Cantina della Disfida: negozietto di souvenir
Lo storico prof. Giuseppe Savasta scrive alla redazione di Barlettalife. «Esiste una delibera per la trasformazione di quel bene?»
Vorrei sottoporre all'attenzione dei miei concittadini, quanto mi è capitato di vedere nella Cantina della Disfida,il giorno 13 settembre, allorché accompagnai in visita alcuni studiosi di mia conoscenza. Appena entrai rimasi disorientato perché una moltitudine di vetrine di ogni dimensione affollava i locali, dove un tempo c'era la caratteristica suppellettile che, insieme a piatti e boccali antichi, richiamava idealmente la vicenda storica della Disfida, coinvolgendo efficacemente i visitatori. In quelle vetrine erano in vendita tante terrecotte che facevano sembrare la cantina come un negozio privato di chincaglierie e tra queste un ben fornito "book shop"di ben noti libri. Promozione turistica o speculazione?
Lo scempio della Cantina della Disfida è stato possibile perché oggi i suoi numi tutelari, l'eminente storico Don Peppuccio Damato e il generoso mecenate Damiano Daddato sono morti e nessuno più si prende la briga di denunziare il colpevole danneggiamento di quei frammenti del passato, che non appartengono a nessun politico, ma fanno parte della memoria storica di tutti. Sono tornato nella Cantina altre volte e tutto era come prima, ma l'ultima volta, in occasione della rievocazione storica (con i fondi regionali?) ho visto l'esterno tutto abbondantemente imbandierato, ma nell'interno le cose sono rimaste quasi come prima,solamente gli scudi sono tornati, ma collocati nel ristretto spazio lasciato libero dalle vetrine, tanto che la loro disposizione richiama la nostra squadra di calcio con Fieramosca in alto,come portiere, sotto la difesa e il centrattacco. Cosa più ragionevole è che all'ingresso hanno messo un cartello con la scritta "MOSTRA CERAMICHE D'ARTE", in evidente riferimento alle terrecotte esposte nelle vetrine. Per informazioni prese, sembra che la Cantina perderebbe il suo ruolo esclusivamente commemorativo per diventare un luogo per esposizioni e mostre varie, soprattutto di vini con relative degustazioni.
Sulle pareti gli scudi emblematici dei tredici non c'erano più e nemmeno la scritta commemorativa "addì tredici febbraio 1503 fue la gran victoria" poiché dai muri erano stati divelti gli intonaci e i pannelli lignei originali. Dietro le sottili ironie dei miei compagni, che cercavano qualche testimonianza,attinente all'evento storico, cominciai a cercare i celebri bozzetti: quello del Fieramosca che atterra la Motte e quello di Massimo D'Azeglio,' l'illustre scrittore del romanzo storico "La Disfida di Barletta". Il Fieramosca lo trovai in un angolo oscuro tutto scorticato con il vinto La Motte senza più una mano, mentre del D'Azeglio non c'era più traccia, avendolo in precedenza intravisto quasi completamente distrutto in un sottoscala del castello. Eppure quel Fieramosca di gesso ebbe maggior gloria nel 1931, allorché a furor di popolo fu portato nella nostra piazza Roma ed eretto su una botte a sostegno della reazione dei Barlettani, quando insorsero contro i gerarchi fascisti di Bari, che tentarono di toglierci quel monumento e allora si ebbero i famosi "Moti Della Disfida" con morti e feriti e molte personalità cittadine furono arrestate perché ritenute sovversive.
Ora mi chiedo: può la cinica arroganza di certa politica arrivare a mistificare quel patrimonio storico-culturale che i nostri padri seppero costruire per tramandare nei visitatori e soprattutto nelle scuole, il mito della Disfida, su cui ancora oggi si fonda l'eponimo di Barletta Città della Disfida? Esiste una delibera consiliare per la radicale trasformazione di quel bene storico oppure è un arbitrio ? Era opportuna la distruzione di quell'ambiente? Quanto si è speso? Il Comune di Barletta, a suo tempo, acquistò l'immobile allo scopo di creare un bene monumentale e se ora deve cambiare destinazione d'uso, anche se parziale, dovrebbero sussistere le legittime procedure, compresa l'autorizzazione della Soprintendenza E' da tenere presente che la Cantina è tuttora aperta al flusso turistico nazionale ed estero, sotto la denominazione di Cantina della Disfida e che pertanto dove necessariamente conservare le tradizionali testimonianze storico-culturali,senza inopportune interferenze.
Desidererei un cortese riscontro da parte dei responsabili del cambiamento (che forse non sono della nostra città) e anche da quei lettori che conservano ancora la stima dell'appartenenza al territorio e della propria identità storica.
Giuseppe Savasta