
Eventi
Giorno del ricordo, una riflessione di Roberto Tarantino
La nota del rappresentante dell'Anpi di Barletta
Barletta - giovedì 13 febbraio 2025
10.39
«Lo scorso 5 febbraio l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia ha lanciato un appello affinché fosse ristabilita la verità storica e pienamente attuata la legge istitutiva del Giorno del Ricordo. L'articolo 1 chiarisce, al di là di ogni dubbio, l'ambito e il senso della legge n. 92 del 20 marzo 2004: "La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Così Roberto Tarantino in rappresentanza dell'Anpi Barletta.
«Finalità della legge è, pertanto, compiere un doveroso atto di giustizia nei confronti delle vittime dell'atrocità dell'infoibamento e della tragedia dell'esodo ma, nel contempo, impone una dovuta ricostruzione dell'articolata vicenda che interessò quelle zone anche prima del biennio 1943/45: l'italianizzazione forzata di quelle terre, le violenze nei confronti della popolazione civile jugoslava, la distruzione di interi villaggi, l'appoggio ai movimenti collaborazionisti degli ustascia croati e dei cetnici serbi, la costruzione di campi di concentramento italiani dove furono reclusi circa 100mila civili jugoslavi e dove si contarono migliaia di morti a causa del freddo, della fame, di malattie…
Ciò nonostante, in occasione di tantissime delle celebrazioni si è fatto e si continua a fare riferimento esclusivamente alle due grandi tragedie: le foibe e l'esodo con narrazioni che spesso prescindono da qualsiasi contestualizzazione, con ciò tradendo lo spirito e la lettera della legge che esplicitamente richiama la memoria "della più complessa vicenda del confine orientale" e ostacolando un'opportuna riflessione storica che porti al reciproco rispetto tra Paesi europei e che vada nella direzione di una memoria transnazionale che tenga anche conto delle diverse "memorie".
In controtendenza con tale orientamento, l'ottima cerimonia organizzata dalla Prefettura di Barletta Andria Trani e le relazioni del presidente dell'Istituto per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea, Vito Antonio Leuzzi e del referente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Rocco Saldutti, figlio di esuli da Fiume, che hanno efficacemente sottolineato e descritto compiutamente l'ampio contesto nel quale tutto avvenne, oltre a ribadire quanto la Puglia sia stata "terra di accoglienza" dei profughi.
Per ciò che concerne Barletta, poi, anche quest'anno sono ricomparsi i 20 presunti infoibati barlettani: uno scarno elenco di soli nomi senza alcun altro necessario elemento identificativo (data di nascita o altro) che consenta una sicura individuazione delle persone e senza alcun riferimento alle fonti che permettano di accertare che, veramente, si tratti di infoibati.
La Storia, anche nel suo uso pubblico (il racconto, la narrazione di fatti della Storia) non dovrebbe prescindere dal rispetto di criteri, propri degli storici di professione, che garantiscano veridicità e attendibilità agli eventi raccontati.
Per la prima volta l'elenco apparve sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 10 febbraio 2014: già in quell'articolo non era presente alcun dato identificativo delle persone citate, né alcun riferimento alle fonti. (vedi https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/528958/tragedia-delle-foibe-marmo-questo-e-lelenco-delle-vittime-pugliesi-introna-in-puglia-accolti-4mila-profughi-istriani.html).
Le stesse persine vengono citate in alcuni siti dedicati alle vittime della Repubblica Sociale Italiana che riportano, nei rispettivi elenchi, i nomi di quei Barlettani e anche di altri nostri concittadini morti in quelle zone e in quel periodo in circostanze le più diverse (vedi "Albo caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana della Fondazione della R.S.I." e "Elenco Livio Valentini dei caduti della Repubblica Sociale Italiana del Gruppo ricerca storica L'altra verità"). Per nessuno dei Barlettani riportati in tali elenchi si parla di un loro infoibamento.
Tra i 20 Barlettani che vengono definiti "barbaramente trucidati nelle foibe" due hanno addirittura ricevuto dallo Stato la qualifica di "partigiano caduto": sono Francesco Del Vecchio nato a Barletta il 15/7/1921 e fucilato dai nazisti a Udine il 9 aprile 1945 (vedi https://www.anpibat.it/il-partigiano-barlettano-ucciso-allalba-della-primavera/ e https://partigianiditalia.cultura.gov.it/persona/?id=5bf7e46039112f2724582a97 e Francesco Antonucci, nato a Barletta il 5 ottobre 1927 e morto in combattimento contro i nazifascisti l'8 febbraio 1945 (vedi https://partigianiditalia.cultura.gov.it/persona/?id=5bf7e1bf39112f272457bd83).
