Eventi
Il De Nittis day: il giorno della riconciliazione con il famoso pittore barlettano
Riproduzione di opere esposte nei negozi. Anche proiezione di un docu-film al teatro Curci
Barletta - mercoledì 8 dicembre 2010
Giuseppe De Nittis, nasce a Barletta il 25 febbraio del 1846. Il padre, Raffaele, uno dei più grandi proprietari del paese, sposa una sua cugina Teresa Barracchia, che muore nel 1849. Il padre, un fervente liberale, viene arrestato sotto il governo di Ferdinando II, che non tollerava le idee politiche, contrarie alle sue e, quindi, arrestato e liberato solo a seguito della rivoluzione del 1848. Poco tempo dopo fu colpito da una malattia mentale e morì suicida nel 1856. Nonostante i frequenti lutti, Giuseppe De Nittis ebbe un' infanzia quasi spensierata perché circondato dai nonni che lo sostennero nelle sue inclinazioni artistiche senza conflittualità generazionali. Appena decenne, il piccolo Giuseppe cominciò a prendere lezioni di disegno da Giovanni Battista Calò, giovane pittore diplomatosi all'Istituto di Belle Arti di Napoli, autore del sipario del Teatro Curci di Barletta.
Il nostro pittore aveva dei profondi legami con la città d'origine e soprattutto con il paesaggio della terra nativa, riscoperto ad ogni ritorno a Barletta e rappresentato sempre con aspetti nuovi e inediti. Ed è stato lui ad aver dato un volto a quel paesaggio dimesso, dimenticato per secoli dalla storia, indagando la sua intima bellezza e poesia nascosta. Il che emerge da un gruppo di dipinti, tra cui il "Tavoliere delle Puglie", "La strada campestre - Lungo l'Ofanto" e "La primavera", collegabile all'ultimo soggiorno pugliese, avvenuto nel 1879. Raccolse i meritati successi nel lungo soggiorno parigino, ove conobbe e si unì, in matrimonio, a soli ventitrè anni,con Leontine Lucile Gruvelle, di tre anni più grande di lui, e in quello londinese ove fu ispirato e molto apprezzato. Però lontano dalla Puglia, pochi mesi prima di morire, Giuseppe De Nittis avrebbe eseguito "La guardiana delle oche", in cui riecheggiano temi e passaggi dei primi anni e riscontrabili nei soggetti pugliesi perché caratterizzati da una nota acuta di solitudine e malinconia, resa intensa da un cielo plumbeo che incombe sul paesaggio.
E' indubbio che il nostro concittadino amò la sua città natale e la Puglia, di cui ammirava il suo territorio con l'animo dell'artista proteso verso le bellezze della natura. E' d'uopo anche, per onestà intellettuale, ammettere che la Barletta dell'epoca e quella successiva non palesarono eccessivo entusiasmo per la donazione, fatta dalla moglie Leontine alla Città della Disfida, avente per oggetto la collezione delle opere pittoriche del De Nittis, che entrò, nel 1929, a far parte del Museo Pinacoteca, costituito dall'Amministrazione comunale. E' anche vero che, per motivi rimasti sconosciuti e per periodi di lunga durata, è stata negata la fruizione, al pubblico, di un interessante patrimonio artistico cittadino, fatte salve le brevi e periodiche aperture, verificatesi allorquando la collezione era custodita nel Palazzo di S.Domenico, non idoneo per i quadri a cagione del tetto mal ridotto e dei volatili, che, penetrando all'interno, potevano lasciar cadere sui quadri i loro resti organici. Poi traslocarono al Castello, ove furono collocati nei locali sotterranei, in attesa che il Palazzo La Marra fosse restaurato per accogliere finalmente la collezione, e di tempo ne è trascorso tanto è vero che l'attuale sistemazione data tempi recenti. Però, nel giugno del "96, il Commissario straordinario, Carlo Fanara, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni artistici ed ambientali per la Puglia, sottraeva all'oblio la "Collezione De Nittis", trasferita, nel "91, al Castello, e organizzava, in occasione del 150^ anniversario della nascita del pittore, utilizzando alcune sale del Castello, la mostra di 95 dipinti del De Nittis. Finalmente veniva soddisfatta , anche se solo in parte, l'esigenza tante volte espressa dai cittadini, dagli studiosi e dagli appassionati di poter nuovamente ammirare le opere del De Nittis.
