Piazza Plebiscito
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Cronaca

Fiumi di droga Dalla Colombia alla Bat fino a Barletta a piazza Plebiscito

Maxi operazione dei Carabinieri, a capo un 58enne di Andria

È in corso dalle prime luci dell'alba una vasta operazione antidroga sull'intero territorio nazionale condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari che stanno eseguendo numerosi arresti in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Bari su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Si tratta di un'associazione a delinquere finalizzata al traffico, detenzione e spaccio di ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana e detenzione a porto abusivo di armi. Disposto anche il sequestro di beni a carico del capo andriese dell'organizzazione, Giuseppe Pasculli di 58 anni, e dei suoi familiari, per un valore un milione e mezzo di euro. Attraverso l'asse Colombia - Spagna arrivavano sulla piazza del nord barese, tra Andria, Barletta e Trani, ingenti quantitativi di droga che poi venivano smistati in diversi capoluoghi italiani, da Milano a Palermo. Uno dei centri di smistamento proprio a Barletta nei pressi di piazza Plebiscito.

La banda aveva sviluppato sofisticati stratagemmi di trasporto, comunicazione e informazione per aggirare le indagini delle forze dell'ordine. Droga nascosta in doppifondi, mattoni di cemento cavi, batterie delle auto svuotate, nonché barre di alluminio vuote, usate per il sostegno dei teloni di copertura dei camion. Per essere sicuri di muoversi e parlare tranquillamente i criminali potevano contare su un'agenzia di sicurezza che effettuava bonifiche sui mezzi alla ricerca di microspie e su un'altra agenzia di pratiche automobilistiche che controllava le targhe di auto sospette per escludere pedinamenti da parte delle forze di polizia.

Ogni carico di cocaina poteva valere dai 100 ai 250mila euro per un giro d'affari mensile attorno agli 800mila euro, che poi venivano reinvestiti anche in beni immobiliari posti sotto sequestro per un valore di circa un milione e mezzo di euro. Tra questi la casa della figlia e del cognato del boss della banda, che dichiaravano redditi ai limiti della sopravvivenza.
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