Politica
Conversione del "Dimiccoli" di Barletta in ospedale Covid, la nota del senatore Damiani
«La situazione è completamente fuori controllo»
Barletta - martedì 17 novembre 2020
9.41 Comunicato Stampa
«Ogni giorno che passa è sempre più evidente quanto sia stata dissennata e illogica la politica sanitaria del nostro governo regionale nell'affrontare l'emergenza in atto, al punto che ormai la situazione è completamente fuori controllo, per ammissione stessa dei diretti responsabili». Inizia con queste parole l'intervento del senatore barlettano di Forza Italia, Dario Damiani.
Nel nostro territorio provinciale tocchiamo con mano questo fallimento innanzitutto nella scelta di convertire in reparti dedicati covid-19 ben dieci unità dell'ospedale "Mons. Dimiccoli" di Barletta, lasciando invece il presidio andriese quale unico punto operativo per tutte le patologie non-covid. E non lo dico sull'onda emotiva delle numerosissime e quotidiane denunce di disservizi da parte di pazienti, familiari e operatori sanitari, ma sulla base di semplici osservazioni di natura tecnico-logistica che, evidentemente, non sono state tenute in debita considerazione, per colpa o dolo, dai vertici regionali in fase di elaborazione del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per la seconda ondata di contagi, obbligatorio da maggio 2020 ma varato in Puglia solo a ottobre. Abbattutasi sulle nostre vite la sciagura della pandemia, per fortuna quasi impercettibile da noi nella prima ondata di marzo, era doverosa l'urgenza di pianificare nuovi assetti sanitari per garantire la migliore gestione possibile sul territorio di un eventuale aumento della pressione sul sistema dovuta al presentarsi di casi covid-19 in autunno.
Cosa si è deciso, quindi, in sede regionale, per la BAT? L'ospedale di Barletta, che conta il maggior numero di posti letto e i reparti di maggior affluenza quali Ortopedia, Ginecologia, Cardiologia, Oculistica è stato dedicato a casi covid-positivi, mentre quello di Andria, con una disponibilità di posti letto inferiore, continuerà ad occuparsi delle patologie non-covid. Un esempio emblematico su tutti, Ostetricia e Ginecologia: 28 posti letto a Barletta per partorienti Covid-19, 16 ad Andria per tutte le donne del territorio partorienti non affette da covid; che, ovviamente, sono molto più numerose delle gestanti covid-positive. Quale criterio, quindi, ha indotto i redattori del Piano a destinare reparti più grandi ai casi covid e meno grandi a tutti gli altri, se in percentuale i non-covid sono di sicuro più numerosi? Se lo chiedono anche medici e operatori sanitari, che non trovano la ratio di questa scelta. Leggo di rappresentanti regionali del nostro territorio che invitano a smorzare toni e polemiche: nulla di più gradito a chi, come me, appartiene a una forza politica che, anche a livello nazionale, fin dall'inizio di questa emergenza ha offerto la propria piena collaborazione al governo.
Ma nel caso delle soluzioni sanitarie adottate in Puglia e nello specifico nella nostra provincia, sollevare la questione della razionalità delle decisioni prese non significa fare polemica, ma chiedere chiarezza a chi aveva e ha la responsabilità di tutelare la salute di circa 400 mila cittadini: come e perché si è arrivati a certe decisioni, se a lamentarsene sono tutti, compresi gli operatori sanitari in prima linea nell'emergenza? Sono stati coinvolti o no nella fase valutativa delle diverse opzioni? I tanto decantati tavoli e conferenze di servizi sono stati soltanto puro adempimento di formalità, spesso anche tardive: si è trattato, quindi, di scelte prive di un concreto aggancio con le realtà locali, dettate da valutazioni politiche, più che tecniche? E, infine, un'altra questione a mio avviso non secondaria. Ma facciamo un passo indietro: negli ultimi anni gli ospedali di Barletta e Andria hanno ben lavorato nella direzione di una sanità pubblica di eccellenza, con risultati qualitativi notevoli; unici presidi sanitari importanti rimasti sul territorio, hanno garantito, pur con le loro criticità, assistenza sanitaria a tutta la popolazione del territorio provinciale. L'attuale assetto invece, purtroppo obbliga la struttura di Barletta a concentrarsi solo sulla gestione emergenziale e costringe il presidio di Andria a un sovraccarico di utenza. Entrambi gli ospedali, di conseguenza, risentiranno negativamente di questo shock e quando questa grave emergenza sarà finita, ci auguriamo prima possibile, non sarà né semplice né immediato riportare entrambi i nosocomi all'efficienza e ai livelli pre-emergenza.
