Politica
Aumento regionale dell’Irpef: politica barlettana divisa
Aumenti dallo 0,3% allo 0,5%. Esenti solo i redditi inferiori agli 8000 euro. La Regione decide il rincaro per far fronte ad un buco nella Sanità
Barletta - martedì 7 giugno 2011
La politica regionale in questi giorni ha discusso aspramente sulla decisione del Governo Vendola di aumentare l'addizionale Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche). E le critiche per Vendola non sono arrivate solo, come prevedibile, dal centrodestra, ma anche dai sindacati e da settori del Pd stanchi, a loro dire, del solitario decisionismo del Governatore.
La Regione, nella persona dell'assessore al Bilancio Pelillo, si difende, spiegando che l'aumento è stato reso inevitabile da errori commessi dal Governo centrale nel calcolo Irap (Imposta regionale attività produttive). Ma cerchiamo di capire cosa è successo.
Perché aumenta l'addizionale
L'aumento dell'Irpef si è reso necessario per coprire un "buco" di circa 93,6 milioni di euro nel bilancio della sanità. Il disavanzo, cioè quella parte di spesa che supera le iniziali previsioni e che quindi non era stata coperta con appositi stanziamenti, relativo al 2010 per tutta la sanità pugliese, ammonta a circa 335 milioni di euro che, per il 2011, sarebbero dovuti essere totalmente coperti dall'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Il problema è nato quando le entrate Irap si sono mostrate inferiori di circa 93,6 milioni rispetto a quelle previste. Quindi per correre ai ripari e coprire il disavanzo totale, la Regione ha deciso di aumentare l'Irpef. Come prevedibile nessuno vuole assumersi la paternità di questo aumento: la Regione dice di essersi trovata costretta ad aumentare l'Irpef a causa dell'errore che il Governo ha fatto nel calcolo Irap, mentre da Roma fanno sapere che il problema non è dipeso da loro. Unica cosa certa è l'aumento.
Chi viene colpito dall'aumento e quanto dovrà pagare in più
Risultano esenti i redditi inferiori agli 8.000 euro, mentre l'aumento sarà dello 0,3% per quelli sino a 28.000 euro e dello 0,5% per quelli oltre i 28.000 euro annui. Questo significa che, per esempio, una persona che guadagna 15.000 euro pagherà circa 45 euro in più all'anno. Sopratutto in seguito a questi aumenti fa discutere il finanziamento di 60 milioni di euro che la Regione si appresta a dare all'Istituto San Raffaele di Don Verzè (molto amico di Berlusconi e a capo di un – molto indebitato – impero che opera nel campo della sanità privata) e il mancato destino di un "tesoretto" di 30 milioni di euro, proveniente da un avanzo di amministrazione, a parziale copertura del disavanzo sanitario. Il totale delle due voci è di 90 milioni, e quindi non ci sarebbe più bisogno di tassare ulteriormente i pugliesi, ma l'assessore Pelillo ha già spiegato che i 30 milioni servono a far fronte a "emergenze gravi" non più procrastinabili, mentre i 60 di Don Verzè sono a bilancio nel 2010, quindi non si possono rimettere in discussione.
I commenti
Il provvedimento non fa discutere solo la politica regionale: anche a Barletta non sono mancate le critiche e i commenti. Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale del Pdl Giovanni Alfarano: «La cosa non ci sorprende affatto e rispecchia l'attitudine della maggioranza a fare una politica all'insegna di sprechi e sperperi, senza occuparsi della spesa che è ormai fuori controllo» e poi, sui 60 milioni dati dalla regione all'istituto san Raffaele dice «quei soldi vanno investiti nella sanità pubblica. La maggioranza sa solo tartassare i cittadini con nuove tasse». Più cauto l'intervento del consigliere regionale Pd Ruggiero Mennea, secondo cui «I pugliesi non possono pagare un centesimo in più. Se c'è stato un errore da parte del ministero dell'Economia è giusto che sia Tremonti a rispondere non facendo scontare il peso dei propri errori ai pugliesi». Poi, sui finanziamenti a Don Verzè continua «chiedo di verificare la possibilità di trasformare l'impegno di 60 milioni di euro per la costruzione dell'ospedale san Raffaele in un mutuo o in un'altra forma di indebitamento». Duro il giudizio di Michele Rizzi, già candidato alla presidenza della regione nel 2010 per Alternativa Comunista: «Vendola e il centrosinista danno una mazzata senza precedenti ai lavoratori pugliesi con l'aumento Irpef. Alternativa comunista chiede che Vendola stracci l'accordo con Don Verzè che regala alla sanità privata ben 60 milioni di euro». Infine Michelangelo Acclavio, segretario cittadino di Sinistra e Libertà, il partito di Nichi Vendola, da noi raggiunto telefonicamente, non commenta la questione perché delicata e facilmente strumentalizzabile.