Purtroppo la mancanza di solerzia nell'adeguare il Castello alle norme di sicurezza, previste per gli edifici storici, destinati a sedi di musei ha impedito, anche per tempi un po' lunghi, la fruizione del ricco patrimonio artistico, composto da tutte le opere e gli scritti presenti nell'atelier, al momento della morte improvvisa di Giuseppe De Nittis e oggetto poi del lascito della vedova Leontine Gruvelle. La soluzione "La Marra", dopo incertezze e rinvii, talune volte "sine die", ha fatto giustizia del disinteresse dei barlettani nei confronti di uno di loro, che ha reso grande il nome di Barletta, ed è di rigore quello della BT nonché dell'Italia. L'iniziativa del Sindaco, Nicola Maffei, è tesa, con le iniziative programmate per l'8 dicembre c.m., ad accelerare la svolta per un' europeizzazione, della fama,già acclarata, del De Nittis come impressionista, a cui consegua la spinta per un processo turistico migratorio che conduca a Barletta e alle altre città della BT, ammiratori non solo della pittura del nostro concittadino ma di quelle artistiche e naturali della Puglia, da cui era tanto affascinato Giuseppe De Nittis.
Il nostro pittore aveva dei profondi legami con la città d'origine e soprattutto con il paesaggio della terra nativa, riscoperto ad ogni ritorno a Barletta e rappresentato sempre con aspetti nuovi e inediti. Ed è stato lui ad aver dato un volto a quel paesaggio dimesso, dimenticato per secoli dalla storia, indagando la sua intima bellezza e poesia nascosta. Il che emerge da un gruppo di dipinti, tra cui il "Tavoliere delle Puglie", "La strada campestre - Lungo l'Ofanto" e "La primavera", collegabile all'ultimo soggiorno pugliese, avvenuto nel 1879. Raccolse i meritati successi nel lungo soggiorno parigino, ove conobbe e si unì, in matrimonio, a soli ventitrè anni,con Leontine Lucile Gruvelle, di tre anni più grande di lui, e in quello londinese ove fu ispirato e molto apprezzato. Però lontano dalla Puglia, pochi mesi prima di morire, Giuseppe De Nittis avrebbe eseguito "La guardiana delle oche", in cui riecheggiano temi e passaggi dei primi anni e riscontrabili nei soggetti pugliesi perché caratterizzati da una nota acuta di solitudine e malinconia, resa intensa da un cielo plumbeo che incombe sul paesaggio.
E' indubbio che il nostro concittadino amò la sua città natale e la Puglia, di cui ammirava il suo territorio con l'animo dell'artista proteso verso le bellezze della natura. E' d'uopo anche, per onestà intellettuale, ammettere che la Barletta dell'epoca e quella successiva non palesarono eccessivo entusiasmo per la donazione, fatta dalla moglie Leontine alla Città della Disfida, avente per oggetto la collezione delle opere pittoriche del De Nittis, che entrò, nel 1929, a far parte del Museo Pinacoteca, costituito dall'Amministrazione comunale. E' anche vero che, per motivi rimasti sconosciuti e per periodi di lunga durata, è stata negata la fruizione, al pubblico, di un interessante patrimonio artistico cittadino, fatte salve le brevi e periodiche aperture, verificatesi allorquando la collezione era custodita nel Palazzo di S.Domenico, non idoneo per i quadri a cagione del tetto mal ridotto e dei volatili, che, penetrando all'interno, potevano lasciar cadere sui quadri i loro resti organici. Poi traslocarono al Castello, ove furono collocati nei locali sotterranei, in attesa che il Palazzo La Marra fosse restaurato per accogliere finalmente la collezione, e di tempo ne è trascorso tanto è vero che l'attuale sistemazione data tempi recenti. Però, nel giugno del "96, il Commissario straordinario, Carlo Fanara, in collaborazione con la Soprintendenza ai beni artistici ed ambientali per la Puglia, sottraeva all'oblio la "Collezione De Nittis", trasferita, nel "91, al Castello, e organizzava, in occasione del 150^ anniversario della nascita del pittore, utilizzando alcune sale del Castello, la mostra di 95 dipinti del De Nittis. Finalmente veniva soddisfatta , anche se solo in parte, l'esigenza tante volte espressa dai cittadini, dagli studiosi e dagli appassionati di poter nuovamente ammirare le opere del De Nittis.
Purtroppo la mancanza di solerzia nell'adeguare il Castello alle norme di sicurezza, previste per gli edifici storici, destinati a sedi di musei ha impedito, anche per tempi un po' lunghi, la fruizione del ricco patrimonio artistico, composto da tutte le opere e gli scritti presenti nell'atelier, al momento della morte improvvisa di Giuseppe De Nittis e oggetto poi del lascito della vedova Leontine Gruvelle. La soluzione "La Marra", dopo incertezze e rinvii, talune volte "sine die", ha fatto giustizia del disinteresse dei barlettani nei confronti di uno di loro, che ha reso grande il nome di Barletta, ed è di rigore quello della BT nonché dell'Italia. L'iniziativa del Sindaco, Nicola Maffei, è tesa, con le iniziative programmate per l'8 dicembre c.m., ad accelerare la svolta per un' europeizzazione, della fama,già acclarata, del De Nittis come impressionista, a cui consegua la spinta per un processo turistico migratorio che conduca a Barletta e alle altre città della BT, ammiratori non solo della pittura del nostro concittadino ma di quelle artistiche e naturali della Puglia, da cui era tanto affascinato Giuseppe De Nittis.