Commemorazione crollo via Canosa
Commemorazione crollo via Canosa
La città

Crollo di via Canosa, una storia di mala edilizia che portò Barletta in prima pagina

A cinquantotto anni di distanza Barletta non può scordare le sue vittime

In occasione del 58° anniversario dal crollo del palazzo di via Canosa, in quel funesto 16 settembre del 1959 che spazzò via le vite di cinquantotto persone - famiglie intere, una coppia di novelli sposi, ragazzi, giovani, bambini - Barletta non ha dimenticato... e come potrebbe in fondo. Il comitato Pro Canne della Battaglia, proseguendo nella sua attività storico-scientifica e giornalistica e in coordinamento con il gruppo di lavoro Via Canosa Barletta 1959-2009 composto dalle famiglie delle vittime, ha organizzato attività storico culturali e commemorative estendendo l'invito alla cittadinanza e alle diverse personalità politiche cittadine.

Nella giornata di venerdì 15 settembre sulle note dell'inno nazionale introduttivo è avvenuta la deposizione di una corona d'alloro alla targa stradale "Via 16 settembre 1959" seguita da una conferenza pubblica sui luoghi della sciagura «in cui si mescolarono malaffare, speculazione edilizia e avidità di guadagno». Passò alla storia come caso di mala edilizia facendo conoscere la città della Disfida alle cronache, che la annoverarono tra le città, in quell'Italia prima del boom economico, con il più alto numero di casi. Quella città che già nel '52 aveva pianto dodici vite nel crollo di via Magenta, all'alba di quel mercoledì piangeva molte più vittime inconsapevoli, ignara di ciò che sarebbe avvenuto cinquantadue anni dopo in via Roma. Coordinati dal noto giornalista Nino Vinella, si sono avvicendati nel corso degli interventi due testimoni oculari Teodoro Dibenedetto, di anni 92 e Nicola Battista, vigile del fuoco tra i primi a intervenire, l'ing. Francesco Carpagnano, Michele Grimaldi dell'Archivio di stato e i consiglieri comunali nella persona del Presidente avv. Carmela Peschechera.

Una storia scomoda che più volte si è voluto far tacere e che ci è stata restituita, in assenza degli atti processuali andati distrutti, grazie alle testimonianze cronachistiche del giornalismo nel tempo della carta stampata. Durante l'incontro tra le note strazianti di chi quelle macerie le ha viste a causa di un destino infausto, è stato mostrato il palazzo così come si presentava, con le sue persiane e quel piano in più che non doveva esserci. Oggi di quel cimitero di morte di cui parlarono tutti i giornali da La Stampa, al Messaggero, dal Corriere lombardo ad Avanti, resta una targa stradale e un altro palazzo di edilizia privata e il cavalcaferrovia.

Se le vie del progresso e delle responsabilità sono affidate a questa e alle generazioni che verranno, il senso di eventi come questo è rivolto a chi quei tragici ricordi li ha sentiti per voce degli anziani, dei nonni. Che imparino che la storia del novecento non termina affatto con gli esiti delle guerre mondiali o della guerra fredda e serbino bene il monito di Vinella (e di quanti si sono impegnati) affinché la memoria sia sempre viva a vantaggio della nostra storia cittadina e di quella delle troppe famiglie coinvolte nel dramma. Per questo nella mattinata di ieri sono state coinvolte alcune scolaresche ed é avvenuta la deposizione di un omaggio floreale presso la stele sita in via dei Pini dedicata proprio alle 58 vittime e la messa in loro suffragio nel pomeriggio. Barletta non merita di piangere altri corpi a causa dell'irresponsabilità di altri esseri umani spinti dalla bramosia di guadagno o profitto, non sulla pelle di altre vite umane. Il sedici settembre per la storia cittadina non potrà mai essere un giorno lieto, spontaneo dunque l'interrogativo incredulo di Vinella e dei presenti su come sia stato possibile associare tale giorno ai festeggiamenti della Notte Bianca, quest'anno caduta appunto nello stesso giorno.
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