Scuola e Lavoro
Barletta, quando i sindacati sono solo un ombra
Sospetti e taciti accordi con i datori di lavoro. Ecco la vera faccia di chi dovrebbe tutelare i lavoratori
Barletta - lunedì 24 maggio 2010
Sembra ovvio nelle parole della gente: l'immagine del sindacato inteso come un soggetto responsabile, capace di farsi carico degli interessi generali del paese. Tale visione agli occhi degli italiani si è dissolta ormai da tempo, lasciando il posto a quella di un'arrogante casta iperburocratizzata ed autoreferenziale che da troppo tanto tempo ha perso il contatto con il paese reale. E si, il sindacato ha cambiato pelle; siamo passati dalle lotte degli anni 60, alle crisi di rappresentatività dei nostri giorni. Non finisce qui, sono cambiati anche gli scenari dove avvengono le lotte; infatti si è passati dalle occupazioni delle fabbriche fino ad arrivare all'ingresso nelle stanze del potere.
Crollano le borse e chiudono le fabbriche, i datori dei lavori assumono e licenziano, un usa e getta di lavoratori che non risparmia le generazioni future e passate. Sullo sfondo i sindacati danno l'impressione di tutelare i lavoratori, ma in realtà se ne stanno li a guardare che lo scempio abbia luogo. Nei racconti della gente si parla di taciti accordi tra i rappresentanti sindacali e i datori di lavoro, vertenze che in cambio di generosi omaggi vanno sempre dalla parte dei datori di lavoro, il tutto con il solo risultato di aggravare una situazione già di per sé drammatica. Naturalmente nulla di concreto con cui provare quello che tentiamo di raccontare, specie se certe storie provengono dalla strada e quindi dalle malelingue della gente. Già, perché quando le storie provengono dalla bocca della gente comune, chissà perché e chissà per come, bisogna sempre prenderle con le pinze, al contrario di autorevoli discorsi provenienti da signori in giacca e cravatta che siedono sulle poltrone nei palazzi di potere.
Alla fine vengono fuori le solite cose, tante e forse troppe. Gente che aveva un passato, gente che prova a starci dentro in questo presente, gente il cui futuro lascia poco spazio all'immaginazione. Molte di queste storie sono emerse durante la protesta dei disoccupati che ha avuto luogo lo scorso 18 Maggio, dinanzi al Palazzo di città. Tra queste quella del signor C. dipendente di una nota impresa meccanica operante nell'ambito delle costruzioni aeronautiche, assunto con contratto a tempo determinato, fu impiegato successivamente per lo sviluppo del programma aziendale. La promessa era che al termine dei due anni, sarebbe stato reinserito in una azienda appartenente sempre al gruppo aziendale, con tanto di accordo firmato dai rappresentanti sindacali e dai vertici aziendali. Il risultato? Come facile ipotizzare dal taglio polemico dell'articolo, il signor C. ad oggi vaga per le vie di Barletta privo di una occupazione, con tante domande senza risposta in una realtà che si stenda proprio a riconoscere. Potremmo continuare nel raccontare altre storie, tutte uguali e tutti con un unico comune denominatore, in alcune c'è quel dettaglio che si chiama crisi, in altre c'è appunto lo spirito non troppo combattivo di chi avrebbe dovuto difendere i lavoratori ma che invece non lo ha fatto. A questo punto la domanda piuttosto naturale è: quale è stato il ruolo che i sindacati hanno avuto per combattere la crescente disoccupazione nel corso di questi anni? A vedere dai risultati nessuno, a questo punto viene facile chiedersi se la loro presenza nel mondo del lavoro ha ancora un senso.
Crollano le borse e chiudono le fabbriche, i datori dei lavori assumono e licenziano, un usa e getta di lavoratori che non risparmia le generazioni future e passate. Sullo sfondo i sindacati danno l'impressione di tutelare i lavoratori, ma in realtà se ne stanno li a guardare che lo scempio abbia luogo. Nei racconti della gente si parla di taciti accordi tra i rappresentanti sindacali e i datori di lavoro, vertenze che in cambio di generosi omaggi vanno sempre dalla parte dei datori di lavoro, il tutto con il solo risultato di aggravare una situazione già di per sé drammatica. Naturalmente nulla di concreto con cui provare quello che tentiamo di raccontare, specie se certe storie provengono dalla strada e quindi dalle malelingue della gente. Già, perché quando le storie provengono dalla bocca della gente comune, chissà perché e chissà per come, bisogna sempre prenderle con le pinze, al contrario di autorevoli discorsi provenienti da signori in giacca e cravatta che siedono sulle poltrone nei palazzi di potere.
Alla fine vengono fuori le solite cose, tante e forse troppe. Gente che aveva un passato, gente che prova a starci dentro in questo presente, gente il cui futuro lascia poco spazio all'immaginazione. Molte di queste storie sono emerse durante la protesta dei disoccupati che ha avuto luogo lo scorso 18 Maggio, dinanzi al Palazzo di città. Tra queste quella del signor C. dipendente di una nota impresa meccanica operante nell'ambito delle costruzioni aeronautiche, assunto con contratto a tempo determinato, fu impiegato successivamente per lo sviluppo del programma aziendale. La promessa era che al termine dei due anni, sarebbe stato reinserito in una azienda appartenente sempre al gruppo aziendale, con tanto di accordo firmato dai rappresentanti sindacali e dai vertici aziendali. Il risultato? Come facile ipotizzare dal taglio polemico dell'articolo, il signor C. ad oggi vaga per le vie di Barletta privo di una occupazione, con tante domande senza risposta in una realtà che si stenda proprio a riconoscere. Potremmo continuare nel raccontare altre storie, tutte uguali e tutti con un unico comune denominatore, in alcune c'è quel dettaglio che si chiama crisi, in altre c'è appunto lo spirito non troppo combattivo di chi avrebbe dovuto difendere i lavoratori ma che invece non lo ha fatto. A questo punto la domanda piuttosto naturale è: quale è stato il ruolo che i sindacati hanno avuto per combattere la crescente disoccupazione nel corso di questi anni? A vedere dai risultati nessuno, a questo punto viene facile chiedersi se la loro presenza nel mondo del lavoro ha ancora un senso.