Viva
Cafierolife e i suoi tutor: a tu per tu con la professoressa Lanciano
La seconda intervista delle giovani praticanti del progetto giornalistico
Barletta - venerdì 21 febbraio 2014
Il rapporto tra studenti e docenti è ciò che di più fragile e fondamentale esista nel mondo della scuola. Ecco perché le interviste delle giovani studentesse del "Cafiero" alle professoresse Abbate e Lanciano, tutor e sostenitrici del progetto "Alternanza Scuola-Lavoro", assumono la doppia funzione di esercitazione per l'esperienza giornalistica che stanno vivendo, e anche di indagine tra le esigenze degli allievi (da un lato) e gli obiettivi e le emozioni degli insegnanti (dall'altro). All'intervista di oggi risponde la professoressa Renata Lanciano.
Angela Rizzi: «Prof.ssa Lanciano, come mai ha deciso di rendersi partecipe di questo progetto, pur non riguardando una sua classe?»
Prof.ssa Lanciano: «Il progetto "Alternanza Scuola-Lavoro" è stato un mio sogno. Con Mario Sculco avevo intenzione di proporre un'esperienza in cui i ragazzi potessero imparare a scrivere e a fare i giornalisti, e avevo progettato questa attività sottoforma di progetto scolastico. Tuttavia, avevo utilizzato un modello preesistente riguardante l'alternanza scuola lavoro, ovvero un'attività svolta generalmente negli istituti tecnici e professionali. Il preside, accorgendosi di ciò, ha pensato di far svolgere questo progetto anche nel liceo scientifico, dato che in altri licei veniva già svolto».
Stefania Ricatti: «Lei ci conosce poco. Ci ritiene all'altezza dell'opportunità che ci è stata offerta?»
Prof.ssa Lanciano: «Assolutamente sì. Sono convinta che i ragazzi del liceo scientifico siano diversi dagli studenti di altre scuole proprio di natura. Io credo che abbiano caratteristiche e particolarità che li rendono unici».
Antonella Tatò: «Lei crede che sia meglio rapportarsi con gli alunni in modo docile o in modo severo?»
Prof.ssa Lanciano: «In modo docile. Quando provo ad essere severa, mi sconfesso, perché non ne sono capace. Probabilmente i professori severi si limitano ad insegnare la loro disciplina, intimorendo i ragazzi e costringendoli allo studio. Invece, secondo me, la comunicazione didattica deve essere un gesto d'amore. In particolare la chiarezza nell'esposizione è un gesto di rispetto e di amore, sia per gli alunni che per il lavoro svolto».
Claudia Lomuscio: «Che rapporto ha con l'informazione e in che modo si informa?»
Prof.ssa Lanciano: «La mattina cerco notizie su Internet collegandomi dal cellulare. Purtroppo guardo pochi telegiornali perché i miei figli si "impossessano" della tv, ma se dovessi scegliere, guarderei quelli di 'Rai News 24' e 'Sky'».
Carmela Caporusso: «Cosa l'ha spinta ad intraprendere la carriera di insegnante?»
Prof.ssa Lanciano: «Gli splendidi insegnanti che ho avuto: la professoressa Verde e il professor Cannone al Liceo Classico e la mia professoressa delle scuole medie. Incontrare persone che amano il loro lavoro insegna a fare l'insegnante e ti fa rendere conto del fatto che non c'è niente di più bello».
Viviana Cafagna: «Quale settore dell'alternanza scuola lavoro le piace di più?»
Prof.ssa Lanciano: «Faccio una piccola premessa: mi piacciono tutti, ma sono più affascinata dall'idea del giornalismo. Io mi sono quasi iscritta alla facoltà di 'Editoria e Giornalismo' all'università 'La Sapienza' a Roma, ma non sono arrivata in tempo. Perciò mi sono iscritta alla facoltà di Lettere con l'intento di iscrivermi alla scuola di giornalismo. Tuttavia non ci sono riuscita perché per l'iscrizione era richiesto un brevetto da pubblicista ancor prima di iscriversi. Perciò infine sono diventata un'insegnante, ma sono comunque interessata dal settore del giornalismo».
Simona Antonucci: «Pensa che questo progetto sia adatto ai ragazzi della nostra età o pensa che debba essere rivolto ai ragazzi di quinto anno?»
Prof.ssa Lanciano: «No, i ragazzi del quinto hanno altro a cui pensare, come i test universitari e gli esami di maturità. Il progetto è pensato perché i ragazzi non hanno idea di che sacrificio sia alzarsi la mattina e portare a termine il proprio lavoro. È molto difficile, quindi è importante per farvi confrontare e capire che il mondo della scuola è sereno spensierato rispetto a quello del lavoro».
Arcangela Todisco: «Se Barlettalife le avesse dato questa possibilità quando aveva la nostra età, come avrebbe reagito?»
