'opera "LOfantino" di Giuseppe De Nittis, raccontano dell'ambiente naturale, del contesto storico, sociale e relazionale, attraverso la cifra simbolica dell'ecologia figurativa, che l'artista descrive con la sua palette colorata e immaginifica.
L'opera "L'Ofantino" (1866, fonte: Parco Naturale Regionale Fiume Ofanto), racconta un orizzonte vasto, un universo che si specchia nel gioco quotidiano degli eventi; un movimento naturale, tra persone, accadimenti, e le donne che lavorano, al centro della riflessione denittisiana, al lavatoio, mentre un uomo scruta gli orizzonti. E qual'e il sentire? Osservare, poggiato a un muro a secco, per leggere l'alfabeto del cielo o il passaggio degli uccelli, oppure, in una terra di gravi siccità è in attesa della pioggia, la pioggia salvifica, che nutre la terra è dona raccolti? E la donna, che con intensità profonda, osserva il cielo, quali pensieri, quali immagini la coinvolgono così pensosa? È un momento di muto dialogo e, Giuseppe De Nittis, in quest'opera, marca la metafora dell'attesa mentre la natura si anima vive anima e protegge la vita umana.
L'uomo e la donna, osservano gli orizzonti, in attesa di un evento, di un movimento, dell'arrivo di qualcuno, di qualcosa. E in questa tela, Giuseppe de Nittis comunica il senso ultimo di un Alfabeto etico dell'operosità e dell'impegno e dell'azione umana, sempre, in relazione al lavoro, ma con l'ansia di un movimento, di un desiderio, che, d'improvviso, accada qualcosa. Un'opera sull'etica del lavoro, di donne e uomini impegnati in un'unica direzione.
Ascoltare la natura, leggere la natura, collaborare mentre a due passi, l'Ofanto scorre, lieve lieve e isogni, i sogni umani? Sono ombre di desideri, inappagati, sono tracce di una volizione fragile e dispendiosa, sono i colori dell'anima, sempre pronta a perdonare. L'attesa, l'immobilità tra lo stare fermi e il muoversi o l'andare, rappresentano il movimento interiore delle donne e degli uomini che abitano l'opera "L'Ofantino". Tali emozionisono il lievito che nutre i personaggi di questo lavoro denittisiano, e consentono di sottolineare, come i temi marcati dal pittore barlettano, rinnovino motivi di riflessione di cogente attualità. Così, l'ecologia figurativa, incontra il pensiero narrativo, che tra loro intrecciati, descrivono la natura e l'umanità che vi abita, con le emozioni che esprimono, in sé e per sé, un mondo interiore di Giuseppe De Nittis, da esplorare e da raccontare.
La luce che l'opera "L' Ofantino" emana, è luce di mistero, che rappresenta un velo, quasi a protezione di un evento, che possa accadere da un momento all'altro e che rischia, in un attimo, di svanire nella caducità del tempo. Invece, un velo magico e invisibile, proteggi gli amori e i colori, di un mattino vissuto sulle rive dell'Ofanto. E così siamo avvolti dell'infinito azzurro del cielo, quel cielo azzurro infinito che soltanto De Nittisesprime, con una valenza poetica indicibile, comunica che non bastano le parole ma serve il cuore, per sentire l'eternità che il colore azzurro, promana. E nel silenzio dell'attesa, l'operositàdella natura, che vive e vince, sull'umana immobilità.
L'opera, "L'Ofantino" rappresenta una " tela della memoria" denittisiana, che si riflette nello specchio del tempo naturale e del tempo sociale, offrendo luce al racconto visivo, in cui la parola incontra la vita dell'immagine pittorica e l'immagine pittorica s'intreccia al midollo di leone di cui si nutre la parola visiva.Midollo dei colori e midollo delle immagini, cifre simboliche che rappresentano la tela della memoria giovanile di DeNittis, memoria intensiva, vitale, riflessiva, memoria visiva che incontra la natura per andare oltre, immaginando e desiderando che oltre la città adolescente, visibile e invisibile, ci sono altre città come Napoli, Firenze, Parigi, Londra e l'infinito azzurro della vita.