Giuseppe Lagrasta
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La città

Eugenio Montale. Il mestiere di vivere, il mestiere di scrivere (prima parte)

Dialogo immaginario con un giovane poeta, di Giuseppe Lagrasta, scrittore e saggista

Nel 1925 Eugenio Montale pubblicava la raccolta di poesie "Ossi di seppia", opera fondamentale del poeta ligure che nel 1975 è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura. A cent'anni dalla pubblicazione di "Ossi di seppia", ricordiamo Eugenio Montale, con un dialogo immaginario del prof. Giuseppe Lagrasta, che racconta i temi emergenti della poesia montaliana e i processi creativi legati alla sua poetica.

Giovane poeta: Buon giorno Maestro, la ringrazio per aver accettato di fare un'intervista. Sappiamo che lei in merito alle interviste è molto parco e ne rilascia pochissime. Grazie. Le chiedo, per cominciare, perché si scrivono poesie?

Montale: Intanto non mi piace essere chiamato maestro, ma oggi, te lo concedo. Ti vedo così preoccupato ed emozionato che ti invito a stare più tranquillo. Comunque, tornando alla tua domanda, devo dire che è difficile sia definire che cos'è la poesia sia individuare le fonti dove la stessa nasce. Difficile dirlo in poche parole.

Giovane poeta: Sì, in effetti, sarà necessario toccare diversi punti nodali del come e perché si scrivono poesie.

Montale: Vediamo. Si scrivono poesie perché si ha bisogno di comunicare, di condividere, di partecipare. Di catturare il senso del transitorio. Si scrive per sopportare e addomesticare la paura della morte. Si scrive per raccontare l'urgenza dei sogni che percuotono la mente.
Giovane poeta: Si scrive per mettersi alla prova, per giocare con le passioni che ci annunciano i segreti della camera delle meraviglie.

Montale: Sì, la camera delle meraviglie, certo, ma anche il vento che nel cuore soffia, il morso secreto e la pena invisibile. Ma si scrive per interrogare l'oracolo che pone, inavvertitamente, le sue profezie sul nodo scorsoio delle ore e il poeta, avvicinandosi a quel nodo scorsoio, rischiando di ferirsi, dovrà raccogliere le parole che debordano dall'ombra. Si scrive anche per dare bilanciamento alla vita dei sentimenti e delle passioni e anche per dare supporto alla propria esistenza.
Giovane poeta: In che modo è possibile trovare rimedio e dare equilibrio alla propria esistenza agganciando a volo le parole che debordano dall'ombra del nodo scorsoio?

Montale: Ci sono momenti della vita in cui a una certa ora del giorno, fantasmi dispettosi ci vengono incontro, spettri, ombre sconosciute, maschere oscene, ci inquietano. Sono momenti quelli in cui occorre reggere l'urto, controllare la paura, gestire il disagio lottando con le ombre della sera. Ecco che appare il nodo scorsoio, quel nodo che avvolge nei suoi labirinti le parole sconosciute che diverranno, forse romanzo poetico.
Giovane poeta: Quali sarebbero i protagonisti di questo suo romanzo poetico?

Montale: Le emozioni che tratteggiano il teatro della vita quotidiana, le storie d'una vita frammentaria, l'infelicità senza desideri, le paure inconfessabili e le passioni più segrete. E poi, vento, nubi, luci, suoni, acque, piante, alberi e segrete storie d'amore.
Giovane poeta: E gli "Ossi di seppia"?

Montale: Quando ho scritto alcune poesie raccolte in "Ossi di seppia", ho descritto il male di vivere che mi opprimeva, il disagio della quotidianità, la condizione esistenziale che non mostrava nessuna via d'uscita. E l'aridità delle ore vissute le ho comparate al paesaggio aspro e ossuto della mia terra, la Liguria. "Ossi di seppia" è un libro di interrogazioni.
Giovane poeta: Partire dunque, dal paesaggio interiore e scavare fino in fondo in modo da poter comparare la natura dell'esperienza e interrogarsi sui frammenti scaturiti dall'autobiografia segreta?

Montale: Ogni poeta possiede una sua segreta autobiografia. La mia poesia descrive la mia esperienza, scaturita nel corso del tempo. E l'autobiografia segreta si alimenta di riflessi balenanti nel buio.
Giovane poeta: Invece quando mi accade di scrivere, sento il desiderio di parlare della mia città, della natura che mi circonda, del mare Adriatico, del Fiume Ofanto, delle nuvole, delle zolle di terra nera, dei granelli di sabbia che mi parlano di clessidre.

Montale: E' impossibile definire se la strada intrapresa sia quella giusta. Ma il paesaggio, la natura, hanno comunicato sempre emozioni ineluttabili e provvisorie sia sulla vita emotiva che sulla vita quotidiana. Non so cosa dirti di preciso. Confermo che per me la natura è stata la bussola che mi ha orientato nel corso dei giorni.
Giovane poeta: E dopo la natura e il mare e il paesaggio aspro e desolato?

