Politica
Ecosistema urbano, Damato: «Se un anno è un tempo di attesa normale»
«Dove sono i dati sulla qualità della vita di Barletta?»
Barletta - venerdì 23 ottobre 2015
11.29
«Da ormai ventidue anni Legambiente produce un interessante rapporto annuale sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Il rapporto in questione desta ogni anno in modo speciale il mio interesse poiché è incentrato, più che sulla "qualità ambientale" in senso lato, sulla qualità delle "politiche ambientali" delle città e si preoccupa di osservare in modo approfondito quello che le amministrazioni locali fanno, o non fanno, per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e, in generale, la qualità del proprio territorio». Esordisce così la severa nota della consigliera comunale PD, Giuliana Damato, chiedendo chiarimenti a chi di dovere.
«Esattamente un anno fa, a Torino, si presentava il XXI rapporto e nella classifica generale di Ecosistema Urbano era possibile verificare le posizioni di tutti i capoluoghi pugliesi eccetto che di Barletta, Andria e Trani (c'era Brindisi al 46° posto, Bari al 74° posto, Lecce, Taranto e Foggia rispettivamente al 75°, 77°e 81° posto): i dati dei tre capoluoghi della provincia BAT - si leggeva - "non sono stati presi in considerazione perché incompleti e in alcuni casi non pervenuti". Il rapporto analizzava nello specifico diciotto indicatori che descrivono la qualità delle politiche ambientali delle città: tre sulla qualità dell'aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull'offerta, il secondo sull'uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modal share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull'incidentalità stradale, due sull'energia (consumi e diffusione rinnovabili).
E così - come regolamenti e norme prevedono e consentono ai consiglieri comunali per l'esercizio del proprio mandato - scrivevo in data 3 Novembre 2014 un'interrogazione consiliare per conoscere le motivazioni per cui tali dati non fossero stati resi disponibili ai fini della ricerca in oggetto, se tali dati fossero - indipendentemente dalla ricerca in oggetto - tutti in possesso dell'amministrazione comunale e se fossero disponibili, ovvero accessibili, consultabili e fruibili dalla cittadinanza sul sito internet del Comune. Chiedevo inoltre quali obiettivi di sostenibilità si fosse data l'amministrazione, quali target annuali (incardinati nelle linee programmatiche di mandato) ci si fosse prefissati in termini di trasformazione dell'ecosistema urbano e quali azioni specifiche e di sistema si stessero mettendo in campo per raggiungerli in una prospettiva di 5-10 anni.
Ad un anno di distanza attendo ancora una risposta. E mi chiedo se un anno di attesa sia un tempo normale, per un rappresentante dei cittadini che chiede a chi si occupa della "gestione" della cosa pubblica delle informazioni così importanti. Abbiamo questi dati: sì o no? Se sì, perché non pubblicarli e renderli fruibili? Li abbiamo tutti o ne abbiamo solo alcuni? Siamo consapevoli che per "politiche ambientali" ed "ecosistema urbano" non si intende solo "raccolta differenziata" e poco altro? Forse si sottovaluta che i "dati" rappresentano una indiscussa risorsa strategica, costituiscono informazioni essenziali per il processo decisionale di chi ha la responsabilità di gestire la cosa pubblica. In assenza di essi, mi chiedo, come è possibile stabilire quali sono le priorità e come destinare coerentemente le risorse pubbliche? Gli stessi dati, con i mezzi e le tecnologie oggi a disposizione, dovrebbero essere sempre alla portata di tutti, poiché rappresentano notizie necessarie non solo per l'elaborazione di politiche più consapevoli, ma anche per la costruzione di una comunità cittadina più consapevole e partecipe, per quella cosa lì, la "fiducia" tra amministratori e amministrati, che tanto servirebbe ricostruire. Si fa un gran parlare di trasparenza, open data, comunicazione, eppure un giretto sul sito internet del nostro comune basta per sfiduciare anche i più motivati tra i cittadini che volessero costruirsi un'opinione fondata prima di abbandonarsi a polemiche superficiali. Si parla di informazioni (come l'inquinamento atmosferico da polveri sottili, il consumo idrico domestico, la capacità di depurazione dei nostri impianti, la dispersione della rete idrica, il tasso di motorizzazione, di incidentalità, le percentuali di spostamento in auto e in moto, la diffusione della mobilità nuova o "dolce" e l'integrazione della stessa con il trasporto pubblico, la produzione di rifiuti urbani, l'uso dell'energia domestica, l'approccio con le energie rinnovabili) di estrema importanza e da tempo oggetto di richieste di approfondimenti da parte della cittadinanza.