Non mi pare si tratti di una questione da sottovalutare, poiché porta con sé il grave rischio di condannare a un declassamento funzionale entrambe le strutture ospedaliere di riferimento dell'intero territorio della BAT. Negli ultimi 5 anni Emiliano aveva già dimostrato le sue capacità di distruzione del sistema sanitario pugliese; con la pandemia, in coppia con il nuovo sodale Lopalco, ha intenzione di completare l'opera?».
Nel nostro territorio provinciale tocchiamo con mano questo fallimento innanzitutto nella scelta di convertire in reparti dedicati covid-19 ben dieci unità dell'ospedale "Mons. Dimiccoli" di Barletta, lasciando invece il presidio andriese quale unico punto operativo per tutte le patologie non-covid. E non lo dico sull'onda emotiva delle numerosissime e quotidiane denunce di disservizi da parte di pazienti, familiari e operatori sanitari, ma sulla base di semplici osservazioni di natura tecnico-logistica che, evidentemente, non sono state tenute in debita considerazione, per colpa o dolo, dai vertici regionali in fase di elaborazione del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per la seconda ondata di contagi, obbligatorio da maggio 2020 ma varato in Puglia solo a ottobre. Abbattutasi sulle nostre vite la sciagura della pandemia, per fortuna quasi impercettibile da noi nella prima ondata di marzo, era doverosa l'urgenza di pianificare nuovi assetti sanitari per garantire la migliore gestione possibile sul territorio di un eventuale aumento della pressione sul sistema dovuta al presentarsi di casi covid-19 in autunno.
Cosa si è deciso, quindi, in sede regionale, per la BAT? L'ospedale di Barletta, che conta il maggior numero di posti letto e i reparti di maggior affluenza quali Ortopedia, Ginecologia, Cardiologia, Oculistica è stato dedicato a casi covid-positivi, mentre quello di Andria, con una disponibilità di posti letto inferiore, continuerà ad occuparsi delle patologie non-covid. Un esempio emblematico su tutti, Ostetricia e Ginecologia: 28 posti letto a Barletta per partorienti Covid-19, 16 ad Andria per tutte le donne del territorio partorienti non affette da covid; che, ovviamente, sono molto più numerose delle gestanti covid-positive. Quale criterio, quindi, ha indotto i redattori del Piano a destinare reparti più grandi ai casi covid e meno grandi a tutti gli altri, se in percentuale i non-covid sono di sicuro più numerosi? Se lo chiedono anche medici e operatori sanitari, che non trovano la ratio di questa scelta. Leggo di rappresentanti regionali del nostro territorio che invitano a smorzare toni e polemiche: nulla di più gradito a chi, come me, appartiene a una forza politica che, anche a livello nazionale, fin dall'inizio di questa emergenza ha offerto la propria piena collaborazione al governo.
Ma nel caso delle soluzioni sanitarie adottate in Puglia e nello specifico nella nostra provincia, sollevare la questione della razionalità delle decisioni prese non significa fare polemica, ma chiedere chiarezza a chi aveva e ha la responsabilità di tutelare la salute di circa 400 mila cittadini: come e perché si è arrivati a certe decisioni, se a lamentarsene sono tutti, compresi gli operatori sanitari in prima linea nell'emergenza? Sono stati coinvolti o no nella fase valutativa delle diverse opzioni? I tanto decantati tavoli e conferenze di servizi sono stati soltanto puro adempimento di formalità, spesso anche tardive: si è trattato, quindi, di scelte prive di un concreto aggancio con le realtà locali, dettate da valutazioni politiche, più che tecniche? E, infine, un'altra questione a mio avviso non secondaria. Ma facciamo un passo indietro: negli ultimi anni gli ospedali di Barletta e Andria hanno ben lavorato nella direzione di una sanità pubblica di eccellenza, con risultati qualitativi notevoli; unici presidi sanitari importanti rimasti sul territorio, hanno garantito, pur con le loro criticità, assistenza sanitaria a tutta la popolazione del territorio provinciale. L'attuale assetto invece, purtroppo obbliga la struttura di Barletta a concentrarsi solo sulla gestione emergenziale e costringe il presidio di Andria a un sovraccarico di utenza. Entrambi gli ospedali, di conseguenza, risentiranno negativamente di questo shock e quando questa grave emergenza sarà finita, ci auguriamo prima possibile, non sarà né semplice né immediato riportare entrambi i nosocomi all'efficienza e ai livelli pre-emergenza.
Non mi pare si tratti di una questione da sottovalutare, poiché porta con sé il grave rischio di condannare a un declassamento funzionale entrambe le strutture ospedaliere di riferimento dell'intero territorio della BAT. Negli ultimi 5 anni Emiliano aveva già dimostrato le sue capacità di distruzione del sistema sanitario pugliese; con la pandemia, in coppia con il nuovo sodale Lopalco, ha intenzione di completare l'opera?».