Politica
Festa del Pd a Barletta, Filippo Caracciolo: «Io ci sono andato e vi spiego il perché»
Il consigliere regionale del Pd: «Preferisco il confronto ai veleni». «C'è bisogno di ritrovarci intorno ad un progetto comune di città»
Barletta - lunedì 24 settembre 2012
15.58
Sembra volare alto il consigliere regionale Filippo Caracciolo in questa "dedica" al collega consigliere Ruggiero Mennea che, però, chissà perchè, mai nomina. Sotterrra l'ascia della bieca politica da scelto paciere e poi addossa responsabilità amministrative allo sballottato Maffei. Una nota facile da interpretare e da leggere nella quale traspare inesorabile la perseverante, inaccettabile acredine personale e politica in cui la Barletta del PD naviga senza timone. Noi aggiungiamo che hanno perso tutti e stanno rendendosi conto della diserzione a qualsiasi incontro dei cittadini intelligenti. L'icona che proponiamo la dice tutta sulla disaffezione al governo cittadino e al Partito Democratico.
«Tutti criticano Grillo, ma il populismo di taluni politici fa soltanto un baffo al comico genovese. Di certi politici si potrebbero sistematicamente anticipare le dichiarazioni. Sembrano telecomandante. E naturalmente sono tutte in linea con la convenienza del momento. Un esempio? L'inchiesta che mi vede coinvolto. C'è una richiesta di rinvio a giudizio: un mio collega invoca prese di posizione dei vertici del nostro partito, invoca provvedimenti, accusa gli altri di omertà e comodo garantismo. Poi però vai a leggere le sue dichiarazioni su altri casi analoghi e ti accorgi che lì, invece, brilla proprio per garantismo. E allora, caro collega, dicci una volta per tutte: chi riceve una richiesta di rinvio a giudizio (ma anche un rinvio a giudizio) è già da condannare? Può o non può stare in un partito? Io l'ho detto e lo ripeto: non temo di essere giudicato da un giudice, anzi lo auspico, perché sono certo di non aver commesso reati e voglio che sia un giudice a sentenziarlo. Posso però anticipare sin d'ora che in caso di condanna definitiva mi dimetterò da ogni carica istituzionale. Ad ogni buon conto, io credo non sia consentito a nessuno calunniare e gettare ombre sul partito e sui suoi iscritti, tantomeno a chi ha utilizzato il partito e i suoi iscritti per raggiungere posizioni privilegiate.
Ma torniamo al populismo di taluni politici. Anzi, più che populismo la definirei proprio convenienza del momento. Ho letto che un collega ha dichiarato che non avrebbe partecipato alla festa democratica perché non c'è nulla da festeggiare. Vero, verissimo. Ma è da un po' di anni che non c'è nulla da festeggiare, eppure mi sembra che in passato il collega non la pensasse allo stesso modo. Io invece alla festa del mio partito ci sono andato. Anche perché si chiama festa, ma altro non è che un momento di confronto, anche aspro, su tematiche importanti, come il lavoro, le scelte strategiche per la città, i diritti civili, la sostenibilità ambientale, università e ricerca. E così è stato nello scorso week-end e a questo proposito voglio ringraziare chi si è prodigato per organizzare la Festa Democratica, dal segretario cittadino Stefano Chiarello, a tutti gli iscritti che hanno collaborato e alle decine di volontari che si sono impegnati per la buona riuscita della manifestazione. Il confronto è il sale della democrazia, ma evidentemente c'è chi ritiene di essere al di sopra di tutti. E soprattutto ritiene che voltando le spalle al suo partito e alle figure istituzionali democraticamente elette possa accaparrarsi le simpatie della gente, stanca (giustamente) di una politica che, complici i populisti come Grillo ed altri personaggi minori, appare sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini.
C'è una cosa, invece, su cui sono d'accordo con un mio collega: Barletta vive una difficile situazione politico-amministrativa. Qui però casca l'asino: la colpa ora non è più di Maffei, come invece diceva fino a qualche mese fa e, duramente, prima delle ultime elezioni, la colpa ora è di un gruppo di potere che pone costantemente gli aut aut al sindaco. Ma mi chiedo: se il collega è a conoscenza dell'esistenza di questo gruppo di potere, perché invece di far immaginare chissà quale scenario ai cittadini (che peraltro non sono stupidi) non si rivolge agli organi competenti e, carte alla mano, non presenta un bel esposto, con tanto di firma in calce? C'è chi usa le parole come pietre, ma poi, al momento opportuno, nasconde la mano.
