Eventi
Barletta soffre la crisi, i cittadini la negligenza istituzionale
“Mondo del lavoro! Insieme”: il tavolo di confronto ieri in Sala rossa
Barletta - mercoledì 6 novembre 2013
9.47
Tre osservatori per parlare di lavoro: Pasquale Cascella sul piano politico-amministrativo, Beppe Nanula in campo sindacale, Aldo Musti in qualità di imprenditore. Il dibattito, secondo passaggio diocesano della Settimana sociale, non ha pretese risolutive ma intenzioni di analisi e confronto. Il punto è che di lavoro non basta parlare: viviamo nella città dei capannoni vuoti, nella città con una zona industriale desertica e con una depressione commerciale difficilmente risanabile. Il pessimismo non è solo una brutta percezione dei fatti; talvolta può coincidere col fatto.
Il proposito di "Costruire insieme un'agenda di speranza per Barletta 2014" si avvale di tre amanuensi focali: «Sin dal suo insediamento, l'amministrazione ha preso atto della difficile situazione economico-sociale in cui versa Barletta. Questo il motivo per cui ho voluto dare un'impronta sindacale alle nostre linee programmatiche; ritengo che i sindacati siano soggetti politici di cambiamento, fattori di trasformazione. Ci dev'essere un patto tra produttori per non interrompere il ciclo virtuoso di individuo-lavoro-società-ricchezza che ritorna al produttore e immette la collettività in un benessere generale. Barletta è una di quelle città che si sono basate sul cosiddetto Welfare familiare, secondo cui nella microsocietà della famiglia si poteva contare su un membro garantito dalla tutela statale, della quale tutti gli altri individui potevano godere. Nel momento in cui, dieci anni fa, questa garanzia è venuta meno, si sono incrinati gli assi portanti di una famiglia media barlettana». Queste le considerazioni del sindaco della nostra città, alle quali sono seguite quelle del segretario generale aggiunto UST Cisl. Bari Beppe Nanula: «Ogni territorio si caratterizza per qualcosa e Barletta non si caratterizza certo per il lavoro. Questa città è stata colta impreparata dalla crisi e rimane inadeguata nella ripresa; ha perso 10000 addetti in 10 anni . I settori calzaturiero e tessile sono stati devastati nonostante si sia fatto di tutto: riposizionamento della struttura, riqualificazione del prodotto, specializzazioni, internazionalizzazioni. Nulla è servito. In una provincia che conta 130000 inoccupati su 300000 attivi tutti i settori sono al passivo, tranne l'export e l'agricoltura. La parola chiave di questo confronto oggi è insieme; mettiamoci insieme per coprogettare, in qualità di membri del PES (partenariato economico-sociale), strategie di sviluppo e pianificazione». Sullo stare insieme punta anche Aldo Musti, titolare dell'Arpex Textile s.r.l. «Per questa agenda avrei tre parole: coraggio, impegno e collaborazione. Io ho cominciato a fare l'imprenditore 35 anni fa con 15 dipendenti, oggi mantengo questo numero di soldati e vado avanti. Erano anni d'oro quelli che mi hanno visto nascere come imprenditore: sono salito sul treno della sorte, quello dove si produceva 100, ma veniva chiesto 500 e l'impegno e la fermezza lì erano preziosi. Oggi più che mai però, non bisogna demordere, si deve avere forza di volontà, capacità di investire in modo sì oculato, ma anche un po' azzardato. Bisogna crederci e rompere le chiusure individualiste ed egoistiche che caratterizzano il barlettano in tema di lavoro. Bisogna fare consorzio e non vedere la concorrenza come una minaccia, ma come dinamismo commerciale e incentivo alla diversificazione».
Guerra tra poveri, anomalie nella vendita del prodotto, economia sommersa, emigrazione aziendale sono i cicloni che si vedono all'orizzonte, pronti a spazzar via le nuove generazioni. Innovazione, creatività, reinvenzione sono spinte che un ambiente ingessato come quello barlettano non può garantire. Cosa c'è di nuovo in tutto questo? Che non ci sarà più nulla di nuovo. Ex nihilo nihil.
Il proposito di "Costruire insieme un'agenda di speranza per Barletta 2014" si avvale di tre amanuensi focali: «Sin dal suo insediamento, l'amministrazione ha preso atto della difficile situazione economico-sociale in cui versa Barletta. Questo il motivo per cui ho voluto dare un'impronta sindacale alle nostre linee programmatiche; ritengo che i sindacati siano soggetti politici di cambiamento, fattori di trasformazione. Ci dev'essere un patto tra produttori per non interrompere il ciclo virtuoso di individuo-lavoro-società-ricchezza che ritorna al produttore e immette la collettività in un benessere generale. Barletta è una di quelle città che si sono basate sul cosiddetto Welfare familiare, secondo cui nella microsocietà della famiglia si poteva contare su un membro garantito dalla tutela statale, della quale tutti gli altri individui potevano godere. Nel momento in cui, dieci anni fa, questa garanzia è venuta meno, si sono incrinati gli assi portanti di una famiglia media barlettana». Queste le considerazioni del sindaco della nostra città, alle quali sono seguite quelle del segretario generale aggiunto UST Cisl. Bari Beppe Nanula: «Ogni territorio si caratterizza per qualcosa e Barletta non si caratterizza certo per il lavoro. Questa città è stata colta impreparata dalla crisi e rimane inadeguata nella ripresa; ha perso 10000 addetti in 10 anni . I settori calzaturiero e tessile sono stati devastati nonostante si sia fatto di tutto: riposizionamento della struttura, riqualificazione del prodotto, specializzazioni, internazionalizzazioni. Nulla è servito. In una provincia che conta 130000 inoccupati su 300000 attivi tutti i settori sono al passivo, tranne l'export e l'agricoltura. La parola chiave di questo confronto oggi è insieme; mettiamoci insieme per coprogettare, in qualità di membri del PES (partenariato economico-sociale), strategie di sviluppo e pianificazione». Sullo stare insieme punta anche Aldo Musti, titolare dell'Arpex Textile s.r.l. «Per questa agenda avrei tre parole: coraggio, impegno e collaborazione. Io ho cominciato a fare l'imprenditore 35 anni fa con 15 dipendenti, oggi mantengo questo numero di soldati e vado avanti. Erano anni d'oro quelli che mi hanno visto nascere come imprenditore: sono salito sul treno della sorte, quello dove si produceva 100, ma veniva chiesto 500 e l'impegno e la fermezza lì erano preziosi. Oggi più che mai però, non bisogna demordere, si deve avere forza di volontà, capacità di investire in modo sì oculato, ma anche un po' azzardato. Bisogna crederci e rompere le chiusure individualiste ed egoistiche che caratterizzano il barlettano in tema di lavoro. Bisogna fare consorzio e non vedere la concorrenza come una minaccia, ma come dinamismo commerciale e incentivo alla diversificazione».
Guerra tra poveri, anomalie nella vendita del prodotto, economia sommersa, emigrazione aziendale sono i cicloni che si vedono all'orizzonte, pronti a spazzar via le nuove generazioni. Innovazione, creatività, reinvenzione sono spinte che un ambiente ingessato come quello barlettano non può garantire. Cosa c'è di nuovo in tutto questo? Che non ci sarà più nulla di nuovo. Ex nihilo nihil.