La tragedia delle foibe e dell'esodo da quelle terre martoriate rappresenta una pagina nera della Storia: chiunque la racconti con intenti negazionistici o riduzionistici, al pari di chi aggiunga storielle alla Storia si macchia di una colpa grave, soprattutto quando ad ascoltare o a leggere sono ragazze e ragazzi che hanno diritto e meritano ben altra onestà e correttezza».
«Finalità della legge è, pertanto, compiere un doveroso atto di giustizia nei confronti delle vittime dell'atrocità dell'infoibamento e della tragedia dell'esodo ma, nel contempo, impone una dovuta ricostruzione dell'articolata vicenda che interessò quelle zone anche prima del biennio 1943/45: l'italianizzazione forzata di quelle terre, le violenze nei confronti della popolazione civile jugoslava, la distruzione di interi villaggi, l'appoggio ai movimenti collaborazionisti degli ustascia croati e dei cetnici serbi, la costruzione di campi di concentramento italiani dove furono reclusi circa 100mila civili jugoslavi e dove si contarono migliaia di morti a causa del freddo, della fame, di malattie…
Ciò nonostante, in occasione di tantissime delle celebrazioni si è fatto e si continua a fare riferimento esclusivamente alle due grandi tragedie: le foibe e l'esodo con narrazioni che spesso prescindono da qualsiasi contestualizzazione, con ciò tradendo lo spirito e la lettera della legge che esplicitamente richiama la memoria "della più complessa vicenda del confine orientale" e ostacolando un'opportuna riflessione storica che porti al reciproco rispetto tra Paesi europei e che vada nella direzione di una memoria transnazionale che tenga anche conto delle diverse "memorie".
In controtendenza con tale orientamento, l'ottima cerimonia organizzata dalla Prefettura di Barletta Andria Trani e le relazioni del presidente dell'Istituto per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea, Vito Antonio Leuzzi e del referente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Rocco Saldutti, figlio di esuli da Fiume, che hanno efficacemente sottolineato e descritto compiutamente l'ampio contesto nel quale tutto avvenne, oltre a ribadire quanto la Puglia sia stata "terra di accoglienza" dei profughi.
Per ciò che concerne Barletta, poi, anche quest'anno sono ricomparsi i 20 presunti infoibati barlettani: uno scarno elenco di soli nomi senza alcun altro necessario elemento identificativo (data di nascita o altro) che consenta una sicura individuazione delle persone e senza alcun riferimento alle fonti che permettano di accertare che, veramente, si tratti di infoibati.
La Storia, anche nel suo uso pubblico (il racconto, la narrazione di fatti della Storia) non dovrebbe prescindere dal rispetto di criteri, propri degli storici di professione, che garantiscano veridicità e attendibilità agli eventi raccontati.
Per la prima volta l'elenco apparve sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 10 febbraio 2014: già in quell'articolo non era presente alcun dato identificativo delle persone citate, né alcun riferimento alle fonti. (vedi https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/528958/tragedia-delle-foibe-marmo-questo-e-lelenco-delle-vittime-pugliesi-introna-in-puglia-accolti-4mila-profughi-istriani.html).
Le stesse persine vengono citate in alcuni siti dedicati alle vittime della Repubblica Sociale Italiana che riportano, nei rispettivi elenchi, i nomi di quei Barlettani e anche di altri nostri concittadini morti in quelle zone e in quel periodo in circostanze le più diverse (vedi "Albo caduti e dispersi della Repubblica Sociale Italiana della Fondazione della R.S.I." e "Elenco Livio Valentini dei caduti della Repubblica Sociale Italiana del Gruppo ricerca storica L'altra verità"). Per nessuno dei Barlettani riportati in tali elenchi si parla di un loro infoibamento.
Tra i 20 Barlettani che vengono definiti "barbaramente trucidati nelle foibe" due hanno addirittura ricevuto dallo Stato la qualifica di "partigiano caduto": sono Francesco Del Vecchio nato a Barletta il 15/7/1921 e fucilato dai nazisti a Udine il 9 aprile 1945 (vedi https://www.anpibat.it/il-partigiano-barlettano-ucciso-allalba-della-primavera/ e https://partigianiditalia.cultura.gov.it/persona/?id=5bf7e46039112f2724582a97 e Francesco Antonucci, nato a Barletta il 5 ottobre 1927 e morto in combattimento contro i nazifascisti l'8 febbraio 1945 (vedi https://partigianiditalia.cultura.gov.it/persona/?id=5bf7e1bf39112f272457bd83).
La tragedia delle foibe e dell'esodo da quelle terre martoriate rappresenta una pagina nera della Storia: chiunque la racconti con intenti negazionistici o riduzionistici, al pari di chi aggiunga storielle alla Storia si macchia di una colpa grave, soprattutto quando ad ascoltare o a leggere sono ragazze e ragazzi che hanno diritto e meritano ben altra onestà e correttezza».