Montale: Dopo, dopo? Ho scelto di convivere con poeti e poetesse, leggendo e studiando le loro opere e mi sono trasferito a Firenze. Caro giovane poeta, per scrivere poesie occorre conoscere ciò che hanno scritto gli altri poeti e confrontarsi. Occorre studiare e leggere i grandi classici.
Giovane poeta: Studiare e leggere, approfondire e conoscere altri linguaggi, altre esperienze di scrittura poetica. Ascoltando il cuore, leggendo le cifre della luna e del mare.

Montale: Certo, ascoltare la natura aiuta, guarisce tante cicatrici. E' molto evidente, quando leggiamo testi di autori improvvisati, la mancanza del mestiere di scrivere. Manca la mente musicale e le figure inquiete dei giorni. E così non si rispettano i lettori. Esiste il mestiere di vivere che aiuta ad apprendere il mestiere di scrivere.
Giovane poeta: Come si apprende il mestiere di scrivere?

Montale: Vivere, vivere, lottare per essere liberi e per essere responsabili delle proprie azioni. Conoscere il vero senso del rispetto e della libertà, vivendo con responsabilità. Chi scrive poesie è responsabile di ciò che racconta e del messaggio che vuol comunicare ai lettori. In una democrazia, scrivere vuol dire amare la libertà ed essere testimoni di libertà nel rispetto degli altri. Educare alla poesia vuol dire educare alla libertà.
Giovane poeta: E come si apprende il mestiere di vivere?

Montale: Parlo per me. Ho imparato a vivere affrontando i sacrifici, aiutando i miei genitori, e crescendo, ho imparato a sopportare fino in fondo il disagio, e con la forza di volontà, ho lottato per raggiungere un obiettivo, e ciò mi ha consentito di conoscere il morso secreto e di apprendere l'uso degli strumenti umani necessari per imparare a vivere dalla vita stessa.
Giovane poeta: E come si raggiunge la bellezza scrivendo poesie?

Montale: La bellezza in poesia è sempre una scoperta continua, sia personale che di efficacia stilistica. Ecco che tra efficacia stilistica e necessità di comunicare con l'altro, vi è un guado poetico, in cui si rischia di affondare e di non uscirne più.
Giovane poeta: E per uscire dal guado, dalle sabbie mobili?

Montale: Per uscire dal guado occorre capire le occasioni e gli accadimenti, e possedere gli strumenti per scrivere con determinazione, coscienza e responsabilità. Ma ciò non basta. Gli strumenti necessari per scrivere si apprendono leggendo, vivendo e facendo esperienze della vita, della sorte e degli incontri con le autobiografie altrui.
Giovane poeta: Determinazione e coscienza, responsabilità e rispetto verso i lettori.

Montale: Sì, nel senso che nella società di massa, epoca in cui si scrive tanta poesia e si pubblicano tanti libri, gli esseri umani, le persone che scrivono, ricercano una visibilità, che l'uomo massa non riceve, né possiede autonomamente e in questa condizione, scrivendo e raccontando il sé e la visione del mondo e la zona di prossimità esistenziale trova un rimedio per la cura delle ferite segrete.
Giovane poeta: E quindi, la scrittura salva dall'angoscia del vuoto e della solitudine e mette in luce percorsi esistenziali più costruttivi?

Montale: Sì, ma si richiede un esercizio tonico di interiorizzazione delle immagini e delle figure e delle esperienze, rintracciando le fonti del disagio e dell'inquietudine.
Giovane poeta: Scrivere poesie è un atto che mette in gioco la grammatica dell'esperienza?

Montale: Credo proprio di sì e in un certo senso, scrivere poesie accompagna un percorso di vita, perché non si smette facilmente di scrivere poesie. E ci si mette in gioco. Quando si scrive, l'autore si toglie la doppia maschera quotidiana, quella dell'immediatezza e quella segreta, mai tacendo i sentimenti più inquieti.

Giovane poeta: Risultano sempre collegate le azioni esperienziali con gli eventi, le circostanze, i contesti. Un magma che il poeta cerca di sedimentare, descrivere, infrangendo i muri della confusione creata dalla società di massa. Forse verrà il tempo per una poesia combinatoria?

Montale: Non mi sono occupato di scrittura combinatoria, come ha fatto il mio amico e conterraneo, Italo Calvino, che spesso me ne ha parlato, in maniera veloce e non approfondita. Comunque la scrittura combinatoria potrà dare uno sviluppo alla scrittura poetica. Sarà difficile, per un robot imitare con anima e carne, sangue e midollo, la parola dell'uomo.


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