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«E' ancora possibile morire di lavoro?»
La Filctem convoca un’assemblea a Barletta. Presenti le lavoratrici precarie
Barletta - domenica 16 ottobre 2011
21.11
La Filctem (Federazione Italiana Lavoratori Chimica Tessile Energia Manifatture), dopo il crollo avvenuto a Barletta, ha deciso di organizzare un'assemblea il 14 ottobre presso la Chiesa di Sant'Antonio alla presenza di lavoratrici precarie che arrivano per l'occasione da Lecce e Brindisi. La tragica vicenda del crollo ha dato modo di riflettere su una grande piaga sociale: il lavoro nero. L'obiettivo dell'assemblea è dunque ricercare idee e soluzioni che vincano i fenomeni che ledono la dignità e la vita dei lavoratori.
Le prime riflessioni vengono fatte da Angela Seccia, operaia di un calzaturificio di Barletta che nonostante la crisi è rimasto in vita ma deve fare i conti con la concorrenza sleale. La giovane donna vivendo in prima persona le contraddizioni di un paese lacerato dalla crisi si rende portavoce di tutte le la lavoratrici e lavoratori. Per comprendere il lavoro nero, i bassi salari e l'evasione delle regole, bisogna infatti risalire alla grande crisi economica che da anni ha colpito il nostro paese e che ha messo in difficoltà tantissimi distretti del settore tessile, una volta fiorente. A tre anni dalla più grande crisi economica abbiamo perso 69000 aziende, i lavoratori hanno perso il loro posto di lavoro diventando di conseguenza soggetti più deboli nei confronti del lavoro nero. A Barletta, nella zona industriale decine e decine di fabbriche hanno dovuto chiudere l'attività; molte di queste si sono poi parcellizzate in attività familiari localizzate nei posti più impensati e nascosti pur di poter continuare a lavorare.
La Filctem allora si rivolge alle istituzioni chiedendo "quali sono le risposte che le politiche sociali e il governo danno a chi perde il lavoro o a chi pur di vivere si accontenta di lavorare per pochi euro all'ora?". Prende poi la parola Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat: "Non possiamo e non dobbiamo stare a guardare, è il momento di prendere delle decisioni". Ribadisce poi la causa prima della crisi economica: un governo che ha reso il nostro paese l'unico in cui non è stata approvata una politica di contrasto. Vengono poi ricordate le parole di Maria Fasanella, unica operaia sopravvissuta al crollo, che in un'intervista ha dichiarato " è vero, lavoravo a nero, ma quei pochi soldi mi servivano per portare il pane a casa! Quando uscirò dall'ospedale come farò?".
"Reagire è necessario e possibile - risponde Alberto Morselli, segretario generale Filctem Cgil Nazionale - dobbiamo poter dire a Maria Fasanella che siamo in grado di offrirle un lavoro dignitoso e regolare". Anche Morselli mette poi in evidenza l'inefficacia di un governo senza idee, senza proposte, senza etica e si propone come categoria di fare luce su tutti i sistemi che hanno questi problemi. Uno Stato che vuole rispettare il lavoro deve aprire le casse e muovere enormi quantità di finanziarie per sostenere lo sviluppo e porre fine alla crisi.
L'intervento finale è lasciato a Serena Sorrentino, segretaria Cgil Nazionale che condividendo le idee e le posizioni dei colleghi conclude proponendo la formazione di una solida politica di ricostruzione in cui il lavoro torni a dare dignità agli uomini e non disonore o morte.
È doveroso ricordare oltretutto che in Italia gira l'idea che il lavoro nero sia solo un fenomeno meridionale e ora l'accusa si è focalizzata sulla nostra città. I mali antichi che riguardano tutti non devono essere attribuiti solo a Barletta e non è giusto generalizzare sulla mancanza totale di regole. Il lavoro nero è una piaga che riguarda tutto il Paese ed è alimentato da certe politiche che hanno prosciugato le casse degli enti locali favorendo l'espandersi dell'illegalità e va combattuta offrendo possibilità di sviluppo e lavoro.
Le prime riflessioni vengono fatte da Angela Seccia, operaia di un calzaturificio di Barletta che nonostante la crisi è rimasto in vita ma deve fare i conti con la concorrenza sleale. La giovane donna vivendo in prima persona le contraddizioni di un paese lacerato dalla crisi si rende portavoce di tutte le la lavoratrici e lavoratori. Per comprendere il lavoro nero, i bassi salari e l'evasione delle regole, bisogna infatti risalire alla grande crisi economica che da anni ha colpito il nostro paese e che ha messo in difficoltà tantissimi distretti del settore tessile, una volta fiorente. A tre anni dalla più grande crisi economica abbiamo perso 69000 aziende, i lavoratori hanno perso il loro posto di lavoro diventando di conseguenza soggetti più deboli nei confronti del lavoro nero. A Barletta, nella zona industriale decine e decine di fabbriche hanno dovuto chiudere l'attività; molte di queste si sono poi parcellizzate in attività familiari localizzate nei posti più impensati e nascosti pur di poter continuare a lavorare.
La Filctem allora si rivolge alle istituzioni chiedendo "quali sono le risposte che le politiche sociali e il governo danno a chi perde il lavoro o a chi pur di vivere si accontenta di lavorare per pochi euro all'ora?". Prende poi la parola Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat: "Non possiamo e non dobbiamo stare a guardare, è il momento di prendere delle decisioni". Ribadisce poi la causa prima della crisi economica: un governo che ha reso il nostro paese l'unico in cui non è stata approvata una politica di contrasto. Vengono poi ricordate le parole di Maria Fasanella, unica operaia sopravvissuta al crollo, che in un'intervista ha dichiarato " è vero, lavoravo a nero, ma quei pochi soldi mi servivano per portare il pane a casa! Quando uscirò dall'ospedale come farò?".
"Reagire è necessario e possibile - risponde Alberto Morselli, segretario generale Filctem Cgil Nazionale - dobbiamo poter dire a Maria Fasanella che siamo in grado di offrirle un lavoro dignitoso e regolare". Anche Morselli mette poi in evidenza l'inefficacia di un governo senza idee, senza proposte, senza etica e si propone come categoria di fare luce su tutti i sistemi che hanno questi problemi. Uno Stato che vuole rispettare il lavoro deve aprire le casse e muovere enormi quantità di finanziarie per sostenere lo sviluppo e porre fine alla crisi.
L'intervento finale è lasciato a Serena Sorrentino, segretaria Cgil Nazionale che condividendo le idee e le posizioni dei colleghi conclude proponendo la formazione di una solida politica di ricostruzione in cui il lavoro torni a dare dignità agli uomini e non disonore o morte.
È doveroso ricordare oltretutto che in Italia gira l'idea che il lavoro nero sia solo un fenomeno meridionale e ora l'accusa si è focalizzata sulla nostra città. I mali antichi che riguardano tutti non devono essere attribuiti solo a Barletta e non è giusto generalizzare sulla mancanza totale di regole. Il lavoro nero è una piaga che riguarda tutto il Paese ed è alimentato da certe politiche che hanno prosciugato le casse degli enti locali favorendo l'espandersi dell'illegalità e va combattuta offrendo possibilità di sviluppo e lavoro.