Politica

Crisi economica, «la polemica fine a sè stessa non porta a nulla»

I consiglieri Damiani e Antonucci rispondono a Cannito. «Dobbiamo combattere contro l'instabilità economica e politica»

«E' riduttivo pensare che le crisi siano legate solo ed esclusivamente a cause inerenti l'economia, bisogna ricordare ai più che esistono speculatori anche ben peggiori di quelli che solitamente si aggirano nelle varie piazze borsistiche, e questi sono gli speculatori politici. Questi ultimi sono sempre pronti a distinguersi dal coro solo per il gusto della polemica, a metà strada tra sofismi inutili e un'oratoria fine a se stessa, ma specialmente sempre uguale a se stessa, ovvero al "NO" come presupposto ideologico, come base per fondare la propria politica». In questi toni arriva la risposta del centrodestra, a firma dei consiglieri Dario Damiani e Luigi Antonucci, alla nota politica del consigliere socialista Cannito.

«L'articolo del consigliere del Psi Antonio Cannito incomincia parlando di strumenti finanziari per finire in un' arringa politica di rango infimo, criticando la manovra lacrime e sangue del governo fatta in un momento di acuta crisi. Unico filo conduttore di tutto l'articolo è il palese odio verso una parte politica come presupposto per fondare il proprio credo, alla faccia degli appelli del Capo dello Stato che invita alla collaborazione e all'incontro delle parti. Un' analisi fondata sul nulla che mi fa credere che sia stata concepita in uno stato mentale quantomeno confusionale, perché c'è da meravigliarsi parecchio quando un dipendente di banca riesce a fare così tanti errori. Inoltre, la stessa attenzione che il consigliere riserva alle vicende economiche nazionali, non mi pare sia stata utilizzata a livello locale, visto che meno di un mese fa ha approvato un bilancio comunale a scatola chiusa, probabilmente senza conoscere nulla ma solo per salvare la sua sedia, dopo che l'attuale maggioranza ha subito violente scosse telluriche dovute all'ingordigia e al delirio di onnipotenza di alcuni suoi rappresentanti.

Non ho mai dubitato dell'intelligenza politica dei miei colleghi politici, siano essi di destra, di centro o di sinistra, ma una tale confusione può essere generata probabilmente dalla linea politica del partito del consigliere Cannito.

Tristissimo vedere che un partito come il Psi che ha ospitato alcune delle menti e dei personaggi politici di maggior rilievo della nostra Repubblica si sia ridotto ad uno stato larvale, e quelli che una volta erano un gruppo unito adesso siano in diaspora in quasi tutti i partiti rimasti. Non credo sia il caso di ricordare che alcuni dei maggiori rappresentanti del centrodestra attuale provengono da quella scuola, e ora sono seduti in posti ministeriali.

Con giusto orgoglio il consigliere Cannito rivendica la sua appartenenza al Psi, ma proprio in virtù di ciò sarebbe auspicabile da parte sua un esercizio di onestà intellettuale che invece manca nella sua invettiva. Addossare al centrodestra la responsabilità di aver portato il debito pubblico alle cifre purtroppo attuali, significa due cose: avere, o fare finta di avere, la memoria corta, oppure mentire sapendo di mentire. In tal caso, lasciar parlare le cifre può essere molto utile e chiarificatore. Fino al 1980, l'Italia aveva un debito pubblico inferiore al 60% del Pil. L'impennata prende il via nel 1983, con il Governo Craxi, quando di colpo si passa al 69,93%. Nel 1984 sale al 74,40, l'anno dopo all'80,50 e nel 1986 all'84,50%. Il trend di crescita è il medesimo con i successivi governi democristiani di Fanfani, De Mita e Andreotti, che portano il Paese sulla soglia del 120%: in un solo decennio il rapporto è raddoppiato, e sarà questa l'origine della zavorra che ancora ci portiamo dietro come un macigno. La prima inversione di tendenza si ha nel 1995 e da allora fino al 2004, quindi nell'arco di tempo che include anche i governi Berlusconi, il rapporto passa dal 121,50 al 103,90, grazie soprattutto agli occhi puntati di Bruxelles. La crisi economica mondiale degli ultimi 6-7 anni, purtroppo ha sconvolto ogni buon proposito di contenimento del debito, salito nuovamente al 119% nel 2010. Tuttavia, l'Italia resta in avanzo primario, poiché le entrate fiscali coprono le spese statali prima di aver pagato gli interessi sul debito, una virtù non comune, neanche presso altri Stati europei con un rating migliore del nostro. Pertanto, tentare di accreditare l'immagine del governo attuale come quella di un mostro assetato di denaro, lacrime e sangue dei poveri cittadini, fino a invocare l'arrivo del salvatore Robin Hood, francamente suscita ilarità. Vedere il Paese ancora diviso in ricchi, per lo più evasori, protetti dalla complicità del Governo, e poveri tartassati, è assolutamente sbagliato e antistorico: mai come negli anni del governo di centrodestra la lotta all'evasione fiscale è stata così capillare ed efficace, con il risultato di far affluire all'erario somme record.

Prima di emettere giudizi al limite della diffamazione, dunque, come fa il consigliere Cannito quando ci accusa di essere "rappresentanti di uno squilibrato mentale che non fa altro che aumentare le tasse ai poveri per far godere i ricchi", sarebbe opportuno un minimo di riflessione autocritica. "Il partito socialista da sempre è stato vicino al popolo", proclama Cannito: certo, talmente vicino che un bel giorno di qualche anno fa il popolo arrivò a colpirlo lanciandogli addosso le monetine, ponendo fine a un'esperienza politica e umana miseramente naufragata nel mare di Tangentopoli.

Il momento che stiamo attraversando a livello sia nazionale che globale non è solo difficile, ma è anche decisivo per il futuro. Tutti i cittadini italiani sono chiamati a fare la propria parte, siano essi ricchi o poveri. Siamo chiamati a dimostrare di essere ancora una nazione che ha voglia di guardare ad un futuro migliore e a combattere contro la nebbia dell'insicurezza e dell'instabilità sia politica che economica. E' il momento di essere uniti e propositivi o quantomeno presentare qualcosa di alternativo,ma non polemici, perché la polemica fine a se stessa non porta mai a nulla».
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