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Barletta: il villino confiscato alla mafia è in stato di abbandono

Dal 2001 l'immobile entra nel patrimonio indisponibile di Libera

Da bene confiscato, a bene abbandonato. Ecco cosa è diventato il villino all'interno del villaggio "La Fiumara", bene confiscato alla mafia locale, ancora attiva sul territorio andriese. Negli ultimi vent'anni, da quando Libera, appena nata, grazie alla raccolta di un milione di firme, spinse il Parlamento italiano ad approvare una legge sul riuso sociale dei beni confiscati, abbiamo vissuto una storia straordinaria di resistenza e lotta alle mafie grazie all'ottimo lavoro della magistratura nella repressione del fenomeno mafioso e alla costruzione di un movimento che ha gestito questi beni finalizzandoli al riscatto culturale, economico, etico dei territori.

Per questo motivo l'utilizzo dei beni e la loro gestione sono fondamentali, quindi se lo Stato non riesce ad assicurarne il riuso, la sensazione di sconfitta è più forte. Sul nostro territorio una rappresentazione di questa difficoltà è, appunto, il villino confiscato, all'interno del villaggio "La Fiumara". Il primo provvedimento di sequestro preventivo è datato 1995 sino alla confisca definitiva due anni dopo, nel 1997. Dal 2001 l'immobile entra nel "nostro" patrimonio indisponibile, attraverso la firma di un protocollo tra Agenzia del Territorio e Comune di Barletta e viene vincolato ad un progetto di colonia estiva mai concretizzatisi.

Dal 2001 ad oggi sono passati quattordici anni, durante i quali sia le amministrazioni che si sono succedute che e la cittadinanza si sono dimenticati del bene e della sua valenza simbolica oltre che pratica, e l'hanno lasciato, senza manutenzione alcuna, alla lenta decadenza, trasformandolo da valore aggiunto a costo per la collettività, visti i profondi danni strutturali che col tempo ha subito. Ad oggi, qualche passo in avanti è anche stato fatto, con l'approvazione del regolamento comunale per l'assegnazione dei beni confiscati e con il bando di assegnazione dell'immobile in questione.

Ma, nonostante ciò, non è mai stato aperto un dibattito pubblico per discutere dei fini sociali a cui destinarlo e nessuna associazione è mai stata coinvolta. Il 23 ottobre 2014, quindi un anno fa, Libera Puglia ha chiesto un incontro all'attuale sindaco, ma non è arrivata nessuna risposta. Ora però siamo al giro di boa, si avvicina la scadenza del bando di assegnazione, a cui Libera per mission associativa non partecipa, avendo un ruolo differente, di accompagnamento e consulenza sui beni stessi.

Confidiamo che il bando non vada deserto, tuttavia ci sembra necessario: chiedere l'intervento delle autorità preposte per sollecitare il riutilizzo sociale di questo bene; rinnovare la nostra richiesta al sindaco affinché finalmente incontri Libera, del cui ruolo si è più volte espresso sostenitore; auspicare un nuovo e rinnovato interesse della società civile, delle associazioni, dei movimenti, dell'opinione pubblica e della politica barlettana affinché non dimentichi il bene confiscato e il suo valore; perdere l'occasione di recuperare dal degrado il villino confiscato, vorrebbe dire perdere la battaglia etica che l'intera collettività è chiamata a combattere. Sarebbe una sconfitta amara per tutta la comunità di Barletta.

Attilio Chimenti - responsabile settore Beni Confiscati Libera Puglia

Il presidio Libera di Barletta
Michele Sciannamea - Giuseppe Russo - Rosangela Procida
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