Lunedì prossimo, a Benevento, sarà presentato il XXII rapporto nazionale. In attesa di ricevere la risposta agognata e una candelina da spegnere, mi auguro di ritrovare, questa volta, anche la nostra città -che tanto ha lottato per dirsi "capoluogo" di provincia- al confronto di tutte le altre città capoluogo di provincia d'Italia. Perché, come molti, vorrei che la nostra Barletta fosse in grado di entrare nella "competizione nazionale" oltre che per i doni che la natura e la storia le hanno lasciato in dote, anche per la qualità della vita che è in grado di offrire ai suoi cittadini e, non in secondo luogo, a turisti, visitatori, passanti e migranti».
«Esattamente un anno fa, a Torino, si presentava il XXI rapporto e nella classifica generale di Ecosistema Urbano era possibile verificare le posizioni di tutti i capoluoghi pugliesi eccetto che di Barletta, Andria e Trani (c'era Brindisi al 46° posto, Bari al 74° posto, Lecce, Taranto e Foggia rispettivamente al 75°, 77°e 81° posto): i dati dei tre capoluoghi della provincia BAT - si leggeva - "non sono stati presi in considerazione perché incompleti e in alcuni casi non pervenuti". Il rapporto analizzava nello specifico diciotto indicatori che descrivono la qualità delle politiche ambientali delle città: tre sulla qualità dell'aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull'offerta, il secondo sull'uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modal share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull'incidentalità stradale, due sull'energia (consumi e diffusione rinnovabili).
E così - come regolamenti e norme prevedono e consentono ai consiglieri comunali per l'esercizio del proprio mandato - scrivevo in data 3 Novembre 2014 un'interrogazione consiliare per conoscere le motivazioni per cui tali dati non fossero stati resi disponibili ai fini della ricerca in oggetto, se tali dati fossero - indipendentemente dalla ricerca in oggetto - tutti in possesso dell'amministrazione comunale e se fossero disponibili, ovvero accessibili, consultabili e fruibili dalla cittadinanza sul sito internet del Comune. Chiedevo inoltre quali obiettivi di sostenibilità si fosse data l'amministrazione, quali target annuali (incardinati nelle linee programmatiche di mandato) ci si fosse prefissati in termini di trasformazione dell'ecosistema urbano e quali azioni specifiche e di sistema si stessero mettendo in campo per raggiungerli in una prospettiva di 5-10 anni.
Ad un anno di distanza attendo ancora una risposta. E mi chiedo se un anno di attesa sia un tempo normale, per un rappresentante dei cittadini che chiede a chi si occupa della "gestione" della cosa pubblica delle informazioni così importanti. Abbiamo questi dati: sì o no? Se sì, perché non pubblicarli e renderli fruibili? Li abbiamo tutti o ne abbiamo solo alcuni? Siamo consapevoli che per "politiche ambientali" ed "ecosistema urbano" non si intende solo "raccolta differenziata" e poco altro? Forse si sottovaluta che i "dati" rappresentano una indiscussa risorsa strategica, costituiscono informazioni essenziali per il processo decisionale di chi ha la responsabilità di gestire la cosa pubblica. In assenza di essi, mi chiedo, come è possibile stabilire quali sono le priorità e come destinare coerentemente le risorse pubbliche? Gli stessi dati, con i mezzi e le tecnologie oggi a disposizione, dovrebbero essere sempre alla portata di tutti, poiché rappresentano notizie necessarie non solo per l'elaborazione di politiche più consapevoli, ma anche per la costruzione di una comunità cittadina più consapevole e partecipe, per quella cosa lì, la "fiducia" tra amministratori e amministrati, che tanto servirebbe ricostruire. Si fa un gran parlare di trasparenza, open data, comunicazione, eppure un giretto sul sito internet del nostro comune basta per sfiduciare anche i più motivati tra i cittadini che volessero costruirsi un'opinione fondata prima di abbandonarsi a polemiche superficiali. Si parla di informazioni (come l'inquinamento atmosferico da polveri sottili, il consumo idrico domestico, la capacità di depurazione dei nostri impianti, la dispersione della rete idrica, il tasso di motorizzazione, di incidentalità, le percentuali di spostamento in auto e in moto, la diffusione della mobilità nuova o "dolce" e l'integrazione della stessa con il trasporto pubblico, la produzione di rifiuti urbani, l'uso dell'energia domestica, l'approccio con le energie rinnovabili) di estrema importanza e da tempo oggetto di richieste di approfondimenti da parte della cittadinanza.
Lunedì prossimo, a Benevento, sarà presentato il XXII rapporto nazionale. In attesa di ricevere la risposta agognata e una candelina da spegnere, mi auguro di ritrovare, questa volta, anche la nostra città -che tanto ha lottato per dirsi "capoluogo" di provincia- al confronto di tutte le altre città capoluogo di provincia d'Italia. Perché, come molti, vorrei che la nostra Barletta fosse in grado di entrare nella "competizione nazionale" oltre che per i doni che la natura e la storia le hanno lasciato in dote, anche per la qualità della vita che è in grado di offrire ai suoi cittadini e, non in secondo luogo, a turisti, visitatori, passanti e migranti».