La città
Caso Buzzi Unicem, alla Cementeria inizia il secondo atto
A due mesi dalla visita, riflessioni, dubbi e incertezze
Barletta - martedì 10 maggio 2016
12.31
In seguito al nostro articolo che ha avuto come oggetto la visita presso la Buzzi Unicem di Barletta, la redazione di BarlettaViva ha accolto le numerose critiche e suggerimenti per esporre alcuni interrogativi palesati durante l'incontro. Da subito l'articolo in questione ha ricevuto commenti e rimostranze ma tutto verteva su un fondamentale assunto: il bisogno della cittadinanza di sapere e di capire. Per questo anche una posizione impopolare può essere utile, per aggiungere "frammenti di conoscenza", per attivare un onesto contraddittorio. I commenti questo dicono, e noi cronisti questo riportiamo.
Il complesso industriale, al centro delle polemiche appena indicate, è oggi perfettamente inserito all'interno del tessuto urbano, in zona Medaglie d'oro. Negli anni settanta, il quartiere aveva già acquisito una propria fisionomia, che si sarebbe completata nel decennio successivo. Pertanto la struttura si è inserita in un contesto già parzialmente costituito, ampliatosi a seguito della costruzione delle abitazioni collocate in via Andria e limitrofe.
Oggi, coloro che appaiono maggiormente preoccupati e contestano la presenza della suddetta struttura industriale, sono i residenti dei complessi abitativi circostanti. Più volte, infatti, come segnalatoci in redazione, hanno espresso la propria titubanza, oltre all'odore dell'aria che si respira, circa la natura delle polveri raccolte sui balconi, paletta alla mano. Durante la visita presso la Buzzi Unicem, è stato da noi posto l'interrogativo inerente al legame tra le polveri e la struttura. I nostri interlocutori hanno affermato che, in realtà, non è mai stata fatta un'analisi delle suddette che testimoni la stretta connessione. In aggiunta, i lavoratori che abbiamo incontrato, si sono mostrati piuttosto tranquilli in quanto non è stato registrato alcun caso di malattia anche in seguito al pensionamento. Su questo era forte la leva dei nostri interlocutori, inseguendo il lemma "chi lavorerebbe coscientemente in un ambiente insalubre"? Si tratta ovviamente di una leva "di parte" su cui le indagini stanno vertendo.
Prescindendo dalle ragioni esposte da ciascuna parte, ciò che realmente conta e dev'essere oggetto della nostra attenzione, è che Barletta oggi è tra le città più inquinate della regione, insieme a Taranto e Cerano. Dunque la domanda nasce spontanea: nella città della Disfida qualcuno inquina, ma chi? Ognuno sembra esimersi da ogni responsabilità, ma a fare le spese, come sempre è il cittadino. Forse la questione è mal posta se si ricerca un unico colpevole, che in quanto attaccato come tale si difende e sembra anche con efficacia. Forse la nostra attenzione dovrebbe spostarsi su un fascio di responsabilità con molti padri, dovremmo analizzare in maniera ampia e soprattutto celere. Forse dobbiamo credere ai nostri ospiti della Buzzi Unicem, forse dobbiamo credere a chi dice che "si continua a morire". Perché non inseguire allora la possibilità di una seria e urgente analisi tecnica? La Magistratura potrebbe essere il miglior vettore possibile, non tanto per "agitare la mazza ferrata" e colpire nel mucchio, ma per una seria risposta che tutti i cittadini ormai chiedono alla Procura di Trani.
«Secondo il rapporto dell'organizzazione mondiale della sanità nell'anno 2012– come riportato dal dott. Di Ciaula - l'inquinamento atmosferico ha causato circa 7 milioni di morti premature nel mondo, 600 mila in Europa, 34 mila in Italia. La Puglia ne risente fortemente; si registrano, in vero, l'insorgenza di malattie respiratorie (asma, bronchite), infarto, ictus, aritmie cardiache, edema polmonare e scompenso cardiaco». La Buzzi Unicem ribatte, sottolineando la mancata documentazione scientifica di dati tanto allarmanti.
L'obbiettivo della nostra inchiesta non è volta a determinare colpevoli e vittime - questo è infatti compito della magistratura e chi di competenza - ma far luce, per quanto sia possibile, sulla situazione attuale nell'interesse del cittadino che ha diritto di respirare aria salubre.
