Istituzionale
Cascella risponde a BarlettaViva: «Garantisco correttezza e rigore»
Il sindaco replica ai fatti delle palazzine dell'ex distilleria
Barletta - giovedì 22 gennaio 2015
17.40
Continuerà a scatenare polemiche e risposte la questione dell'occupazione delle palazzine dell'ex distilleria, con i suoi strascichi, con le sue ripercussioni sociali e politiche, con le prese di posizione di parte. Dopo il sequestro disposto la scorsa settimana, la vicenda si è evoluta in un ulteriore scenario che ha portato alla scarcerazione dei 17 arrestati. In seguito all'articolo di BarlettaViva che riassumeva questi ultimi accadimenti, il sindaco Pasquale Cascella ha scritto alla nostra redazione per affermare e confermare il suo punto di vista sulla questione.
«Ho letto il servizio sulla "Occupazione abusiva delle palazzina nella ex Distilleria" - scrive il primo cittadino - nel quale si avanzano interrogativi sugli atti delle Amministrazioni comunali di Barletta, dall'ottobre 2009, quando furono occupati gli alloggi destinati agli anziani, allo scorso 14 gennaio, quando l'autorità giudiziaria ne ha disposto il sequestro a cui a breve si dovrà dare seguito. Per quel che riguarda questa Amministrazione, tengo a ribadire la linea di correttezza e di rigore richiamata proprio nei giorni scorsi in apertura dei lavori del Consiglio Comunale, in risposta a una interpellanza urgente del consigliere Damiani. Mi permetto di affidare a lei, per la completezza di informazione, nei termini che riterrà opportuni, gli appunti di quel rendiconto all'assemblea rappresentativa e all'intera città».
«Affrontiamo questioni che sono sorte il 3 ottobre del 2009, quindi quasi sei anni fa - riferì nell'ultimo consiglio comunale il sindaco Cascella - con l'occupazione abusiva di sedici alloggi che erano destinati ad anziani, (i quali se li erano già visti assegnare, anche se non era stato ancora compiuto l'iter procedurale). L'occupazione è avvenuta in circostanze particolari, che non avevano consentito di fronteggiarla adeguatamente nell'immediatezza. Poi, per varie ragioni, questa situazione critica si è prolungata nel tempo.
Al momento in cui si è insediata questa Amministrazione, una delle prime incombenze che si è trovata ad affrontare è stata decidere cosa fare di fronte al procedimento giudiziario che era stato aperto a carico degli occupanti. Naturalmente l'Amministrazione non poteva che schierarsi dalla parte della legalità con la costituzione di parte civile. Quella costituzione di parte civile non riguardava soltanto la lesione intervenuta nell'interesse giuridico dell'ente, ovvero "all'integrità e all'inviolabilità della propria sfera patrimoniale" – come si legge nell'atto della costituzione in giudizio – ma richiedeva anche il risarcimento di "tutti i danni patiti, anche non patrimoniali, da quantificarsi", oltre che "il rilascio degli immobili abusivamente occupati". In questi riferimenti è incluso, in tutta evidenza, l'ulteriore abuso che si è andato a compiere sin dall'inizio, e perdura, che è quello della sottrazione di energia elettrica da una centralina inizialmente provvisoria, poi di cantiere, al servizio degli interventi che erano e continuano a essere in corso nell'area dell'ex distilleria. Si sa, credo, quale sia stata la conseguenza dell'atto compiuto nell'estate del 2013, con la costituzione di parte civile: non sono mancati nemmeno momenti di tensione nei miei personali confronti. Dopo quegli episodi la questione era stata affrontata nel Comitato di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico presieduto dal Prefetto e, sulla base del quadro analizzato in tutte le sfaccettature, già in quella sede, si era affermata l'esigenza di ripristinare la legalità. E' questa l'esigenza che personalmente ho poi rappresentato agli avvocati delle famiglie occupanti degli alloggi, dando così avvio a dei momenti di confronto in cui l'invito a rientrare nella legalità è stato continuo, prospettato nello stesso interesse degli occupanti di quelle case, essendo evidente che quando si è in una condizione di illegalità non si possono utilizzare i benefici e gli interventi sociali previsti per le situazioni di disagio sociale, mentre questo sostegno è possibile nel momento in cui si ritorna nella legalità.
