Maria Campese
Maria Campese
Politica

Campese: «Si discuta della Bar.S.A., ma no a smembramenti»

Sostegno alle posizioni espresse ieri dai sindacati

Continua il dibattito sulle ipotesi di "spacchettamento" della Bar.S.A., circolate in questi giorni. «In riferimento alle notizie apparse sulla stampa circa l'ipotesi di smembramento della Barsa spa - interviene il capogruppo consiliare di Sinistra Unita, Maria Campese - e alla presa di posizione delle sigle sindacali (che condivido), è necessario fare chiarezza di quale siano i luoghi e i metodi per l'assunzione di decisioni di importanza vitale non solo per i lavoratori ma anche per tutta la comunità cittadina. Il tema dello smembramento di Barsa nei diversi rami d'azienda è un tema che a tratti è emerso nella discussione politica in tutti questi anni di vita della società, ipotesi sposata da chi era più propenso alle privatizzazioni piuttosto che spingere sul rilancio della gestione pubblica».

«Ma come nasce Barsa? Perché alla sua costituzione l'assetto che si intese dare alla società è quello attuale? Forse è il caso di ricordarlo a tutti noi - aggiunge Campese - Barsa nasce sì per occuparsi di igiene urbana, sottraendo tale delicata materia alla gestione privata (assorbendo il personale ex-siuca), ma si pose l'obiettivo anche di dare prospettive di lavoro a quei tanti lavoratori (ex-lsu, etc.) che erano stati estromessi dal ciclo produttivo e che avrebbero svolto in Barsa lavori di estrema importanza (global service, etc.). Grazie all'assorbimento di tale personale Barsa potè usufruire di incentivi e agevolazioni che le consentirono l'avvio dell'attività (acquisto di mezzi per la raccolta rifiuti, ed altro). In tutti questi anni di vita della società abbiamo poi assistito a politiche aziendali incapaci di valorizzare tutti i rami d'attività. Il management di Barsa si è limitato a gestire i rifiuti e le altre attività schiacciando il proprio campo d'azione al solo rapporto con il Comune di Barletta, gestendo in maniera ragionieristica gli utili e le perdite, senza mettere in campo una politica aziendale capace di valorizzare le tante professionalità e competenze presenti al suo interno. Non solo: il personale, soprattutto non appartenente all'igiene urbana, è stato gestito come una zavorra di cui liberarsi, le professionalità spesso umiliate. Ci si è concentrati a gestire la parte su cui si aveva certezza di entrate: i rifiuti».

«Ma anche sulla gestione dei rifiuti alcune cose vanno rimarcate: Barletta è il fanalino di coda nella raccolta differenziata (sintomatico che vi siano in città intere zone senza cassonetti per la differenziata), il porta a porta non è ancora stato avviato, sarà applicata la Tares con danno pesante per le tasche dei cittadini senza dare agli stessi la possibiltà di pagare la tariffa di quanto finisce in discarica. Il passaggio da tassa a tariffa avrebbe dovuto coniugarsi con la possibilità di pagare solo quanto finisce in discarica, sgravando il cittadino dal pagare il rifiuto differenziato. Di tutto questo nulla esiste, con l'aggravante che per i Comuni che non hanno una raccolta differenziata degna di questo nome la Regione ha aumentato le tariffe per la discarica, e il tutto ricadrà sui cittadini».

«Da sempre siamo stati convinti che, come altre realtà virtuose, Barletta debba aderire alla rete "Rifiuti Zero", mettendo da subito in campo tutte quelle azioni capaci di eliminare il conferimento in discarica e di valorizzare il riciclo, il recupero e il riuso (sottraendo materie prime agli inceneritori): il rifiuto è una risorsa, non un costo. In altre realtà d'Italia questo è stato reso possibile, basta imparare da chi si è già cimentato nell'impresa».

«Urge aprire da subito una discussione sulle prospettive di Barsa - conclude Campese - di come rilanciare la società complessivamente, senza smembramenti, chiamando ognuno alle proprie responsabilità, e che il tutto si incardini nella discussione sugli indirizzi programmatici dell'amministrazione, visto che all'incirca un terzo della spesa corrente del Comune di Barletta è assorbito da Barsa e che quindi gli obiettivi dell'amministrazione non possono prescindere dalle prospettive di Barsa».
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