Eventi
Barletta ospita e saluta la Carovana Internazionale Antimafia
Mattinata all’insegna della lotta alle mafie per tanti studenti
Barletta - mercoledì 30 aprile 2014
15.48
Ha raggiunto anche Barletta la Carovana Internazionale Antimafia. La marcia, organizzata e promossa da Arci, Libera, ed Avviso Pubblico, in collaborazione con Cgil, Cisl, Uil, e La Ligue de l'Enseignement ha impegnato la mattinata di diversi studenti barlettani, che hanno ascoltato testimonianze di lotta alla mafia. Una mafia diversa, evolutasi dal classico concetto di coppola e lupara. Una mafia capace di cambiare rotta, di fiutare l'odore dei soldi spostandosi sulla tratta degli uomini, uno dei fenomeni più preoccupanti degli ultimi anni che salta spesso agli onori della cronaca. Barletta ha accolto la carovana sulle note di "Radio Camorra". Ad assistere agli interventi, gli studenti della scuola elementare "D'Azeglio", delle scuole medie "Manzoni" e "Baldacchini" e del Liceo Scientifico "Cafiero". Ha partecipato alla manifestazione anche la compagnia teatrale itinerante "Fatti di sogni", che ha inscenato un inedito spettacolo teatrale intitolato "Voci di migranti". Ai saluti del sindaco, Pasquale Cascella, sono seguiti gli interventi di Pasquale Gammarota di Spi Cgil Bat, di Antonella Semeraro del circolo Arci di Barletta e di Monica Dalmaso rappresentante del comitato territoriale "Arci – Terra di Bari e Bat". L'intervento dei rappresentanti di Libera, Sciannamea e Russo, ha invece riguardato più da vicino il significato di mafia, mentre Rodolfo Ungheri, uno dei carovanieri che stanno percorrendo in lungo e in largo l'Italia ha spiegato ai ragazzi il significato di questa duratura iniziativa. Ai microfoni di Barlettalife, Ungheri ha palesato obiettivi e target della carovana.
Rodolfo Ungheri, di cosa si occupa la "Carovana"? Di cosa si è parlato con i ragazzi delle scuole di Barletta?
«Abbiamo parlato di tante cose. Hanno parlato i rappresentanti dei sindacati, di Libera. Si è parlato di cos'è la carovana, della sua partenza dalla Sicilia vent'anni fa all'indomani delle stragi mafiose. Questa carovana continua ad andare in giro non solo in tutta Italia, ma anche in Europa: quest'anno arriveremo in Francia, Serbia, Malta e in Spagna».
La mafia va a braccetto con il silenzio. Questo è un bel modo per contrastarla: far sentire la propria voce ed estenderla anche ai più piccoli.
«Spesso la mafia è silenzio e solitudine. La carovana significa viaggiare insieme, ed è anche questo: incontrarsi, parlare di quali sono i problemi, di cosa si sta facendo per risolverli, ascoltare le testimonianze di persone che arrivano da altri posti e portano le testimonianze di altri luoghi dove si vivono gli stessi problemi. La percezione che si ha spesso è che la mafia sia questione di un altro posto. In realtà, la mafia è questione internazionale, globale ormai».
Cosa significa "mafia" nel 2014?
«Nel 2014 mafia ovviamente non vuol dire coppola e lupara, ma sempre più spesso vuol dire colletti bianchi, finanza, riciclaggio a grandi livelli. Gli introiti che si fanno con attività più direttamente riconducibili alla mafia poi vengono "stornati", riciclati in attività che spesso sono in un certo senso legali ma che operano con sistemi diversi».
