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La città

Barletta di nuovo “arancione”: esplode in piazza e sui social la rabbia dei ristoratori

Occorre cominciare a programmare seriamente la convivenza col virus

E alla fine il tappo è saltato. Il ritorno alla "zona arancione" sancito dall'ordinanza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha scatenato sui social e sotto Palazzo di Città la protesta di baristi e operatori della ristorazione, costretti ancora una volta all'ennesima serrata nel nome di un'emergenza, quella del Covid, che ormai da quasi un anno sta pesantemente condizionando le nostre vite e della quale ancora non si intravede una fine, nonostante i bonari inviti a "fare sacrifici" da parte della classe politica tutta: locale o nazionale che sia.Pesantissime e talvolta irriferibili le reazioni via social degli imprenditori della ristorazione, i quali con il passaggio alla "zona gialla" delle scorse ore intravedevano una tenue speranza di salvare almeno parte degli incassi del periodo natalizio. E quel che più colpisce, è il fatto che stavolta, tra i commenti, non vi sono (almeno per ora) gli immancabili e talvolta fastidiosi "fatevi un giro nei reparti" o "siete andati in Sardegna quest'estate e ora piangete". Forse perché magari in questa occasione ci si sta davvero rendendo conto che pub, caffetterie e ristoranti non sono solo e soltanto luoghi di movida fracassona, maleducata e talvolta incivile, ma padri di famiglia e magari ragazzi che servendo ai tavoli si pagano gli studi.

Stiamo sottovalutando il Coronavirus, o peggio, mancando di rispetto chi è passato a miglior vita a causa del maledetto virus cinese? Assolutamente no, nonostante qualche ultras del Covid possa pensare il contrario.

Il virus, non solo c'è, ma è particolarmente infido e pericoloso, tuttavia resta il fatto che bisogna pur iniziare a conviverci se alla crisi sanitaria non si vuole aggiungere una vera e propria catastrofe economica e sociale che potrebbe avere conseguenze davvero drammatiche anche dal punto di vista dell'ordine pubblico. Tutto questo con buona pace di chi piuttosto superficialmente bollava come "evasori seriali" e incalliti" baristi, ristoratori, parrucchieri e partite IVA in genere, perché ciò che è accaduto dinanzi a Palazzo di Città non è che un timido campanello d'allarme di ciò che potrebbe accadere se la situazione economica degenerasse ancora di più di quanto non lo è già.

D'accordo la gestione della pandemia, ma è anche tempo di dare risposte a chi ha sacrificato i risparmi di una vita per mettersi in gioco e realizzare i propri sogni.
Per questo non è più tempo di sofismi da Covid e di denunciatori di assembramenti, il can che da decenni dorme, si sta svegliando.

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