Cronaca
Escherichia Coli nel depuratore di Andria: pericolo Ciappetta-Camaggio
Trovato il batterio responsabile di 16 infezioni in Puglia. Pastore: «Il Ciappetta-Camaggio non può restare terra di nessuno»
Barletta - martedì 17 settembre 2013
18.00
Nelle acque di scarico dei depuratori di Andria e Bisceglie è stata accertata la presenza del batterio Vtec 026, alla base dell'infezione in 16 pazienti della Sindrome emolitico uremica (Seu) diagnosticata in Puglia tra luglio ed agosto scorsi a 20 persone, soprattutto bambini. Lo si apprende da fonti della procura di Trani che ha in corso un'indagine, delegata alla sezione di pg della Capitaneria di porto di Bari, sui depuratori del nord barese. Le analisi sono state fatte dall'Arpa Puglia e dall'istituto zooprofilattico di Putignano.
«La procura di Trani torna a occuparsi del Ciappetta-Camaggio e della sua pericolosità per l'ambiente e per la salute pubblica - interviene il consigliere regionale del PSI, Franco Pastore - I reflui che scorrono in quel canalone contengono, fra gli altri veleni, escherichia coli, il batterio all'origine della Seu, la Sindrome emolitico urenica che ha colpito soprattutto bambini nel mese di agosto scorso. Tracce di escherichia coli sono state rinvenuti anche nei reflui trattati dal depuratore di Bisceglie. Per quanto grave, però, in questo secondo caso, quei reflui finiscono in mare e la stagione balneare è finita. Quelli del Ciappetta Camaggio, invece, purtroppo vengono utilizzati spesso per irrigare i campi adiacenti quel canale. Un illecito pericoloso quanto noto ma sul quale mai si è intervenuti. Lo ha fatto la magistratura alcuni anni fa ma poi tutto è rimasto come prima, mentre sul da farsi per la bonifica e la manutenzione di quel canale si susseguono tavoli tecnici, incontri, ipotesi e parole. Nulla di concreto, niente che, nel frattempo, tuteli il diritto alla salute dei cittadini, dei più piccoli, dei bambini».
«Quanto accade è grave e il percorso di quel canalone, perché di una cloaca si tratta, non può restare ancora terra di nessuno - continua Pastore - 14 chilometri, fra Andria e Barletta, dove il canale sfocia in mare, alla mercé di malfattori di ogni genere, dai ladri d'auto che abbandonano le scocche delle vetture, a coloro i quali usano il canale come discarica per sversarvi dentro rifiuti di ogni tipo, dagli elettrodomestici agli pneumatici, e gli agricoltori che da quello stesso canale in cui abbandonano i flaconi di fertilizzanti chimici prendono l'acqua per irrigare i loro campi, coltivati a ortaggi o oliveti. A questo punto i controlli sono indispensabili e tutte le istituzioni coinvolte devono intervenire, la provincia, i comuni, con tutti gli strumenti che hanno. Che lo facciano i vigili urbani, la polizia ambientale, i nuclei ambientali e le forze dell'ordine. Non si può mettere a repentaglio la salute pubblica e dei soggetti più delicati e a rischio, i bambini. Mi auguro - conclude - che quanto emerso sia il punto di partenza per approfondire la questione e che i sindaci di Andria e Barletta intervengano con tempestività».
Il focolaio epidemico di Sindrome Emolitico Uremica (Seu) associato ad infezione da Escherichia Coli in Puglia è comunque ''attualmente in marcato declino''. Lo rende noto il ministero della Salute. Tra la fine luglio e fine agosto, sono stati registrati 20 casi di Seu, soprattutto bambini, per la maggior parte dei quali (16) vi è stata l'associazione con un'infezione da Vtec O26. Le indagini su alimenti e campioni ambientali ''non permettono al momento di trarre conclusioni definitive''.
«La procura di Trani torna a occuparsi del Ciappetta-Camaggio e della sua pericolosità per l'ambiente e per la salute pubblica - interviene il consigliere regionale del PSI, Franco Pastore - I reflui che scorrono in quel canalone contengono, fra gli altri veleni, escherichia coli, il batterio all'origine della Seu, la Sindrome emolitico urenica che ha colpito soprattutto bambini nel mese di agosto scorso. Tracce di escherichia coli sono state rinvenuti anche nei reflui trattati dal depuratore di Bisceglie. Per quanto grave, però, in questo secondo caso, quei reflui finiscono in mare e la stagione balneare è finita. Quelli del Ciappetta Camaggio, invece, purtroppo vengono utilizzati spesso per irrigare i campi adiacenti quel canale. Un illecito pericoloso quanto noto ma sul quale mai si è intervenuti. Lo ha fatto la magistratura alcuni anni fa ma poi tutto è rimasto come prima, mentre sul da farsi per la bonifica e la manutenzione di quel canale si susseguono tavoli tecnici, incontri, ipotesi e parole. Nulla di concreto, niente che, nel frattempo, tuteli il diritto alla salute dei cittadini, dei più piccoli, dei bambini».
«Quanto accade è grave e il percorso di quel canalone, perché di una cloaca si tratta, non può restare ancora terra di nessuno - continua Pastore - 14 chilometri, fra Andria e Barletta, dove il canale sfocia in mare, alla mercé di malfattori di ogni genere, dai ladri d'auto che abbandonano le scocche delle vetture, a coloro i quali usano il canale come discarica per sversarvi dentro rifiuti di ogni tipo, dagli elettrodomestici agli pneumatici, e gli agricoltori che da quello stesso canale in cui abbandonano i flaconi di fertilizzanti chimici prendono l'acqua per irrigare i loro campi, coltivati a ortaggi o oliveti. A questo punto i controlli sono indispensabili e tutte le istituzioni coinvolte devono intervenire, la provincia, i comuni, con tutti gli strumenti che hanno. Che lo facciano i vigili urbani, la polizia ambientale, i nuclei ambientali e le forze dell'ordine. Non si può mettere a repentaglio la salute pubblica e dei soggetti più delicati e a rischio, i bambini. Mi auguro - conclude - che quanto emerso sia il punto di partenza per approfondire la questione e che i sindaci di Andria e Barletta intervengano con tempestività».
Il focolaio epidemico di Sindrome Emolitico Uremica (Seu) associato ad infezione da Escherichia Coli in Puglia è comunque ''attualmente in marcato declino''. Lo rende noto il ministero della Salute. Tra la fine luglio e fine agosto, sono stati registrati 20 casi di Seu, soprattutto bambini, per la maggior parte dei quali (16) vi è stata l'associazione con un'infezione da Vtec O26. Le indagini su alimenti e campioni ambientali ''non permettono al momento di trarre conclusioni definitive''.