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Giorno della memoria, al "Curci" il "Concerto di luci"

Va in scena la musica scritta in ghetti e lager

Il prossimo 26 gennaio 2023, in occasione della imminente Giornata della Memoria, il Comune di Barletta – Assessorato alla Cultura, Turismo, Grandi Eventi, ha organizzato e prodotto l'evento musicale "Concerto di Luci". Il concerto si terrà presso il Teatro Comunale "G. Curci" (C.so Vittorio Emanuele II, 71) alle ore 18.30 (porta ore 18.00) e porterà in scena la musica scritta nei Campi di concentramento e altri luoghi di cattività civile e militare negli anni della 2a Guerra Mondiale. L'ingresso è gratuito previa prenotazione via email (all'indirizzo: ldoronzo@gmail.com) e fino ad esaurimento posti.

Su proposta del Sindaco Cosimo Damiano Cannito e dell'Assessore Oronzo Cilli, la Fondazione Istituto di Letteratura Musicale Concentrazionaria di Barletta ha preparato, assemblato e arrangiato il materiale musicale, selezionato tra quello raccolto in oltre 30 anni di ricerca dal pianista e direttore d'orchestra Francesco Lotoro, che nell'occasione dirigerà il concerto e suonerà il pianoforte. Durante la serata saranno eseguiti pezzi in prima esecuzione tra i quali Abschiedslied, una intensa canzone scritta dalla poetessa e musicista ebrea morava Ilse Weber su un foglio di block notes nel 1939 sulla banchina della Stazione centrale di Praga mentre il figlio Hanuš si allontanava in treno su un Kindertransport (uno dei numerosi viaggi in treno grazie ai quali numerosi bambini ebrei si salvarono prima dello scoppio della Guerra).

Saranno altresì eseguiti alcuni brani dal Cahier des prisonniers steso nello Stalag 3B Fürstenberg a.d. Oder dal compositore francese André Losay; Dominique Losay, figlio del compositore, sarà a Barletta per consegnare alla Fondazione il quaderno musicale di prigionia di suo padre. Molti i musicisti che affiancheranno Lotoro in questo concerto che è un autentico viaggio tra alcune delle pagine più belle della letteratura musicale concentrazionaria: Paolo Candido (voce maschile, percussioni e arrangiamenti), Anna Maria Stella Pansini (soprano), Nico Sette (tenore), Angelo De Leonardis (baritono), Fabrizio Signorile (violino), Francesco Palazzo (fisarmonica) e tanti altri, sino al ballerino di tip tap fasanese Alessandro Fanizza.

Lo scorso 13 gennaio, presso l'Auditorium del Conservatorio N. Piccinni di Bari, ben tre squadre di tecnici e lo staff operativo di RAI Cultura hanno realizzato un documentario che andrà in onda il prossimo 27 gennaio e successivamente in una versione più estesa; con la direzione di Francesco Lotoro (nelle vesti anche di pianista), 16 tra musicisti e cantanti hanno registrato il programma del concerto-evento di Barletta, opere provenienti dal Ghetto di Varsavia, dal Lager di Theresienstadt, dagli Stalag 3B Fürstenberg/Oder, Stalag 10A Sandbostel e dallo Ilag 8Z Kreuzburg.

Ogni notte a Buchenwald il musicista polacco Józef Kropiński, togliendo preziose ore al sonno, si rinchiudeva clandestinamente nella stanza di dissezione del dipartimento di patologia del Lager; persino le guardie si tenevano alla larga da quel posto mefitico e inquietante, pieno di cadaveri di deportati precedentemente uccisi per strangolamento e in stato avanzato di decomposizione.
Alla luce di una candela, Józef scriveva musica in quello che non può essere definito altrimenti che un inferno sulla sfera terrestre; sapeva di rischiare la propria vita, prima di arrivare a Buchenwald era già stato deportato agli inizi del 1940 presso Auschwitz I Stammlager dopo che la Gestapo lo sorprese a stampare un giornale antifascista.

Delle sue 400 opere soltanto 117 sopravvissero alla famigerata Marcia della Morte da Buchenwald a Dachau nell'aprile 1945; alcune le lasciò nel Lager e andarono perdute per sempre, altre le bruciò per alimentare un fuoco e sopravvivere al freddo notturno. Dopo la Guerra Józef entrò in una fabbrica agraria polacca e non scrisse più una sola nota; subì tre attacchi d'infarto, si spense a Wrocław l'8 ottobre 1970.

Con il concerto di Barletta si vuole riaccendere la candela di Józef, risuonando le opere sue e di tanti altri prigionieri musicisti; in un meraviglioso processo di fotosintesi, le luci di mille candele diventano musica. Da Auschwitz a Mauthausen sino ai più sperduti Campi in Africa coloniale, nella Manciuria occupata dai giapponesi e nell'India coloniale britannica, ovunque i deportati hanno creato musica fiduciosi che un giorno avrebbero trovato orecchie per ascoltarli.
  • Teatro Curci
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