La Regione, nella persona dell'assessore al Bilancio Pelillo, si difende, spiegando che l'aumento è stato reso inevitabile da errori commessi dal Governo centrale nel calcolo Irap (Imposta regionale attività produttive). Ma cerchiamo di capire cosa è successo.
Perché aumenta l'addizionale
L'aumento dell'Irpef si è reso necessario per coprire un "buco" di circa 93,6 milioni di euro nel bilancio della sanità. Il disavanzo, cioè quella parte di spesa che supera le iniziali previsioni e che quindi non era stata coperta con appositi stanziamenti, relativo al 2010 per tutta la sanità pugliese, ammonta a circa 335 milioni di euro che, per il 2011, sarebbero dovuti essere totalmente coperti dall'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive). Il problema è nato quando le entrate Irap si sono mostrate inferiori di circa 93,6 milioni rispetto a quelle previste. Quindi per correre ai ripari e coprire il disavanzo totale, la Regione ha deciso di aumentare l'Irpef. Come prevedibile nessuno vuole assumersi la paternità di questo aumento: la Regione dice di essersi trovata costretta ad aumentare l'Irpef a causa dell'errore che il Governo ha fatto nel calcolo Irap, mentre da Roma fanno sapere che il problema non è dipeso da loro. Unica cosa certa è l'aumento.
Chi viene colpito dall'aumento e quanto dovrà pagare in più
Risultano esenti i redditi inferiori agli 8.000 euro, mentre l'aumento sarà dello 0,3% per quelli sino a 28.000 euro e dello 0,5% per quelli oltre i 28.000 euro annui. Questo significa che, per esempio, una persona che guadagna 15.000 euro pagherà circa 45 euro in più all'anno. Sopratutto in seguito a questi aumenti fa discutere il finanziamento di 60 milioni di euro che la Regione si appresta a dare all'Istituto San Raffaele di Don Verzè (molto amico di Berlusconi e a capo di un – molto indebitato – impero che opera nel campo della sanità privata) e il mancato destino di un "tesoretto" di 30 milioni di euro, proveniente da un avanzo di amministrazione, a parziale copertura del disavanzo sanitario. Il totale delle due voci è di 90 milioni, e quindi non ci sarebbe più bisogno di tassare ulteriormente i pugliesi, ma l'assessore Pelillo ha già spiegato che i 30 milioni servono a far fronte a "emergenze gravi" non più procrastinabili, mentre i 60 di Don Verzè sono a bilancio nel 2010, quindi non si possono rimettere in discussione.
I commenti
Il provvedimento non fa discutere solo la politica regionale: anche a Barletta non sono mancate le critiche e i commenti. Sulla questione è intervenuto il consigliere regionale del Pdl Giovanni Alfarano: «La cosa non ci sorprende affatto e rispecchia l'attitudine della maggioranza a fare una politica all'insegna di sprechi e sperperi, senza occuparsi della spesa che è ormai fuori controllo» e poi, sui 60 milioni dati dalla regione all'istituto san Raffaele dice «quei soldi vanno investiti nella sanità pubblica. La maggioranza sa solo tartassare i cittadini con nuove tasse». Più cauto l'intervento del consigliere regionale Pd Ruggiero Mennea, secondo cui «I pugliesi non possono pagare un centesimo in più. Se c'è stato un errore da parte del ministero dell'Economia è giusto che sia Tremonti a rispondere non facendo scontare il peso dei propri errori ai pugliesi». Poi, sui finanziamenti a Don Verzè continua «chiedo di verificare la possibilità di trasformare l'impegno di 60 milioni di euro per la costruzione dell'ospedale san Raffaele in un mutuo o in un'altra forma di indebitamento». Duro il giudizio di Michele Rizzi, già candidato alla presidenza della regione nel 2010 per Alternativa Comunista: «Vendola e il centrosinista danno una mazzata senza precedenti ai lavoratori pugliesi con l'aumento Irpef. Alternativa comunista chiede che Vendola stracci l'accordo con Don Verzè che regala alla sanità privata ben 60 milioni di euro». Infine Michelangelo Acclavio, segretario cittadino di Sinistra e Libertà, il partito di Nichi Vendola, da noi raggiunto telefonicamente, non commenta la questione perché delicata e facilmente strumentalizzabile.