Ma, come detto, la Carovana non si ferma al territorio nazionale. Da quest'anno infatti, lambirà diversi paesi della Comunità Europea, come spiegato da una delle organizzatrici, Grazia Moschetti:
«La carovana è legata ad un progetto europeo, Cartt, finanziato dall'Unione Europea. Cart unisce Francia, Romani, Spagna, Serbia e Malta, trattando lo sfruttamento lavorativo declinato a seconda dei vari paesi. Questo perché, nello spirito di carovana, è difficile fare una mappatura totale del fenomeno mafioso, però si possono unire i nodi di resistenza e di impegno civile che sussistono in Europa, condividendo le tecniche di contrasto alla mafia. Quando siamo stati in Francia, abbiamo avuto grosse difficoltà per fare comprendere cosa significasse il fenomeno mafioso. A Marsiglia, gli studenti non riuscivano a capire come "coppola e lupara" potesse riguardare il proprio territorio. Abbiamo dovuto parlare di come si muove la mafia sul territorio. In Francia si parlerà di settore edile, in Romania si lavorerà sullo sfruttamento dei minori, mentre per Malta si tratterà il tema dello sfruttamento del lavoratore a fini turistici. Per l'Italia, il focus sarà sulla Puglia, perché si è individuato un filone di tratta nel settore della cura, più banalmente le badanti. L'intento è quello di unire le buone pratiche che già esistono nella società civile, metterle in connessione con le buone pratiche delle istituzioni e delle forze dell'ordine e fare dei workshop ed eventi di comunità che possano restituire il senso di carovana. Dalla prima documentazione raccolta, ci siamo accorti che il traffico di uomini è al terzo posto tra i movimenti. Le mafie si spostano sulle rotte del denaro, e questo ci fa capire quanto sommerso ci sia».
Rodolfo Ungheri, di cosa si occupa la "Carovana"? Di cosa si è parlato con i ragazzi delle scuole di Barletta?
«Abbiamo parlato di tante cose. Hanno parlato i rappresentanti dei sindacati, di Libera. Si è parlato di cos'è la carovana, della sua partenza dalla Sicilia vent'anni fa all'indomani delle stragi mafiose. Questa carovana continua ad andare in giro non solo in tutta Italia, ma anche in Europa: quest'anno arriveremo in Francia, Serbia, Malta e in Spagna».
La mafia va a braccetto con il silenzio. Questo è un bel modo per contrastarla: far sentire la propria voce ed estenderla anche ai più piccoli.
«Spesso la mafia è silenzio e solitudine. La carovana significa viaggiare insieme, ed è anche questo: incontrarsi, parlare di quali sono i problemi, di cosa si sta facendo per risolverli, ascoltare le testimonianze di persone che arrivano da altri posti e portano le testimonianze di altri luoghi dove si vivono gli stessi problemi. La percezione che si ha spesso è che la mafia sia questione di un altro posto. In realtà, la mafia è questione internazionale, globale ormai».
Cosa significa "mafia" nel 2014?
«Nel 2014 mafia ovviamente non vuol dire coppola e lupara, ma sempre più spesso vuol dire colletti bianchi, finanza, riciclaggio a grandi livelli. Gli introiti che si fanno con attività più direttamente riconducibili alla mafia poi vengono "stornati", riciclati in attività che spesso sono in un certo senso legali ma che operano con sistemi diversi».
Ma, come detto, la Carovana non si ferma al territorio nazionale. Da quest'anno infatti, lambirà diversi paesi della Comunità Europea, come spiegato da una delle organizzatrici, Grazia Moschetti:
«La carovana è legata ad un progetto europeo, Cartt, finanziato dall'Unione Europea. Cart unisce Francia, Romani, Spagna, Serbia e Malta, trattando lo sfruttamento lavorativo declinato a seconda dei vari paesi. Questo perché, nello spirito di carovana, è difficile fare una mappatura totale del fenomeno mafioso, però si possono unire i nodi di resistenza e di impegno civile che sussistono in Europa, condividendo le tecniche di contrasto alla mafia. Quando siamo stati in Francia, abbiamo avuto grosse difficoltà per fare comprendere cosa significasse il fenomeno mafioso. A Marsiglia, gli studenti non riuscivano a capire come "coppola e lupara" potesse riguardare il proprio territorio. Abbiamo dovuto parlare di come si muove la mafia sul territorio. In Francia si parlerà di settore edile, in Romania si lavorerà sullo sfruttamento dei minori, mentre per Malta si tratterà il tema dello sfruttamento del lavoratore a fini turistici. Per l'Italia, il focus sarà sulla Puglia, perché si è individuato un filone di tratta nel settore della cura, più banalmente le badanti. L'intento è quello di unire le buone pratiche che già esistono nella società civile, metterle in connessione con le buone pratiche delle istituzioni e delle forze dell'ordine e fare dei workshop ed eventi di comunità che possano restituire il senso di carovana. Dalla prima documentazione raccolta, ci siamo accorti che il traffico di uomini è al terzo posto tra i movimenti. Le mafie si spostano sulle rotte del denaro, e questo ci fa capire quanto sommerso ci sia».