Purtroppo, il confronto non ha avuto l'esito da noi auspicato: pur essendo segnato da una volontà di ascolto, è stato altrettanto segnato dai limiti dell'intervento di un'Amministrazione comunale, visto che in quelle occasioni venivano chieste concessioni che probabilmente nel passato erano avvenute – e su cui non sono in condizione di sindacare - ma che la legge non consente più a un ente locale e per le quali comunque il Comune non ha disponibilità. Si è creata, dunque, una situazione di incomunicabilità, se non di incompatibilità, delle rispettive posizioni. Fino all'altro giorno quando ho ricevuto la visita del comandante della compagnia dell'Arma dei Carabinieri di Barletta, che mi ha notificato il verbale di sequestro dell'immobile con facoltà d'uso per due mesi agli occupanti abusivi. Quell'intervento, determinato da un'azione dell'Arma dei Carabinieri su disposizione dell'autorità giudiziaria, ha riportato al pettine il nodo del rientro nella legalità. Ho già avuto modo di ripetere, anche ad alcuni degli occupanti di quegli alloggi, che è anzitutto loro interesse compiere uno sforzo per rientrare nella legalità e utilizzare quest'arco di tempo per riconsiderare la situazione, tenendo conto dell'impegno che nei limiti del possibile la stessa Amministrazione comunale assumerà. Anche perché – lo voglio dire con estrema franchezza – già adesso c'è una situazione di pericolosità per quel cavo di allacciamento abusivo che va urgentemente affrontata e superata nell'interesse della incolumità pubblica. Perché anche l'Amministrazione deve rispondere di queste particolari situazioni e quindi si troverà, a breve, a dover portare l'impianto all'interno di una cabina elettrica, tanto più che c'è l'esigenza di una fornitura elettrica molto maggiore, per l'intero complesso dell'ex distilleria. In questo senso sono già in via di definizione le intese con l'Enel: procedure avviate da tempo, che erano state comunicate agli stessi occupanti perché loro per primi fossero consapevoli della condizione di dover spostare la centralina dall'esterno all'interno, ed è evidente che nel momento in cui sarà all'interno toccherà interrompere quella fornitura perché altrimenti nella condizione di illegalità ci ritroveremo anche noi.
C'è, quindi, una somma di ragioni - giuridiche, sociali, di sicurezza, anche di ripristino della regolarità e del rispetto delle regole - che non consente a una parte di attendere l'altra, ma di far fronte ciascuna alla responsabilità di compiere i passi giusti per ripristinare la normalità e la legalità».
«Ho letto il servizio sulla "Occupazione abusiva delle palazzina nella ex Distilleria" - scrive il primo cittadino - nel quale si avanzano interrogativi sugli atti delle Amministrazioni comunali di Barletta, dall'ottobre 2009, quando furono occupati gli alloggi destinati agli anziani, allo scorso 14 gennaio, quando l'autorità giudiziaria ne ha disposto il sequestro a cui a breve si dovrà dare seguito. Per quel che riguarda questa Amministrazione, tengo a ribadire la linea di correttezza e di rigore richiamata proprio nei giorni scorsi in apertura dei lavori del Consiglio Comunale, in risposta a una interpellanza urgente del consigliere Damiani. Mi permetto di affidare a lei, per la completezza di informazione, nei termini che riterrà opportuni, gli appunti di quel rendiconto all'assemblea rappresentativa e all'intera città».
«Affrontiamo questioni che sono sorte il 3 ottobre del 2009, quindi quasi sei anni fa - riferì nell'ultimo consiglio comunale il sindaco Cascella - con l'occupazione abusiva di sedici alloggi che erano destinati ad anziani, (i quali se li erano già visti assegnare, anche se non era stato ancora compiuto l'iter procedurale). L'occupazione è avvenuta in circostanze particolari, che non avevano consentito di fronteggiarla adeguatamente nell'immediatezza. Poi, per varie ragioni, questa situazione critica si è prolungata nel tempo.
