La città
Attenti a quei due, Eurostar '9350' e '9359'
Gli appelli per ripristinare i treni rimangono inascoltati. Basterebbe qualche minuto in più per la fermata a Barletta
Barletta - martedì 15 febbraio 2011
Di primo acchito sia ha l'impressione che siano entrambi, ricercati dalle forze dell'ordine, per poi scoprire che sono due treni, tanto per intenderci, che si fermavano nella Stazione della Città di Barletta, prima che divenisse capoluogo assieme a Trani e Andria della sesta provincia pugliese e, dopo un travaglio durato circa 70 anni perché l'unica cosa bella, ancora mancante al Sud, è l'eternità dei tempi di attuazione di ogni qualsivoglia pragmatismo. Ma all'eternità, targata Mezzogiorno, si aggiunge la caratteristica, rinveniente da un dna antropomorfo con caratteri morfologici simili a quello della scimmia ossia della bertuccia, sempre in vena di fare dispetti all'uomo e, in assenza di questo, c'è la supplenza dell'arroganza gratuita di uno strapotere, lascito ereditario di vizi privati. Tanto è vero che gli appelli per la fermata di questa coppia di treni rivolti sia ai vari ministri e ministeri nonché alle Ferrovie dello Stato sono rimasti, more solito, inascoltati, in particolare modo, quelli inoltrati dal Comitato per Barletta Provincia, ossequiosi della via gerarchica da rispettare ma certamente detestati dai destinatari, non tutti s'intende, che, purtroppo, chinavano il capo in omaggio all'italico "tengo famiglia" e gli unici, a non permetterselo, erano i divorziati. Il collegamento per Roma, e nessuno vorrà contestarlo, è di primaria importanza, a motivo che è, oltre ad essere, il centro della cristianità e anche quello della civiltà in termini umani e intellettuali, che gridano vendetta.
E' notorio che vi è stato un allungamento della vita, tanto da pensare, in sede europea, di protrarre la vita lavorativa a 67 anni, mentre i legislatori italiani sono dell'idea di porre lo stop a 70 anni, e per costoro recarsi nella capitale d'Italia comporta ora disagi non indifferenti. Ne discende che quel ritornello "del vecchietto dove lo metto", potrebbe arricchirsi del "sul posto di lavoro", dando così metaforici ceffoni a milioni di giovani disoccupati. Tornando ai treni che non fermano nella stazione di Barletta, anche se piccolo nodo ferroviario perché convive con la Bari-Nord, è, a motivo della sua collocazione geografica, al centro del bacino di un' utenza ferroviaria, costretta a raggiungere Bari o Foggia e a fermarsi a Foggia per utilizzare la coppia dei due Eurostar.
Vi sono due anomalie che la dicono lunga sul diniego della sosta a Barletta: la prima, di aver voluto l'istituzione della sesta provincia, certamente, disubbidiendo ai cacicchi di turno che si sono avvicendati lungo un notevole lasso di tempo, trascorso prima che la BAT vedesse la luce; la seconda, perchè l'ultima nata in Puglia e considerata come l'ultima arrivata, ha pagato, secondo un rituale da caserma, una sorta di pedaggio morale, consistito nell'imporre ai disobbedienti la privazione di fruire degli Eurostar, trattandola come una cenerentola o lanciando sibillini messaggi per spegnere ogni velleità, che andasse in tale direzione. E' doveroso sottolineare che il "9350", proveniente da Lecce, nella stazione di Bari effettua 4 minuti di sosta e che a Foggia sosta per 9 minuti, per cui 3 o 4 minuti sarebbero più che sufficienti per raccogliere i viaggiatori a Barletta, considerando che tali convogli si servono dell'apertura e della chiusura automatica, per cui se fosse necessario qualche altro minuto lo si potrebbe recuperare da qualche stazione che ha in eccesso anche un solo minuto. Scomodare un ministro per due coppie di treni, è come volere ritornare alle carrozze ottocentesche,in cui leggiadre figure femminili, tra sospiri e polveroni, sognavano amori romantici e non immaginavano che, nel Duemila, le donne sarebbero state costrette a scendere in piazza per difendere la loro dignità.
E' notorio che vi è stato un allungamento della vita, tanto da pensare, in sede europea, di protrarre la vita lavorativa a 67 anni, mentre i legislatori italiani sono dell'idea di porre lo stop a 70 anni, e per costoro recarsi nella capitale d'Italia comporta ora disagi non indifferenti. Ne discende che quel ritornello "del vecchietto dove lo metto", potrebbe arricchirsi del "sul posto di lavoro", dando così metaforici ceffoni a milioni di giovani disoccupati. Tornando ai treni che non fermano nella stazione di Barletta, anche se piccolo nodo ferroviario perché convive con la Bari-Nord, è, a motivo della sua collocazione geografica, al centro del bacino di un' utenza ferroviaria, costretta a raggiungere Bari o Foggia e a fermarsi a Foggia per utilizzare la coppia dei due Eurostar.
Vi sono due anomalie che la dicono lunga sul diniego della sosta a Barletta: la prima, di aver voluto l'istituzione della sesta provincia, certamente, disubbidiendo ai cacicchi di turno che si sono avvicendati lungo un notevole lasso di tempo, trascorso prima che la BAT vedesse la luce; la seconda, perchè l'ultima nata in Puglia e considerata come l'ultima arrivata, ha pagato, secondo un rituale da caserma, una sorta di pedaggio morale, consistito nell'imporre ai disobbedienti la privazione di fruire degli Eurostar, trattandola come una cenerentola o lanciando sibillini messaggi per spegnere ogni velleità, che andasse in tale direzione. E' doveroso sottolineare che il "9350", proveniente da Lecce, nella stazione di Bari effettua 4 minuti di sosta e che a Foggia sosta per 9 minuti, per cui 3 o 4 minuti sarebbero più che sufficienti per raccogliere i viaggiatori a Barletta, considerando che tali convogli si servono dell'apertura e della chiusura automatica, per cui se fosse necessario qualche altro minuto lo si potrebbe recuperare da qualche stazione che ha in eccesso anche un solo minuto. Scomodare un ministro per due coppie di treni, è come volere ritornare alle carrozze ottocentesche,in cui leggiadre figure femminili, tra sospiri e polveroni, sognavano amori romantici e non immaginavano che, nel Duemila, le donne sarebbero state costrette a scendere in piazza per difendere la loro dignità.