Io penso che la situazione di Barletta sia sotto gli occhi di tutti e che il principale responsabile sia il sindaco. Ma il problema oggi non è questo. Io credo sia arrivato il momento di deporre le armi, di chiudere la stagione dei veleni e di aprire quella di collaborazione. Barletta ha bisogno di tutti per uscire da questa situazione. Dobbiamo necessariamente collaborare se vogliamo dare una svolta alla nostra città, se vogliamo realmente cambiare le cose. Io credo che non sia tutto da buttare: c'è bisogno solo di ritrovarci intorno ad un progetto comune di città. Io personalmente sono pronto a fare la mia parte e l'ho detto a chiare lettere proprio durante la Festa Democratica. Bisogna voltare definitivamente pagina, spero che altri siano disposti a collaborare nell'esclusivo interesse di Barletta e dei barlettani».
«Tutti criticano Grillo, ma il populismo di taluni politici fa soltanto un baffo al comico genovese. Di certi politici si potrebbero sistematicamente anticipare le dichiarazioni. Sembrano telecomandante. E naturalmente sono tutte in linea con la convenienza del momento. Un esempio? L'inchiesta che mi vede coinvolto. C'è una richiesta di rinvio a giudizio: un mio collega invoca prese di posizione dei vertici del nostro partito, invoca provvedimenti, accusa gli altri di omertà e comodo garantismo. Poi però vai a leggere le sue dichiarazioni su altri casi analoghi e ti accorgi che lì, invece, brilla proprio per garantismo. E allora, caro collega, dicci una volta per tutte: chi riceve una richiesta di rinvio a giudizio (ma anche un rinvio a giudizio) è già da condannare? Può o non può stare in un partito? Io l'ho detto e lo ripeto: non temo di essere giudicato da un giudice, anzi lo auspico, perché sono certo di non aver commesso reati e voglio che sia un giudice a sentenziarlo. Posso però anticipare sin d'ora che in caso di condanna definitiva mi dimetterò da ogni carica istituzionale. Ad ogni buon conto, io credo non sia consentito a nessuno calunniare e gettare ombre sul partito e sui suoi iscritti, tantomeno a chi ha utilizzato il partito e i suoi iscritti per raggiungere posizioni privilegiate.
Ma torniamo al populismo di taluni politici. Anzi, più che populismo la definirei proprio convenienza del momento. Ho letto che un collega ha dichiarato che non avrebbe partecipato alla festa democratica perché non c'è nulla da festeggiare. Vero, verissimo. Ma è da un po' di anni che non c'è nulla da festeggiare, eppure mi sembra che in passato il collega non la pensasse allo stesso modo. Io invece alla festa del mio partito ci sono andato. Anche perché si chiama festa, ma altro non è che un momento di confronto, anche aspro, su tematiche importanti, come il lavoro, le scelte strategiche per la città, i diritti civili, la sostenibilità ambientale, università e ricerca. E così è stato nello scorso week-end e a questo proposito voglio ringraziare chi si è prodigato per organizzare la Festa Democratica, dal segretario cittadino Stefano Chiarello, a tutti gli iscritti che hanno collaborato e alle decine di volontari che si sono impegnati per la buona riuscita della manifestazione. Il confronto è il sale della democrazia, ma evidentemente c'è chi ritiene di essere al di sopra di tutti. E soprattutto ritiene che voltando le spalle al suo partito e alle figure istituzionali democraticamente elette possa accaparrarsi le simpatie della gente, stanca (giustamente) di una politica che, complici i populisti come Grillo ed altri personaggi minori, appare sempre più lontana dalle esigenze dei cittadini.
C'è una cosa, invece, su cui sono d'accordo con un mio collega: Barletta vive una difficile situazione politico-amministrativa. Qui però casca l'asino: la colpa ora non è più di Maffei, come invece diceva fino a qualche mese fa e, duramente, prima delle ultime elezioni, la colpa ora è di un gruppo di potere che pone costantemente gli aut aut al sindaco. Ma mi chiedo: se il collega è a conoscenza dell'esistenza di questo gruppo di potere, perché invece di far immaginare chissà quale scenario ai cittadini (che peraltro non sono stupidi) non si rivolge agli organi competenti e, carte alla mano, non presenta un bel esposto, con tanto di firma in calce? C'è chi usa le parole come pietre, ma poi, al momento opportuno, nasconde la mano.
Io penso che la situazione di Barletta sia sotto gli occhi di tutti e che il principale responsabile sia il sindaco. Ma il problema oggi non è questo. Io credo sia arrivato il momento di deporre le armi, di chiudere la stagione dei veleni e di aprire quella di collaborazione. Barletta ha bisogno di tutti per uscire da questa situazione. Dobbiamo necessariamente collaborare se vogliamo dare una svolta alla nostra città, se vogliamo realmente cambiare le cose. Io credo che non sia tutto da buttare: c'è bisogno solo di ritrovarci intorno ad un progetto comune di città. Io personalmente sono pronto a fare la mia parte e l'ho detto a chiare lettere proprio durante la Festa Democratica. Bisogna voltare definitivamente pagina, spero che altri siano disposti a collaborare nell'esclusivo interesse di Barletta e dei barlettani».