Arenile di Barletta in stato di incuria
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La città

Arenile di Barletta in stato di incuria, «un vero disastro ambientale»

Intervista al geologo Ruggiero Maria Dellisanti: «Le opere di protezione della costa si sono rivelate inutili e dannose»

La salvaguardia della città come bene comune passa anche dal mare, e Barletta dispone di un patrimonio immateriale quasi senza eguali: una lunga e variegata costa di oltre 14 km, dotata di grande bellezza naturalistica ma troppo spesso trascurata e logorata, soprattutto a causa della mano dell'uomo.

La segnalazione arriva dal geologo, prof. Ruggiero Maria Dellisanti, che già in passato dalle pagine virtuali del nostro giornale ha voluto sensibilizzazione l'opinione pubblica sullo stato dell'arenile barlettano e sul problema annoso dell'erosione della costa. "Scempio, devastazione, distruzione, disastro, incuria, superficialità, impreparazione, imperizia, negligenza; come definire la causa della perdita di ettari di soffice arenile e la conseguente perdita economica sulla città a seguito dei lavori di protezione della costa" ci scrive Dellisanti, a cui poniamo alcune domande.
9 fotoArenile di Barletta in stato di incuria
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Cosa è successo nel tratto di costa di Ponente che osserviamo nelle foto?
"Le immagini si riferiscono al tratto del litorale di Ponente posto a circa quattro km dal porto. Non per essere profeta di sventure ma in passato da questa testata avevo evidenziato le conseguenze che si sarebbero prodotte sulla realizzazione delle opere di protezione della costa inutili e dannose che hanno prodotto modifiche alla geologia e morfologia del litorale. Si vedano a tal proposito i seguenti articoli:"Nelle precedenti valutazioni tecniche avevo ampiamente motivato quali conseguenze avrebbe prodotto il progetto di protezione della costa approvato dall'Amministrazione Comunale e pur avendole ampiamente diffuse e non sono stato mai invitato ad un confronto tecnico. Le conseguenze, oggi, sono visibili a tutti".

In che modo si è arrivato a questo stato e come si potrebbe intervenire adesso per salvaguardare la costa?
"Queste immagini non hanno bisogno di commenti, lo scempio e il degrado parlano da soli, a questo punto mi chiedo come cittadino e come geologo chi ci ridarà l'originario arenile? Si troverà mai un responsabile del disastro ambientale? Chi ha tratto o trarrà beneficio dalla perdita dell'arenile, atteso che ciò era ampiamente prevedibile?

Allo scempio si aggiungeranno a breve i lavori per il ripascimento a completamento dell'iniziale progetto, affidato alla società ARTEC Associati s.r.l., in fase autorizzativa. Il progetto prevede il ripascimento con materiale sabbioso sciolto prelevato da una cava del melfese che mostra, secondo la ditta ARTEC, compatibilità tessiturale e mineralogica con le sabbie esistenti, anche se le sabbie del litorale sono il prodotto di fenomeni erosivi provenienti da un vasto bacino e non di quelle di un'unica area. Le sabbie dovrebbero riempire i vuoti e coprire il materiale lapideo, costituente l'ossatura dell'intervento. Considerando che il moto ondoso, le correnti e l'erosione hanno smantellato in pochi anni l'arginatura a cassoni realizzata appare difficile che le nuove sabbie riportate artificialmente, in mancanza di massi formanti l'ossatura del sistema, possano rimanere sul posto e ripristinare l'originario l'arenile.

Esprimo seri dubbi su come possano cementarsi e restare uniti, in presenza di onde con ampiezze anche di 100 cm, due elementi così diversi quali i blocchi calcarei scomposti e le sabbie sciolte. Anche in questa circostanza, non è difficile prevedere l'epilogo del ripascimento, in pochi anni le sabbie saranno preda delle correnti marine e del moto ondoso finendo e lungo la costa e inevitabilmente nel bacino portuale, il conseguente interrimento produrrebbe ulteriori danni all'economia portuale e alla città, oltre che vanificare l'opera di ripascimento".
  • Ruggiero Maria Dellisanti
  • Erosione della costa
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