Associazioni
«Danneggiate sono tutte le piccole imprese, il meteo non c'entra!»
Unimpresa su eventuale riduzione Tari per i balneari di Barletta
Barletta - lunedì 8 settembre 2014
Imprese agricole, mercati ortofrutticoli, negozi d'abbigliamento e commercianti stagionali sono le vittime che hanno tenuto compagnia agli stabilimenti balneari durante lo yo-yo della stagione pseudo-estiva appena trascorsa. Fari accesi sulla nostra città dove, in seguito ai vari danni subiti dalle piccole e medie imprese, il consigliere Filippo Caracciolo ha proposto un emendamento che prevede la riduzione della Tari per gli stabilimenti balneari. L'emendamento è stato accolto dall'Amministrazione Cascella e sarà discusso in sede di consiglio comunale domani mattina. Sulle spine sta Unimpresa Bat, la quale dice sì alla proposta a favore dei balneari di Barletta, ma insiste sul fatto che il minor pagamento di una tassa non può colmare i buchi neri della mala gestio amministrative e di pessime politiche per il territorio. L'associazione vede la proposta come discriminatoria nei confronti di tutti quegli attori economici che, in un modo o nell'altro, hanno patito l'escursione climatica degli ultimi tre mesi. «Siamo stati i primi ad effettuare le rilevazioni sull'andamento della stagione turistica nei territori della Provincia di Barletta, Andria, Trani ed i primi a certificare il calo drammatico sia delle vendite per tutte le piccole imprese, con una stagione dei saldi che non ha consentito neanche di recuperare le risorse economiche per il pagamento delle tasse di agosto, sia per gli stabilimenti balneari che hanno anche subito le incertezze di un clima perlomeno anomalo il quale ha anche influito sui consumi di abbigliamento con negozi ancora pieni di merce invenduta che sarà depositata per non si sa ancora bene farne cosa.
«Ebbene - continuano i soci di Unimpresa - a fronte di tutte queste incertezze, ad incrementare la condizione di crisi dei settori economici locali ci hanno anche pensato le amministrazioni pubbliche le quali, ancora, hanno contribuito non poco a far si che questo territorio, per l'ennesima volta, si trovasse assolutamente impreparato ad accogliere, anche dal punto di vista infrastrutturale, quel turismo di qualità e possibilmente anche straniero che, sempre auspicato dagli operatori economici, non trova ancora condizioni favorevoli e si riversa da sud di Bari verso il Salento. E' questa la motivazione per la quale gli indiani, qui da noi, non verranno mai a celebrare nozze e a prenotare banchetti per decine di milioni di euro con lo sviluppo inimmaginabile di un indotto che solo da queste iniziative di qualità, ripetute nel tempo, uscirebbe immediatamente dal suo stato di profonda crisi. Ma basti guardare la condizione delle nostre strade, la deturpazione ambientale del nostro territorio, l'assenza di infrastrutture e di reti di collegamenti, la carenza di punti di ricettività in rete, l'assenza di politiche strategiche di organizzazione dei servizi turistici e un profondo senso di disinteresse per alimentare quella indispensabile cultura dell'accoglienza per rendersi conto che le fuoriserie degli indiani e i loro elefanti, sulle nostre strade sfasciate, non ci cammineranno mai, con tutte le conseguenze».
Il poco appeal del territorio della Bat sul piano marittimo-ludico è solo il preambolo della nota di Unimpresa, che ora affronta la questione tutta barlettana, giudicandola passibile di incostituzionalità: «Riguardo alla questione sollevata a Barletta circa l'abbattimento della Tassa Rifiuti, che i comuni stanno continuando ad aumentare in modo stratosferico per coprire totalmente servizi- che spesso non sono all'altezza di quei costi inaccettabili- non sappiamo se il consiglio comunale che si riunirà fra alcune ore accoglierà una proposta lodevole nelle intenzioni, ma oggettivamente non concretizzabile qualora rapportata esclusivamente ad una sola categoria di imprese. Questo perché sarebbe facilmente impugnabile e quindi passibile di incostituzionalità, specie se non supportata da certificazione certa che dimostri il calo proporzionale degli incassi rispetto agli anni precedenti. Inoltre, questa sarebbe una condizione che, in alcuni settori, apparirebbe ancor più rilevante rispetto a quella dei balneari, quindi tale forma di agevolazione, semmai fosse approvata e condivisa, sarebbe da attuare nei confronti di tutte quelle imprese locali che siano in tali condizioni e che siano in grado di dimostrarlo quindi non applicabile per comparti o addirittura a gruppi di soggetti. Non sappiamo quali possano essere eventualmente le sorprese che il bilancio del comune di Barletta potrebbe rivelare e speriamo che non siano uguali a quelle già riscontrate in altri comuni della Bat, dove i ragionieri si sono limitati a cambiare le percentuali in aumento per le aliquote della tassazione locale al fine di far quadrare le entrate che poi in molti casi sono solo virtuali visto il tasso di mancati pagamenti proprio di tasse (come quella dei rifiuti), con la conseguenza che anche per coprire tali minori entrate le aliquote volano in alto.
