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Servizi sociali

Buoni spesa, il contributo spetta anche ai beneficiari delle misure del Cura Italia

L'assessore Salvemini chiarisce: «Fondi da destinare a chi ha subìto gravi danni economici»

L'urgenza e la necessità di sostenere le famiglie indigenti le cui condizioni economiche sono state significativamente compromesse dall'emergenza Coronavirus, ha imposto ai Comuni italiani di attivare tutte le procedure necessarie a convertire in buoni spesa per l'acquisto di generi alimentari di prima necessità i 400 milioni di euro messi in campo dal Governo per fronteggiare la crisi economico-sociale.

Così, anche Barletta si è prontamente impegnata per l'elaborazione delle modalità di attribuzione dei ticket (che saranno consegnati a domicilio per evitare assembramenti non giustificati) e per l'individuazione degli esercizi commerciali che li accetteranno. Inviata la domanda, un successivo colloquio con i Servizi sociali valuterà la veridicità di quanto dichiarato, riservandosi controlli successivi all'erogazione del contributo.

Per ottenere i buoni spesa è richiesto che nessun componente della famiglia abbia percepito alcun tipo di reddito dall'inizio dell'emergenza (8 marzo) e che non sia già beneficiario di RED (Reddito di Dignità), RDC (Reddito di Cittadinanza) o dell'assegno per il terzo figlio. Ma non basta. Cumulativamente, infatti, sono necessarie altre due condizioni.
  • Non essere già beneficiari (percettori) di alcun contributo statale previsto in conseguenza dei provvedimenti restrittivi per emergenza covid-19. In particolare delle prestazioni previste in esito all'entrata in vigore del D.L. Cura Italia
Ad una prima lettura sembrerebbero esclusi i destinatari delle misure già varate con il Cura Italia, ma così non è. Sgomberando il campo da ogni dubbio, infatti, l'assessore alle Politiche Sociali di Barletta, Maria Anna Salvemini, ha chiarito come «il criterio adottato dal Comune sia sulla base di quanto "percepito" e non di "quanto si percepirà" perché, trattandosi di fondi da destinare in via immediata a quanti abbiano subìto gravi danni economici, non sono esclusi dalla misura coloro che non abbiano ancora "percepito" alcun contributo statale».

Quindi, se la ratio del provvedimento è quella di mettere a disposizione dei cittadini fondi (400 milioni) che bastino al sostentamento fino al prossimo 15 aprile, data a partire dalla quale saranno erogati i vari bonus, è chiaro che anche coloro che avranno diritto alle misure del Cura Italia possono presentare domanda per i bonus spesa.
  • Essere in possesso di risparmi a qualunque titolo (libretti di risparmio, conti corrente, etc.), con riferimento alla giacenza media del mese precedente la data dell'istanza (marzo), non superiore a 3 mila euro per un nucleo familiare composto da un solo membro, sino a non oltre i 15 mila euro per famiglie con 5 o più componenti
Trattasi di una condizione su cui la Commissione consiliare Controllo e Garanzia, riunitasi nel pomeriggio di ieri in via telematica, ha espresso le proprie perplessità. Non solo perché si indurrebbero i cittadini a recarsi in banca, causando affollamento, per avere contezza di un dato non calcolabile in modo autonomo come la giacenza media, ma anche perché i tetti massimi stabiliti (per famiglie numerose) sarebbero troppo elevati se rapportati alla finalità dei buoni spesa, ritenendo idoneo pensare di abbassarli da 15 a 6 mila euro.

La Commissione, inoltre, ha espresso il proprio parere anche in ordine agli importi dei buoni. Sulla base della somma di 852 mila euro assegnata a Barletta (che sarà aumentata con gli 11,5 milioni di euro che la Regione Puglia destinerà ai Comuni pugliesi), si è stabilito che ogni componente del nucleo familiare possa ottenere un importo di 150 euro, fino ad arrivare a 750 euro per famiglie con 5 o più componenti. Somma, è stato osservato dai Consiglieri comunali, che potrebbe essere ridimensionata nel suo tetto massimo, abbassandola da 750 a 600 euro e consentendo, di conseguenza, di ampliare la platea di beneficiari.

Elevato, secondo la Commissione consiliare, anche il taglio minimo di ciascun buono, pari a 50 euro. Per quanto pensato nell'ottica di diminuire le uscite dei cittadini per motivi di approvvigionamento, tale importo difficilmente potrà essere speso interamente nei piccoli negozi alimentari (come macellerie o negozi di ortofrutta), imponendo di utilizzare il contributo solo nei supermercati.
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