Attualità
Donne e pantaloni: perché non è solo una questione di moda
I cambiamenti nel mondo del fashion che hanno portato i pantaloni a diventare un capo unisex
Barletta - giovedì 21 settembre 2023
12.52
Da diversi anni a questa parte, il mondo fashion è cambiato drasticamente. I tempi della netta divisione tra generi sono tramontati. Oggi come oggi, l'approccio è sempre più genderless e non è più inusuale vedere una bambina vestire colori come l'azzurro, un ragazzino sfoggiare capi rosa o una donna scegliere, per un'occasione in cui è richiesto un certo livello di eleganza, un pantalone.
Al di là degli aspetti storici, i pantaloni sono ormai da tempo un capo unisex, sebbene ci siano delle caratteristiche proprie dei modelli femminili – inclusa la maggiore tendenza alla personalizzazione, a cui oggigiorno si può ricorrere in prima persona attraverso e-commerce come Fullgadgets.com – che li differenziano in modo netto da quelli maschili.
Prima di arrivare alla situazione attuale, di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta e, per quanto riguarda il rapporto tra le donne e i pantaloni, si è svolta quella che, a ragione, può essere definita come una vera e propria battaglia per l'emancipazione.
Per trovare i loro antenati, è necessario fare un salto indietro nel tempo a oltre 2000 anni fa, quando i nomadi che popolavano la steppa euroasiatica inventarono dei gambali con lo scopo di proteggersi dalle temperature rigide della zona, senza sacrificare la comodità
Divennero popolari secoli e secoli anche tra gli antichi Romani, che ne riservarono l'utilizzo agli uomini. Piccola nota linguistica: il termine latino con il quale erano noti, feminalia, come si legge in questo articolo nulla aveva a che fare con le donne, ma richiamava il femore, in quanto il capo ricopriva la parte superiore della gamba, dove l'osso sopra menzionato si trova.
Forse non tutti sanno che Giovanna d'Arco fu una delle prime donne famose della storia a sovvertire le norme sociali indossando abiti maschili, quindi anche i pantaloni.
Anche in virtù di questa sua scelta, ai tempi impensabile, fu condannata a morte sul rogo.
Ai tempi, molte donne iniziarono a indossare il capo oggetto di queste righe come forma di provocazione e di rivendicazione dei propri diritti
Anno dopo anno, l'abitudine appena citata si diffuse così tanto da portare alla nascita di una sorta di tolleranza verso l'utilizzo dei pantaloni, in quel periodo denominate braghe, da parte delle donne, ma solo in un caso, ossia quando svolgevano lavori manuali.
Un ulteriore passo in avanti si concretizzò a seguito dei due conflitti mondiali. Le due guerre, infatti, causarono un generale e massiccio impoverimento della popolazione, rendendo, di fatto, necessario per le donne mettersi in gioco lavorativamente per mantenere le famiglie. Nei casi in cui il lavoro richiedeva un impegno fisico ingente, non era possibile indossare gonne e venivano così scelti, per forza di cose, i pantaloni.
Arriviamo così agli anni '70, con il terremoto del movimento hippie che, tra le sue "divise", annoverava i jeans a zampa d'elefante e a vita bassa, tornati prepotentemente di moda circa 30 anni più tardi, ossia al principio del terzo millennio.
Questa tempesta culturale e di costume ha portato il pantalone a divenire ufficialmente un capo unisex in tutta Europa, contesto italiano compreso.
Non c'è che dire: la moda genderless è una rivoluzione, ma non bisogna dimenticare il suo poggiare sulle spalle di giganti che hanno dato una scossa radicale non solo al mondo fashion, ma alla società in generale.
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Al di là degli aspetti storici, i pantaloni sono ormai da tempo un capo unisex, sebbene ci siano delle caratteristiche proprie dei modelli femminili – inclusa la maggiore tendenza alla personalizzazione, a cui oggigiorno si può ricorrere in prima persona attraverso e-commerce come Fullgadgets.com – che li differenziano in modo netto da quelli maschili.
Prima di arrivare alla situazione attuale, di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta e, per quanto riguarda il rapporto tra le donne e i pantaloni, si è svolta quella che, a ragione, può essere definita come una vera e propria battaglia per l'emancipazione.
Un po' di storia dei pantaloni
Per avere un quadro più chiaro del tema, è opportuno fare un piccolo excursus storico dedicato ai pantaloni.Per trovare i loro antenati, è necessario fare un salto indietro nel tempo a oltre 2000 anni fa, quando i nomadi che popolavano la steppa euroasiatica inventarono dei gambali con lo scopo di proteggersi dalle temperature rigide della zona, senza sacrificare la comodità
Divennero popolari secoli e secoli anche tra gli antichi Romani, che ne riservarono l'utilizzo agli uomini. Piccola nota linguistica: il termine latino con il quale erano noti, feminalia, come si legge in questo articolo nulla aveva a che fare con le donne, ma richiamava il femore, in quanto il capo ricopriva la parte superiore della gamba, dove l'osso sopra menzionato si trova.
Il caso di Giovanna d'Arco
Quando si parla del rapporto tra donne e pantaloni e del desiderio di rivoluzionare la condizione femminile indossando questo capo, è necessario fare un lungo viaggio indietro nel tempo.Forse non tutti sanno che Giovanna d'Arco fu una delle prime donne famose della storia a sovvertire le norme sociali indossando abiti maschili, quindi anche i pantaloni.
Anche in virtù di questa sua scelta, ai tempi impensabile, fu condannata a morte sul rogo.
Lo spartiacque nel XIX secolo
Il vero momento spartiacque nel rapporto tra genere femminile e pantaloni è però arrivato nel XIX secolo.Ai tempi, molte donne iniziarono a indossare il capo oggetto di queste righe come forma di provocazione e di rivendicazione dei propri diritti
Anno dopo anno, l'abitudine appena citata si diffuse così tanto da portare alla nascita di una sorta di tolleranza verso l'utilizzo dei pantaloni, in quel periodo denominate braghe, da parte delle donne, ma solo in un caso, ossia quando svolgevano lavori manuali.
Un ulteriore passo in avanti si concretizzò a seguito dei due conflitti mondiali. Le due guerre, infatti, causarono un generale e massiccio impoverimento della popolazione, rendendo, di fatto, necessario per le donne mettersi in gioco lavorativamente per mantenere le famiglie. Nei casi in cui il lavoro richiedeva un impegno fisico ingente, non era possibile indossare gonne e venivano così scelti, per forza di cose, i pantaloni.
Arriviamo così agli anni '70, con il terremoto del movimento hippie che, tra le sue "divise", annoverava i jeans a zampa d'elefante e a vita bassa, tornati prepotentemente di moda circa 30 anni più tardi, ossia al principio del terzo millennio.
Questa tempesta culturale e di costume ha portato il pantalone a divenire ufficialmente un capo unisex in tutta Europa, contesto italiano compreso.
Non c'è che dire: la moda genderless è una rivoluzione, ma non bisogna dimenticare il suo poggiare sulle spalle di giganti che hanno dato una scossa radicale non solo al mondo fashion, ma alla società in generale.
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