Al di là di qualunque altra considerazione su questo argomento gli operatori ed alcune loro associazioni di categoria su un punto sono d'accordo: il danno causato dalle negligenze amministrative non saranno mai compensabili con sconti né abbattimenti tariffari perché-ironizza Unimpresa- sembra come raccontare la barzelletta del medico e del paziente con le due notizie, una buona ed una cattiva con la buona quando il medico dice al paziente che gli restano ancora due anni di vita e la cattiva quando gli dice che avrebbe dovuto dirglielo due anni fa. Questo a significare che in questa situazione talmente pesante per le piccole imprese ci si aspetta una proposta progettuale che non sia quella reiterata negli anni che ha visto solo alcuni banchettieri utilizzare strumentalmente le imprese e la loro condizione di crisi per accomodarsi comodamente con i propri compari in incubatori dove non si sa che cosa si faccia, come lo si faccia e chi lo faccia o in agenzie messe fortemente in discussione per inerzia ed inattività quindi destinate a sparire fra qualche mese».
Scettica e non del tutto comprensiva sembra essere la conclusione di Unimpresa: «A fronte di tutto questo abbiamo apprezzato che si ammetta con serietà e chiarezza, in alcuni casi, che la precarietà dell'azione amministrativa e l'inadeguata gestione del territorio abbiano causato negatività penalizzando il comparto delle attività turistico-ricettive come, ad esempio, i divieti temporanei di balneazione disposti precauzionalmente o notizie ballerine sui dati di balneabilità delle nostre acque marine. Notizie incerte che comunque alimentano la disincentivazione dell'attrattività del territorio e questo è accaduto in molte aree della litoranea Bat. Ad essere onesti e sinceri, però, bisogna ammettere che anche nelle giornate più calde, in piena stagione balneare, ad agosto anche con condizioni meteo favorevoli, le spiagge hanno risentito di cali consistenti, così come lo hanno avvertito le attività di bar e ristorazione e tutte le altre piccole imprese. Questo significa che a monte persiste la difficoltà delle famiglie di spendere e di spandere per attività che non siano quelle indispensabili per il sostentamento come l'alimentazione. Tutto questo ci porta anche ad affermare che se le amministrazioni locali continuano ad aumentare la tassazione a carico delle famiglie e se la spesa rimane del tutto localizzata senza nuovi consumatori che portino risorse esterne indispensabili come quelle derivanti dai flussi turistici, è ovvio che i consumi ne risentano ed allora l'analisi deve essere più profonda e più estesa fino a portare alla determinazione che è urgente anche la predisposizione di un generale programma di interventi sul territorio che abbia carattere sociale e non solo economico o settoriale perché non serve azzerare la tassazione sul lavoro dipendente se poi le aziende non possono pagare gli stipendi. Aumentare le tasse per le famiglie significa quindi diminuire ancora di più la capacità di spesa localizzata e se diminuiscono ancora i consumi, le imprese chiudono e se chiudono non le salva certo una riduzione della tassa rifiuti, specie se prima di quella riduzione c'è stato un suo forte aumento».
«Ebbene - continuano i soci di Unimpresa - a fronte di tutte queste incertezze, ad incrementare la condizione di crisi dei settori economici locali ci hanno anche pensato le amministrazioni pubbliche le quali, ancora, hanno contribuito non poco a far si che questo territorio, per l'ennesima volta, si trovasse assolutamente impreparato ad accogliere, anche dal punto di vista infrastrutturale, quel turismo di qualità e possibilmente anche straniero che, sempre auspicato dagli operatori economici, non trova ancora condizioni favorevoli e si riversa da sud di Bari verso il Salento. E' questa la motivazione per la quale gli indiani, qui da noi, non verranno mai a celebrare nozze e a prenotare banchetti per decine di milioni di euro con lo sviluppo inimmaginabile di un indotto che solo da queste iniziative di qualità, ripetute nel tempo, uscirebbe immediatamente dal suo stato di profonda crisi. Ma basti guardare la condizione delle nostre strade, la deturpazione ambientale del nostro territorio, l'assenza di infrastrutture e di reti di collegamenti, la carenza di punti di ricettività in rete, l'assenza di politiche strategiche di organizzazione dei servizi turistici e un profondo senso di disinteresse per alimentare quella indispensabile cultura dell'accoglienza per rendersi conto che le fuoriserie degli indiani e i loro elefanti, sulle nostre strade sfasciate, non ci cammineranno mai, con tutte le conseguenze».