Prof.ssa Lanciano: «Sarei stata molto contenta, anche se io ero molto introversa quando avevo la vostra età. Quindi sarebbe stato difficile, ma magari formativo. Forse sarei diventata una persona diversa prima, perché poi comunque si diventa grandi nella vita: c'è qualcuno che ti spinge e ti butta nel mondo del lavoro e in quello delle relazioni con gli altri».
Angela Rizzi: «Prof.ssa Lanciano, come mai ha deciso di rendersi partecipe di questo progetto, pur non riguardando una sua classe?»
Prof.ssa Lanciano: «Il progetto "Alternanza Scuola-Lavoro" è stato un mio sogno. Con Mario Sculco avevo intenzione di proporre un'esperienza in cui i ragazzi potessero imparare a scrivere e a fare i giornalisti, e avevo progettato questa attività sottoforma di progetto scolastico. Tuttavia, avevo utilizzato un modello preesistente riguardante l'alternanza scuola lavoro, ovvero un'attività svolta generalmente negli istituti tecnici e professionali. Il preside, accorgendosi di ciò, ha pensato di far svolgere questo progetto anche nel liceo scientifico, dato che in altri licei veniva già svolto».
Stefania Ricatti: «Lei ci conosce poco. Ci ritiene all'altezza dell'opportunità che ci è stata offerta?»
Prof.ssa Lanciano: «Assolutamente sì. Sono convinta che i ragazzi del liceo scientifico siano diversi dagli studenti di altre scuole proprio di natura. Io credo che abbiano caratteristiche e particolarità che li rendono unici».
Antonella Tatò: «Lei crede che sia meglio rapportarsi con gli alunni in modo docile o in modo severo?»
Prof.ssa Lanciano: «In modo docile. Quando provo ad essere severa, mi sconfesso, perché non ne sono capace. Probabilmente i professori severi si limitano ad insegnare la loro disciplina, intimorendo i ragazzi e costringendoli allo studio. Invece, secondo me, la comunicazione didattica deve essere un gesto d'amore. In particolare la chiarezza nell'esposizione è un gesto di rispetto e di amore, sia per gli alunni che per il lavoro svolto».
Claudia Lomuscio: «Che rapporto ha con l'informazione e in che modo si informa?»
Prof.ssa Lanciano: «La mattina cerco notizie su Internet collegandomi dal cellulare. Purtroppo guardo pochi telegiornali perché i miei figli si "impossessano" della tv, ma se dovessi scegliere, guarderei quelli di 'Rai News 24' e 'Sky'».
Carmela Caporusso: «Cosa l'ha spinta ad intraprendere la carriera di insegnante?»
Prof.ssa Lanciano: «Gli splendidi insegnanti che ho avuto: la professoressa Verde e il professor Cannone al Liceo Classico e la mia professoressa delle scuole medie. Incontrare persone che amano il loro lavoro insegna a fare l'insegnante e ti fa rendere conto del fatto che non c'è niente di più bello».
Viviana Cafagna: «Quale settore dell'alternanza scuola lavoro le piace di più?»
Prof.ssa Lanciano: «Faccio una piccola premessa: mi piacciono tutti, ma sono più affascinata dall'idea del giornalismo. Io mi sono quasi iscritta alla facoltà di 'Editoria e Giornalismo' all'università 'La Sapienza' a Roma, ma non sono arrivata in tempo. Perciò mi sono iscritta alla facoltà di Lettere con l'intento di iscrivermi alla scuola di giornalismo. Tuttavia non ci sono riuscita perché per l'iscrizione era richiesto un brevetto da pubblicista ancor prima di iscriversi. Perciò infine sono diventata un'insegnante, ma sono comunque interessata dal settore del giornalismo».
Simona Antonucci: «Pensa che questo progetto sia adatto ai ragazzi della nostra età o pensa che debba essere rivolto ai ragazzi di quinto anno?»
Prof.ssa Lanciano: «No, i ragazzi del quinto hanno altro a cui pensare, come i test universitari e gli esami di maturità. Il progetto è pensato perché i ragazzi non hanno idea di che sacrificio sia alzarsi la mattina e portare a termine il proprio lavoro. È molto difficile, quindi è importante per farvi confrontare e capire che il mondo della scuola è sereno spensierato rispetto a quello del lavoro».
Arcangela Todisco: «Se Barlettalife le avesse dato questa possibilità quando aveva la nostra età, come avrebbe reagito?»
Prof.ssa Lanciano: «Sarei stata molto contenta, anche se io ero molto introversa quando avevo la vostra età. Quindi sarebbe stato difficile, ma magari formativo. Forse sarei diventata una persona diversa prima, perché poi comunque si diventa grandi nella vita: c'è qualcuno che ti spinge e ti butta nel mondo del lavoro e in quello delle relazioni con gli altri».