Associazioni
Centro Antiviolenza e la nuova sede: «Abbiamo aiutato 210 donne barlettane in tre anni»
Le protagoniste dell'inaugurazione della nuova sede operativa in centro
Barletta - sabato 30 ottobre 2021
14.35
C'è bisogno di scrivere e dialogare sulla violenza di genere perché esiste. A dimostrare quanto questo sia un problema ancora troppo presente in tutto il territorio ci sono i casi crescenti di femminicidio.Il Viminale infatti, riporta che su ben 96 donne uccise nel 2021, fino al 22 ottobre, 82 sono state uccise in ambito familiare-affettivo, 51 sono state uccise dal loro partner o ex partner.
Per questo motivo, per questi dati, l'Osservatorio Giulia e Rossella – Centro Antiviolenza apre le porte a tutte le donne della città e non solo, nella sua nuova sede in via F. d'Aragona 143, dopo ben ventisei anni di attività presso la sede in Piazza Aldo Moro, 16. Il loro impegno viene dimostrato con dati concreti, riportati anche sul sito ufficiale dell'associazione, secondo cui nel 2021 sono stata ascoltate ben 140 donne del territorio, cercando di fornire un aiuto concreto e una soluzione legale e psicologica. Questa sede sarà un laboratorio permanente in cui educare, supportare e svolgere attività culturali, per liberare proprio la cultura dal pregiudizio di genere.
Durante la cerimonia sono intervenute Laura Pasquino – Vice Presidentessa e avvocata – che vede nella nuova sede la possibilità di potenziare le attività già svolte dall'associazione rimanendo attive dal giorno fino al pomeriggio. Si è scelta una mostra per inaugurare questa nuova sede, dal nome "Come eri vestita?" per scardinare gli stereotipi legati alla violenza e più in generale agli stupri e alle molestie. Quante volte pentiamo ancora chiederci questa domanda quando raccontiamo di un "apprezzamento non gradito"? Quante volte ancora dovremo sentirla ripetere come modo per deresponsabilizzare chi invece, andrebbe punito?
Ospite speciale per l'inaugurazione, l'assessora al Welfare, Politiche di benessere sociale e pari opportunità, programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria, Rosa Barone che ha ribadito l'importanza di avere un'ulteriore sede sul territorio, visto l'elevato numero di femminicidi che continua consumarsi. «Aspettiamo il 25 novembre per ricordare tutte le vittime e per ricordare alle donne l'importanza della persona, della consapevolezza. E ricordare sempre il numero 1522». C'è bisogno di sentinelle sul territorio, di centri che facciano da ponte con le istituzioni.
Tina Arbues che più volta si è detta commessa dalla calorosa presenza nella giornata di venerdì 29 ottobre, dicendo: «Abbiamo aiutato tante donne, siamo state accanto a queste donne. Molte ce l'hanno fatta, ma tante altre no, perché non c'è sempre una vittoria. In tre anni abbiamo accolto 367 donne, di queste 210 sono donne residenti a Barletta. Il fenomeno è grosso e preoccupante, per questo chiediamo a tutti una sinergia. Non accoglieremo però solo le donne, saremo pronte ad aprire le porte ai minori, agli uomini e alle persone che vogliono percorrere un tragitto di libertà dalla violenza». L'ambizioso obbiettivo dell'associazione è culturale: lavorare per abbattere i pregiudizi.
La violenza di genere non finirà certo in questi anni, nemmeno nel futuro più recente. Una condizione quella che stiamo vivendo che deve far riflettere perchè nessuna può considerarsi salva, nessuna può considerarsi immune da questo pericolo che può ancora presentarsi. Il pericolo di essere uccise solo perché donne.
Per questo motivo, per questi dati, l'Osservatorio Giulia e Rossella – Centro Antiviolenza apre le porte a tutte le donne della città e non solo, nella sua nuova sede in via F. d'Aragona 143, dopo ben ventisei anni di attività presso la sede in Piazza Aldo Moro, 16. Il loro impegno viene dimostrato con dati concreti, riportati anche sul sito ufficiale dell'associazione, secondo cui nel 2021 sono stata ascoltate ben 140 donne del territorio, cercando di fornire un aiuto concreto e una soluzione legale e psicologica. Questa sede sarà un laboratorio permanente in cui educare, supportare e svolgere attività culturali, per liberare proprio la cultura dal pregiudizio di genere.
Durante la cerimonia sono intervenute Laura Pasquino – Vice Presidentessa e avvocata – che vede nella nuova sede la possibilità di potenziare le attività già svolte dall'associazione rimanendo attive dal giorno fino al pomeriggio. Si è scelta una mostra per inaugurare questa nuova sede, dal nome "Come eri vestita?" per scardinare gli stereotipi legati alla violenza e più in generale agli stupri e alle molestie. Quante volte pentiamo ancora chiederci questa domanda quando raccontiamo di un "apprezzamento non gradito"? Quante volte ancora dovremo sentirla ripetere come modo per deresponsabilizzare chi invece, andrebbe punito?
Ospite speciale per l'inaugurazione, l'assessora al Welfare, Politiche di benessere sociale e pari opportunità, programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria, Rosa Barone che ha ribadito l'importanza di avere un'ulteriore sede sul territorio, visto l'elevato numero di femminicidi che continua consumarsi. «Aspettiamo il 25 novembre per ricordare tutte le vittime e per ricordare alle donne l'importanza della persona, della consapevolezza. E ricordare sempre il numero 1522». C'è bisogno di sentinelle sul territorio, di centri che facciano da ponte con le istituzioni.
Tina Arbues che più volta si è detta commessa dalla calorosa presenza nella giornata di venerdì 29 ottobre, dicendo: «Abbiamo aiutato tante donne, siamo state accanto a queste donne. Molte ce l'hanno fatta, ma tante altre no, perché non c'è sempre una vittoria. In tre anni abbiamo accolto 367 donne, di queste 210 sono donne residenti a Barletta. Il fenomeno è grosso e preoccupante, per questo chiediamo a tutti una sinergia. Non accoglieremo però solo le donne, saremo pronte ad aprire le porte ai minori, agli uomini e alle persone che vogliono percorrere un tragitto di libertà dalla violenza». L'ambizioso obbiettivo dell'associazione è culturale: lavorare per abbattere i pregiudizi.
La violenza di genere non finirà certo in questi anni, nemmeno nel futuro più recente. Una condizione quella che stiamo vivendo che deve far riflettere perchè nessuna può considerarsi salva, nessuna può considerarsi immune da questo pericolo che può ancora presentarsi. Il pericolo di essere uccise solo perché donne.