Il poco appeal del territorio della Bat sul piano marittimo-ludico è solo il preambolo della nota di Unimpresa, che ora affronta la questione tutta barlettana, giudicandola passibile di incostituzionalità: «Riguardo alla questione sollevata a Barletta circa l'abbattimento della Tassa Rifiuti, che i comuni stanno continuando ad aumentare in modo stratosferico per coprire totalmente servizi- che spesso non sono all'altezza di quei costi inaccettabili- non sappiamo se il consiglio comunale che si riunirà fra alcune ore accoglierà una proposta lodevole nelle intenzioni, ma oggettivamente non concretizzabile qualora rapportata esclusivamente ad una sola categoria di imprese. Questo perché sarebbe facilmente impugnabile e quindi passibile di incostituzionalità, specie se non supportata da certificazione certa che dimostri il calo proporzionale degli incassi rispetto agli anni precedenti. Inoltre, questa sarebbe una condizione che, in alcuni settori, apparirebbe ancor più rilevante rispetto a quella dei balneari, quindi tale forma di agevolazione, semmai fosse approvata e condivisa, sarebbe da attuare nei confronti di tutte quelle imprese locali che siano in tali condizioni e che siano in grado di dimostrarlo quindi non applicabile per comparti o addirittura a gruppi di soggetti. Non sappiamo quali possano essere eventualmente le sorprese che il bilancio del comune di Barletta potrebbe rivelare e speriamo che non siano uguali a quelle già riscontrate in altri comuni della Bat, dove i ragionieri si sono limitati a cambiare le percentuali in aumento per le aliquote della tassazione locale al fine di far quadrare le entrate che poi in molti casi sono solo virtuali visto il tasso di mancati pagamenti proprio di tasse (come quella dei rifiuti), con la conseguenza che anche per coprire tali minori entrate le aliquote volano in alto.
Al di là di qualunque altra considerazione su questo argomento gli operatori ed alcune loro associazioni di categoria su un punto sono d'accordo: il danno causato dalle negligenze amministrative non saranno mai compensabili con sconti né abbattimenti tariffari perché-ironizza Unimpresa- sembra come raccontare la barzelletta del medico e del paziente con le due notizie, una buona ed una cattiva con la buona quando il medico dice al paziente che gli restano ancora due anni di vita e la cattiva quando gli dice che avrebbe dovuto dirglielo due anni fa. Questo a significare che in questa situazione talmente pesante per le piccole imprese ci si aspetta una proposta progettuale che non sia quella reiterata negli anni che ha visto solo alcuni banchettieri utilizzare strumentalmente le imprese e la loro condizione di crisi per accomodarsi comodamente con i propri compari in incubatori dove non si sa che cosa si faccia, come lo si faccia e chi lo faccia o in agenzie messe fortemente in discussione per inerzia ed inattività quindi destinate a sparire fra qualche mese».
Scettica e non del tutto comprensiva sembra essere la conclusione di Unimpresa: «A fronte di tutto questo abbiamo apprezzato che si ammetta con serietà e chiarezza, in alcuni casi, che la precarietà dell'azione amministrativa e l'inadeguata gestione del territorio abbiano causato negatività penalizzando il comparto delle attività turistico-ricettive come, ad esempio, i divieti temporanei di balneazione disposti precauzionalmente o notizie ballerine sui dati di balneabilità delle nostre acque marine. Notizie incerte che comunque alimentano la disincentivazione dell'attrattività del territorio e questo è accaduto in molte aree della litoranea Bat. Ad essere onesti e sinceri, però, bisogna ammettere che anche nelle giornate più calde, in piena stagione balneare, ad agosto anche con condizioni meteo favorevoli, le spiagge hanno risentito di cali consistenti, così come lo hanno avvertito le attività di bar e ristorazione e tutte le altre piccole imprese. Questo significa che a monte persiste la difficoltà delle famiglie di spendere e di spandere per attività che non siano quelle indispensabili per il sostentamento come l'alimentazione. Tutto questo ci porta anche ad affermare che se le amministrazioni locali continuano ad aumentare la tassazione a carico delle famiglie e se la spesa rimane del tutto localizzata senza nuovi consumatori che portino risorse esterne indispensabili come quelle derivanti dai flussi turistici, è ovvio che i consumi ne risentano ed allora l'analisi deve essere più profonda e più estesa fino a portare alla determinazione che è urgente anche la predisposizione di un generale programma di interventi sul territorio che abbia carattere sociale e non solo economico o settoriale perché non serve azzerare la tassazione sul lavoro dipendente se poi le aziende non possono pagare gli stipendi. Aumentare le tasse per le famiglie significa quindi diminuire ancora di più la capacità di spesa localizzata e se diminuiscono ancora i consumi, le imprese chiudono e se chiudono non le salva certo una riduzione della tassa rifiuti, specie se prima di quella riduzione c'è stato un suo forte aumento».