Noi di BarlettaViva non fermeremo la nostra curiosità e il nostro interesse verso la questione. Pretendendo una serissima presa di coscienza anche della istituzioni e un movimento popolare sano e ben cosciente. Altrimenti "a continuare a morire" sarà prima di tutto la nostra voglia di verità.
Il complesso industriale, al centro delle polemiche appena indicate, è oggi perfettamente inserito all'interno del tessuto urbano, in zona Medaglie d'oro. Negli anni settanta, il quartiere aveva già acquisito una propria fisionomia, che si sarebbe completata nel decennio successivo. Pertanto la struttura si è inserita in un contesto già parzialmente costituito, ampliatosi a seguito della costruzione delle abitazioni collocate in via Andria e limitrofe.
Oggi, coloro che appaiono maggiormente preoccupati e contestano la presenza della suddetta struttura industriale, sono i residenti dei complessi abitativi circostanti. Più volte, infatti, come segnalatoci in redazione, hanno espresso la propria titubanza, oltre all'odore dell'aria che si respira, circa la natura delle polveri raccolte sui balconi, paletta alla mano. Durante la visita presso la Buzzi Unicem, è stato da noi posto l'interrogativo inerente al legame tra le polveri e la struttura. I nostri interlocutori hanno affermato che, in realtà, non è mai stata fatta un'analisi delle suddette che testimoni la stretta connessione. In aggiunta, i lavoratori che abbiamo incontrato, si sono mostrati piuttosto tranquilli in quanto non è stato registrato alcun caso di malattia anche in seguito al pensionamento. Su questo era forte la leva dei nostri interlocutori, inseguendo il lemma "chi lavorerebbe coscientemente in un ambiente insalubre"? Si tratta ovviamente di una leva "di parte" su cui le indagini stanno vertendo.
Prescindendo dalle ragioni esposte da ciascuna parte, ciò che realmente conta e dev'essere oggetto della nostra attenzione, è che Barletta oggi è tra le città più inquinate della regione, insieme a Taranto e Cerano. Dunque la domanda nasce spontanea: nella città della Disfida qualcuno inquina, ma chi? Ognuno sembra esimersi da ogni responsabilità, ma a fare le spese, come sempre è il cittadino. Forse la questione è mal posta se si ricerca un unico colpevole, che in quanto attaccato come tale si difende e sembra anche con efficacia. Forse la nostra attenzione dovrebbe spostarsi su un fascio di responsabilità con molti padri, dovremmo analizzare in maniera ampia e soprattutto celere. Forse dobbiamo credere ai nostri ospiti della Buzzi Unicem, forse dobbiamo credere a chi dice che "si continua a morire". Perché non inseguire allora la possibilità di una seria e urgente analisi tecnica? La Magistratura potrebbe essere il miglior vettore possibile, non tanto per "agitare la mazza ferrata" e colpire nel mucchio, ma per una seria risposta che tutti i cittadini ormai chiedono alla Procura di Trani.
«Secondo il rapporto dell'organizzazione mondiale della sanità nell'anno 2012– come riportato dal dott. Di Ciaula - l'inquinamento atmosferico ha causato circa 7 milioni di morti premature nel mondo, 600 mila in Europa, 34 mila in Italia. La Puglia ne risente fortemente; si registrano, in vero, l'insorgenza di malattie respiratorie (asma, bronchite), infarto, ictus, aritmie cardiache, edema polmonare e scompenso cardiaco». La Buzzi Unicem ribatte, sottolineando la mancata documentazione scientifica di dati tanto allarmanti.
L'obbiettivo della nostra inchiesta non è volta a determinare colpevoli e vittime - questo è infatti compito della magistratura e chi di competenza - ma far luce, per quanto sia possibile, sulla situazione attuale nell'interesse del cittadino che ha diritto di respirare aria salubre.
Noi di BarlettaViva non fermeremo la nostra curiosità e il nostro interesse verso la questione. Pretendendo una serissima presa di coscienza anche della istituzioni e un movimento popolare sano e ben cosciente. Altrimenti "a continuare a morire" sarà prima di tutto la nostra voglia di verità.