Crollo a Torre Annunziata
Crollo a Torre Annunziata
Cronaca

Crolla una palazzina a Torre Annunziata e rievoca il dramma di Barletta

Otto vittime sotto le macerie, Cascella: «Barletta vicina alle famiglie»

Non si scava più tra le macerie a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, dove venerdì si è verificato il crollo di una palazzina. Il ritrovamento degli ultimi due corpi senza vita, i piccoli Salvatore e Francesca, ha portato a otto vittime il bilancio definitivo della tragedia. Ancora in queste ore la città piange i suoi morti: chiusi molti negozi e anche i lidi balneari per lutto , e il fatto inevitabilmente porta alla memoria la tragedia di via Roma a Barletta, dove ancora resta visibile il dramma del crollo e la scomparsa di cinque donne. Anche il sindaco Pasquale Cascella - subito colpito dalla tragica somiglianza dei due accadimenti - ha espresso il suo cordoglio a nome dell'intera città: «Barletta è vicina alla comunità di Torre Annunziata e alle famiglie delle otto vittime della sciagura che richiama alla memoria collettiva la tragedia di via Roma».

Tocca ora alla magistratura accertare l'eventuale presenza di responsabilità alla base del crollo, ma resta lo strazio per le famiglie e la preoccupazione per i numerosi immobili a rischio in tutt'Italia.

«Il pessimo stato in cui versa il patrimonio immobiliare italiano è sotto gli occhi di tutti e il crollo di Torre Annunziata non è che l'ennesima tragedia annunciata». E' quanto afferma in una nota il presidente di Ance Bari e Bat Beppe Fragasso, secondo cui in Puglia sono 150.000 gli edifici a rischio. «L'Ance, esprimendo vicinanza e cordoglio alle famiglie delle vittime, - si legge nella nota - auspica che la Magistratura faccia luce sull'accaduto e sulle eventuali responsabilità; tuttavia ancora più stringente è la necessità che si faccia concretamente qualcosa per minimizzare il rischio che crolli simili si ripetano considerato che in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili, sono oltre due milioni gli edifici residenziali in mediocre o pessimo stato di conservazione in Italia dei quali oltre 150.000 in Puglia e circa 30.000 nel barese. È necessario - conclude - intervenire al più presto, soprattutto sugli stabili più a rischio, quelli costruiti prima del 1981».
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