Al momento in cui si è insediata questa Amministrazione, una delle prime incombenze che si è trovata ad affrontare è stata decidere cosa fare di fronte al procedimento giudiziario che era stato aperto a carico degli occupanti. Naturalmente l'Amministrazione non poteva che schierarsi dalla parte della legalità con la costituzione di parte civile. Quella costituzione di parte civile non riguardava soltanto la lesione intervenuta nell'interesse giuridico dell'ente, ovvero "all'integrità e all'inviolabilità della propria sfera patrimoniale" – come si legge nell'atto della costituzione in giudizio – ma richiedeva anche il risarcimento di "tutti i danni patiti, anche non patrimoniali, da quantificarsi", oltre che "il rilascio degli immobili abusivamente occupati". In questi riferimenti è incluso, in tutta evidenza, l'ulteriore abuso che si è andato a compiere sin dall'inizio, e perdura, che è quello della sottrazione di energia elettrica da una centralina inizialmente provvisoria, poi di cantiere, al servizio degli interventi che erano e continuano a essere in corso nell'area dell'ex distilleria. Si sa, credo, quale sia stata la conseguenza dell'atto compiuto nell'estate del 2013, con la costituzione di parte civile: non sono mancati nemmeno momenti di tensione nei miei personali confronti. Dopo quegli episodi la questione era stata affrontata nel Comitato di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico presieduto dal Prefetto e, sulla base del quadro analizzato in tutte le sfaccettature, già in quella sede, si era affermata l'esigenza di ripristinare la legalità. E' questa l'esigenza che personalmente ho poi rappresentato agli avvocati delle famiglie occupanti degli alloggi, dando così avvio a dei momenti di confronto in cui l'invito a rientrare nella legalità è stato continuo, prospettato nello stesso interesse degli occupanti di quelle case, essendo evidente che quando si è in una condizione di illegalità non si possono utilizzare i benefici e gli interventi sociali previsti per le situazioni di disagio sociale, mentre questo sostegno è possibile nel momento in cui si ritorna nella legalità.
Purtroppo, il confronto non ha avuto l'esito da noi auspicato: pur essendo segnato da una volontà di ascolto, è stato altrettanto segnato dai limiti dell'intervento di un'Amministrazione comunale, visto che in quelle occasioni venivano chieste concessioni che probabilmente nel passato erano avvenute – e su cui non sono in condizione di sindacare - ma che la legge non consente più a un ente locale e per le quali comunque il Comune non ha disponibilità. Si è creata, dunque, una situazione di incomunicabilità, se non di incompatibilità, delle rispettive posizioni. Fino all'altro giorno quando ho ricevuto la visita del comandante della compagnia dell'Arma dei Carabinieri di Barletta, che mi ha notificato il verbale di sequestro dell'immobile con facoltà d'uso per due mesi agli occupanti abusivi. Quell'intervento, determinato da un'azione dell'Arma dei Carabinieri su disposizione dell'autorità giudiziaria, ha riportato al pettine il nodo del rientro nella legalità. Ho già avuto modo di ripetere, anche ad alcuni degli occupanti di quegli alloggi, che è anzitutto loro interesse compiere uno sforzo per rientrare nella legalità e utilizzare quest'arco di tempo per riconsiderare la situazione, tenendo conto dell'impegno che nei limiti del possibile la stessa Amministrazione comunale assumerà. Anche perché – lo voglio dire con estrema franchezza – già adesso c'è una situazione di pericolosità per quel cavo di allacciamento abusivo che va urgentemente affrontata e superata nell'interesse della incolumità pubblica. Perché anche l'Amministrazione deve rispondere di queste particolari situazioni e quindi si troverà, a breve, a dover portare l'impianto all'interno di una cabina elettrica, tanto più che c'è l'esigenza di una fornitura elettrica molto maggiore, per l'intero complesso dell'ex distilleria. In questo senso sono già in via di definizione le intese con l'Enel: procedure avviate da tempo, che erano state comunicate agli stessi occupanti perché loro per primi fossero consapevoli della condizione di dover spostare la centralina dall'esterno all'interno, ed è evidente che nel momento in cui sarà all'interno toccherà interrompere quella fornitura perché altrimenti nella condizione di illegalità ci ritroveremo anche noi.
C'è, quindi, una somma di ragioni - giuridiche, sociali, di sicurezza, anche di ripristino della regolarità e del rispetto delle regole - che non consente a una parte di attendere l'altra, ma di far fronte ciascuna alla responsabilità di compiere i passi giusti per ripristinare la normalità e la legalità».